2020-10-08
«Fratelli tutti» sembra «Utopia» ma San Tommaso Moro scherzava
Martin Luther King (Michael Ochs Archives/Getty Images)
Il documento del Pontefice ricorda il celebre romanzo satirico. Cita soltanto San Francesco, ma celebra Ghandi e Martin Luther King puntando sul cambiamento dei sistemi più che sulla conversione.Ho proprio l'impressione che l'enciclica Fratelli tutti non sia affatto ispirata al pensiero di San Francesco d'Assisi, quanto piuttosto al romanzo «satirico» Utopia di San Tommaso Moro. Rileggendo Utopia sembrerebbe di leggere Fratelli tutti. In Utopia la proprietà privata è abolita, i cittadini non hanno né beni né denaro, usano i beni in comune secondo necessità e tutti i beni son messi in comune, il commercio non è necessario. Il sistema economico è sostanzialmente agricolo dove la terra è bene prezioso in sé, non subordinato all'uso che ne viene fatto dall'uomo. In Utopia vige un principio di eguaglianza totale e assoluta, dove ogni differenza socioeconomica è abolita. In Utopia il numero di figli è prestabilito in modo che la popolazione non cresca e non sfrutti le risorse oltre certi limiti di sviluppo sostenibile e pianificato. In Utopia tutte le religioni sono ammesse, i sacerdoti si occupano di religione ma soprattutto di sociale, anche le donne sono ammesse al sacerdozio. Utopia è pacifista, la pena di morte non esiste. In Utopia il governo è dei magistrati. Ripensando ai valori sottintesi (con evidente satira) da San Tommaso Moro, ho affrontato la dovuta lettura dell'Enciclica con lo spirito critico di chi si trova a dover interpretare utopie proposte come spot pubblicitari. Cinquecento anni dopo la pubblicazione di Utopia (1516) il mondo e la Chiesa son un pochettino cambiati, ma quello che è significativo in questo contesto è che fino a ieri la Chiesa doveva occuparsi solo di coscienze e non di economia e politica, mentre oggi (questa Enciclica ne è esempio) si deve occupare di economia e politica e non tanto solo di coscienze. Ma poiché l'economia non è una scienza, quando viene usata politicamente per ragioni ideologiche, inventa utopie socioeconomiche. Ma se queste utopie sono sponsorizzate dall'Autorità morale e diventano magistero della Chiesa, rischiano di potersi trasformare in «eresie» . Che Fratelli tutti possa rischiare di subire questa sorte mi pare sospettabile. Viene proposta come uno spot pubblicitario con tanto di testimonial che l'hanno ispirata. San Francesco a parte (utilizzato, più che imitato), i testimonial sono prestigiosi personaggi che hanno lottato per i diritti civili contro le oppressioni: Desmun Tutu, Gandhi, Martin Luther King. E son già stati anche utilizzati per spot pubblicitari: ricordiamo gli spot di Telecom dove Gandhi era usato quale comunicatore di pace o gli spot di Fiat Chrysler con Martin Luther King nel sermone di Atlanta. Qui sono scelti quali testimoni di solidarietà, fratellanza, eguaglianza, pace. Devo dire che mi sarei aspettato una scelta di testimonial diversi. Per esempio San Giovanni Paolo II con Sollecitudo Rei Socialis (che profetizza che gli strumenti sarebbero sfuggiti di mano a chi li usava) o Benedetto XVI con Caritas in veritate (che spiega il rischio che gli strumenti assumano autonomia morale). Soprattutto Benedetto XVI, per curare le allucinazioni di chi pensa di migliorare il mondo cambiando gli strumenti quando non funzionano, propone di riflettere sul peccato originale e di pensare di cambiare piuttosto il cuore dell'uomo, con la conversione. Invece ci ritroviamo una suggestiva Enciclica che lascia immaginare soluzioni orientate a cambiamenti utopistici di strumenti (redistribuzione della ricchezza?), strutture (stataliste ?) e modelli (demeritocratici?). Con grande classe e indubbia intelligenza, lo conferma anche Andrea Riccardi sul Corriere di lunedì, riferendosi alla Enciclica: «La terza via del Papa. Tra liberismo e populismo», il quale lascia immaginare un altro cambio di paradigma, stavolta politico (che presuppone un partito?). Ma la terza via era la dottrina sociale della Chiesa di cui si innamorò il grande economista Luigi Einaudi, secondo presidente della Repubblica italiana. Einaudi vide nella dottrina sociale della Chiesa, la terza via tra liberismo e socialismo, perché garantiva la libertà imprenditoriale e la proprietà privata, ma pretendeva anche la solidarietà indispensabile. Ma questa vuole la conversione dei cuori per poter esser applicata. Oggi Riccardi sostituisce il vecchio socialismo con il disprezzato populismo, forse per riproporre un socialismo camuffato cattolico quale nuova terza via? Ma i veri nemici oggi del bene comune non sono liberismo, socialismo o populismo, sono piuttosto il relativismo e il nichilismo. La terza via sta solo nella conversione dei cuori. Non ci vogliono far credere all'inferno, ma ci vogliono far credere a un nuovo partito cattolico fondato su presupposti e programmi di una enciclica più utopistica che realistica? Ma San Tommaso Moro, scrivendo Utopia, scherzava, non diceva sul serio. Diceva sul serio invece San Francesco, per il quale la povertà era solo un mezzo per fare meglio la volontà di Dio (e la sua scelta fu mistica, non sociale o politica). Diceva sul serio quando invitava l'uomo a lodare Iddio, esercitando virtù meritocraticamente, mentre le altre creature son chiamate a farlo secondo il loro ruolo naturale. San Francesco non fu affatto pacifista, ma cercava la pax Christi. Non fu un rivoluzionario, bensì un restauratore della Chiesa di Cristo. Non fu affatto egualitarista, ma predicò l'eguaglianza degli uomini davanti a Dio. Non fu animalista, cantava solo le lodi al Creatore (non cantava alle creature). Non fu pauperista perché per aiutare i poveri bisogna attingere dai ricchi cui insegnare solidarietà. San Francesco sì, era realista e questa enciclica non mi pare proprio così ispirata al suo insegnamento come si vorrebbe far credere.
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