2023-03-29
Fuffa nel cv e paracadute del Pd
Tiziano Carradori (iStock)
L’«esperto», che snobbava i rischi dei sieri, sul curriculum si vanta del suo interesse per la farmacovigilanza. Silurato dal governo, è stato subito assunto dall’Ausl Romagna.Nel suo curriculum vitae, Nicola Magrini scrive di avere come obiettivo professionale «la valutazione della entità dei benefici e dei rischi dei farmaci». Eppure, l’ex direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco ha trascurato diverse volte il bene dei cittadini, addirittura calpestandolo. Pubblicando pochi e per nulla credibili report sulla sicurezza dei vaccini anti Covid, o non offrendo agli italiani i monoclonali quando li poteva avere in modo gratuito. Ieri, nuove rivelazioni di Fuori dal coro hanno meglio delineato il ruolo dell’ex dg nella tutela della salute pubblica durante la pandemia. La trasmissione, condotta da Mario Giordano su Rete 4, ha mostrato alcuni messaggi interni all’Aifa. In uno, dell’area vigilanza post marketing e gestione dei segnali, datato 15 marzo 2021, si riportavano i 68 decessi per vaccino segnalati a quella data, ovvero 51 riferiti a Pfizer, 9 a Moderna e 8 ad AstraZeneca. Per quest’ultimo vaccino, veniva indicato che ben quattro morti riconducibili alla somministrazione erano dovute a «motivi tromboembolici o cardiovascolari (età minima 43 anni e massima 62 anni)». Si trattava della metà dei decessi segnalati, per questo l’ufficio apposito dell’Aifa concludeva la email scrivendo: «Alla luce di quanto sopra riportato, appare evidente un eccesso di mortalità cardiovascolare per il vaccino AstraZeneca (a prescindere dai singoli lotti), concentrata nella fascia di età intorno ai 50 anni». Quale avrebbe dovuto essere la reazione dell’allora direttore generale dell’agenzia regolatoria del farmaco davanti a una simile informazione? Fermiamo le somministrazioni con il vaccino anglosvedese, avvisiamo l’azienda produttrice, l’Ema, le istituzioni europee. Invece, tre giorni dopo, il 18 marzo Nicola Magrini così risponde: «Mi sembra tutto molto anzi troppa enfasi a eventi non correlati. Sono solo queste le possibilità? Così si uccide questo vaccino». Avete letto bene, purtroppo. Il dg di Aifa non è preoccupato degli eventi avversi provocati da Astrazeneca, che arrivano a causare la morte dei vaccinati, ma del futuro commerciale di quel farmaco. Se vengono resi noti i pesantissimi rischi, bisognerà escluderlo e questo impensierisce Magrini. Anzi, lo addolora che «si uccida il vaccino», non tanto che le persone crepino. Basta ricordare quello che accadde, in quei giorni. Prima, il 15 marzo 2021, Aifa sospende Astrazeneca in attesa che Ema si pronunci, poi quando il Comitato per i farmaci ad uso umano (Chmp) conferma il rapporto favorevole beneficio/rischio del vaccino antiCovid-19 AstraZeneca, invece di dire «no, alt», qui in Italia troppi decessi sospetti per quel farmaco, il 19 marzo Magrini ne autorizza nuovamente la somministrazione.In quali mani era riposta la salute degli italiani? Con l’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, che pensava solo a vaccinare tutti infischiandosene dell’assistenza domiciliare dei positivi sintomatici, con l’allora dg di Aifa pronto a sacrificare la salute di milioni di persone per non danneggiare il dio vaccino. La sua indifferenza risulta evidente anche in un altro documento mostrato a Fuori dal coro, quando nel gennaio 2021 gli veniva posto il problema degli eventi avversi post vaccino in persone guarite dal Covid. Questione enorme, per le ripercussioni che ebbe su così tanti lavoratori costretti a vaccinarsi pena la sospensione senza stipendio. Magrini rispondeva che simili situazioni «aumenteranno», dopo la seconda dose. Pensava di modificare il protocollo «ma ci vuole tempo e coraggio». Soprattutto il secondo, gli mancò. Risultato fu che anche i guariti continuarono a essere obbligati a concludere il ciclo vaccinale, con aggiunta terza dose. Delle loro reazioni avverse non importava ad Aifa e al ministero della Salute, nemmeno quando si trattava di decessi. Il 26 aprile 2021, nella Rete nazionale di farmacovigilanza (Rnf) vennero riportati 223 casi di morti, ma era precisato che, essendo su segnalazione spontanea, «il limite di tale valutazione ricade nella possibile sottosegnalazione di casi a esito fatale non notificati alla Rnf». Ebbene, l’allora dg Magrini cancella il passaggio. «Sarei dell’idea di togliere», scrive dopo aver depennato quelle righe. Gli italiani non dovevano essere informati che i report sulla sicurezza dei vaccini anti Covid non riportavano la situazione reale. Questo signore, licenziato dall’Aifa poiché la sua carica era legata al sistema dello spoils system, ora dirige l’unità operativa «Qualità e governo clinico», dell’Agenzia sanitaria regionale dell’Emilia Romagna. Cinque domande, per ricoprire quel ruolo dirigenziale, erano arrivate al 15 dicembre scorso. A valutarle c’era anche il dg dell’Ausl Romagna, Tiziano Carradori, componente cda Aifa in rappresentanza dell’Emilia Romagna. Magrini ha ottenuto l’incarico nella Regione, guidata dal dem Stefano Bonaccini, per i prossimi cinque anni, con uno stipendio complessivo da 730.000 euro.Due giorni fa, presentandosi alla stampa locale, il nuovo direttore della Qualità ha promesso «che tra i suoi impegni ci sarà «la verifica degli usi ottimali», dei farmaci «su diverse patologie», perché «a volte la pressione del marketing è più forte e robusta». Sui vaccini, invece no, vero? E che un suo obiettivo sarà di «coordinare la stesura delle raccomandazioni cliniche […] con una metodologia il più possibile basata sulle migliori evidenze». Già, magari come quella seguita quando dirigeva l’Aifa.
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