2020-07-28
Fu abbattuto dai giudici, ma Vignali era pulito
L'ex sindaco di Parma, disarcionato nel 2011 da un'inchiesta su presunti illeciti, viene riabilitato dieci anni dopo dal tribunale. Nel frattempo, però, sulla città emiliana si è abbattuta l'ondata grillina, che si alimentò proprio di quelle indagini finite nel nulla.E adesso chi lo dice ai cittadini di Parma, i quali elessero il primo sindaco grillino d'Italia che quella campagna elettorale era falsata? Che il sindaco sostituito, l'azzurro Pietro Vignali, è stato completamente riabilitato? Che «nei confronti della giustizia Vignali è “intonso"», come ha specificato ieri l'avvocato Benedetta Berselli? Chi convincerà gli italiani che le fortune accumulate sulle disgrazie altrui alla lunga non stanno in piedi? E che bisogna cominciare a riscrivere la storia della stagione che ha condotto al potere il movimento di Beppe Grillo?La notizia di ieri è che Vignali è stato completamente riabilitato. «Non ha più alcun carico pendente come certificato dalla Procura e acquisito agli atti dal tribunale di Bologna», secondo le parole del difensore Berselli. La sua posizione era stata archiviata il mese scorso, al termine di una vicenda giudiziaria che si è trascinata per 10 anni. Vignali, classe 1968, commercialista e revisore legale, aveva cominciato a fare politica da giovane nel Partito popolare italiano e nel Cdu. Quando apparve la ventata di novità di Elvio Ubaldi, si unì all'avventura: un movimento civico senza bandiere di partito orientato verso il centrodestra. Ubaldi fu a Parma quello che Giorgio Guazzaloca sarebbe stato, di lì a qualche mese, per Bologna: coloro che fecero cadere il muro del potere rosso nel cuore dell'Emilia rossa.Vignali fu assessore all'ambiente e alla mobilità nelle giunte di Ubaldi, primo sindaco di Parma eletto nel dopoguerra senza i voti del Pci o dei suoi eredi. Furono anni di grandi successi che portarono la città ducale a diventare un modello in Italia nella gestione del traffico e all'avanguardia sulle questioni ambientali. Sull'onda dei successi, Vignali venne designato da Ubaldi, quando terminarono i suoi due mandati, come candidato sindaco. Il delfino vinse il ballottaggio nella primavera 2007 e continuò il lavoro avviato. Tre anni dopo, i pubblici ministeri di Parma aprirono i primi fascicoli sul suo conto. Tra il 2010 e il 2011 il Comune fu squassato da varie inchieste con ipotesi di reato pesantissime: corruzione, concussione, abuso d'ufficio, spreco di risorse pubbliche, favoritismi.Il 24 giugno 2011 scattarono gli arresti per 11 persone tra dirigenti comunali, vigili urbani, imprenditori. Una folla di parmigiani si radunò in piazza Garibaldi, sotto le mura del municipio, chiedendo le dimissioni del sindaco. Vignali, che già era stato scaricato dal suo mentore Ubaldi, non riuscì a reggere. Era l'estate in cui tutta Italia ballava sotto le oscillazioni dello spread (alla fine di quell'anno Mario Monti sostituì Silvio Berlusconi) e prendeva piede l'ondata giacobina contro il centrodestra. A fine settembre Vignali si dimise. Due anni dopo l'ex sindaco fu posto anche ai domiciliari.La grande svolta si era compiuta. Il primo cittadino fu rimpiazzato dal commissario prefettizio Anna Maria Cancellieri, che meno di un mese dopo fece il salto per approdare al Viminale come ministro dell'Interno nel governo tecnico di Monti. Nel 2012 si tennero le elezioni comunali ed ebbe la strada spianata Federico Pizzarotti che regalò al M5s la prima vittoria in una grande città. All'epoca Beppe Grillo girava da una piazza all'altra gridando i suoi «Vaffa». «Parma sarà come la presa della Bastiglia», tuonò l'ex comico durante la campagna elettorale in un crescendo di comizi forcaioli. Gli argomenti per bastonare il centrodestra glieli diedero i giudici con il sostegno della grande stampa nazionale, decisiva nell'orientare l'opinione pubblica esattamente come lo era stata quasi vent'anni prima allo scoppio di Mani pulite a Milano. «Tutti rubano tutto», erano i titoli dei giornali. I giornaloni eressero Parma a simbolo del presunto malgoverno del centrodestra. I cittadini esasperati lanciarono le monetine davanti al municipio di Vignali proprio come era accaduto davanti all'hotel Raphael di Roma dove alloggiava Bettino Craxi. Lo schema fu analogo: una bufera giudiziaria spalancò le porte a una rivoluzione politica in nome della moralizzazione.Come era capitato a Vignali, anche Pizzarotti fu sconfessato dal leader che l'aveva creato: Grillo infatti l'ha scaricato. E come era successo a Milano ai tempi di Tangentopoli, il magistrato che aveva sollevato il coperchio dal pentolone dei presunti ladrocini costringendo Vignali alle dimissioni attese qualche anno e poi si candidò. Il suo nome è Gerardo Laguardia, capo della Procura emiliana per 9 anni, inquisitore del centrodestra come lo era stato Antonio Di Pietro. Laguardia nel 2017 si candidò con il centrosinistra raccogliendo una piccola manciata di voti: 70. Ma la missione ormai era compiuta.Ora, ecco il colpo di coda giudiziario. Su richiesta dello stesso pubblico ministero, il gip di Parma ha archiviato una delle principali inchieste a carico del Comune, quella per l'assunzione (clientelare, secondo l'accusa) di 18 dirigenti provocando un danno erariale di 3,2 milioni di euro. Tra gli indagati per abuso d'ufficio, assieme a Vignali, erano finiti anche due segretari comunali, il direttore generale, il direttore del personale e un assessore. Dopo 10 anni di indagini, il pm Paola Dal Monte scrive che «gli investigatori sono incorsi in alcuni errori di valutazione», ammettendo che le assunzioni non avevano nulla di irregolare in quanto «il criterio previsto dalla legge per l'assunzione appare del tutto rispettato e non può essere invocata la violazione». Vignali e gli altri indagati sono stati scagionati. E ieri è giunta la riabilitazione.