2022-03-29
Franco prende tempo e spera che l’Europa conceda una proroga
Alle Commissioni Finanze il ministro non svela come il Tesoro uscirà da Mps né chi metterà i soldi dell’aumento di capitale.Nella migliore delle ipotesi il ministro dell’Economia, Daniele Franco, non intende ancora svelare le carte su come il Tesoro riuscirà a scendere dal Monte dei Paschi né su chi metterà i soldi dell’ennesimo aumento di capitale. Nella peggiore delle ipotesi - ma purtroppo la più realistica - Franco non ha la più pallida idea di come andrà a finire la «storia italiana» (come recitava un vecchio spot pubblicitario) di Mps. Di certo, chi si aspettava novità dall’audizione tenuta ieri dal ministro presso le Commissioni riunite Finanze di Camera e Senato è rimasto assai deluso. Nessuna tempistica chiara per la dismissione delle quote pubbliche, si spera solo che la proroga concessa da Bruxelles sia «congrua», ovvero lunga. Nella trattativa con la Commissione Ue, «l’obiettivo del Mef è conseguire una congrua proroga, funzionale a consentire la realizzazione dell’aumento di capitale e, nel medio periodo, la piena realizzazione di altre iniziative di ristrutturazione e incremento dell’efficienza necessarie a riportare il Monte a livelli di redditività stabilmente più elevati che agevoleranno la successiva cessione della partecipazione», ha solo detto Franco ieri. Sottolineando che «il mantenimento del controllo dello Stato su Mps senza limiti di tempo non è uno scenario ipotizzabile» e che «è ragionevole attendersi che solo dopo la realizzazione dell’aumento di capitale e delle iniziative di ristrutturazione si creeranno le condizioni più favorevoli per procedere alla privatizzazione». Sull’entità della ricapitalizzazione, il ministro ha poi detto che i 2,5 miliardi stimati nel piano industriale del 2021 «sono ancora adeguati». Ma il nuovo piano in corso di revisione, «riesaminerà la situazione alla luce di tutti gli sviluppi più recenti della nostra economia e del quadro internazionale». Sarà comunque importante «che la banca non venga spezzettata, vi possono essere degli interventi selettivi, ma è importante che la banca resti nel suo complesso solida». Sollecitato, infine, a rispondere sui rapporti tra politica e banche (e anche sul caso di uno dei suoi predecessori Pier Carlo Padoan, poi diventato presidente di Unicredit, Franco ha detto che «sulla questione delle porte girevoli non so che dire, ognuno ha la sua posizione personale, eviterò io medesimo di muovere in quella direzione». Intanto il Monte non ha raggiunto alla fine dello scorso anno tutti gli impegni fissati nel piano di ristrutturazione 2017-2021 messo a punto d’intesa con la Commissione Europea per il via libera all’ingresso dello Stato nell’azionariato, con la ricapitalizzazione precauzionale da 5,4 miliardi del 2017. Dei 24 obiettivi (i «committment») è stato mancato quello forse più ambizioso, la riduzione del rapporto tra costi e ricavi. E la struttura del ministero di via XX settembre lo sapeva già da due anni. Glielo aveva scritto in una lettera inviata il 1° aprile 2020 a nome del vecchio cda, l’ex ad Marco Morelli e rivelata ieri dall’agenzia Radiocor. Morelli si rivolge al direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, e al suo vice, responsabile delle banche al Tesoro, il dirigente generale Stefano Cappiello. Mps - spiegava nella missiva - ha saputo fare i compiti a casa in questi anni raggiungendo in anticipo molti degli impegni fissati e riconquistando quote di mercato. Con lo scoppio della pandemia di Covid, tuttavia, già si profilava un’ulteriore contrazione dei ricavi «rendendo di fatto impossibile pianificare azioni di ulteriore taglio dei costi per il 2021». Un taglio dei costi di altri 100 milioni realizzato da Mps nel 2020 avrebbe significato riduzioni del personale che «non sono al momento sostenibili», scriveva Morelli nella lettera al Tesoro, «in quanto potrebbero mettere ulteriormente a rischio il già compromesso valore della banca, con possibile accentuazione della riduzione dei ricavi, vanificando i positivi risultati acquisiti dal gruppo nel triennio 2017-2019».