2024-10-04
Mazzette per i lampioni, in manette il sindaco delle «fritture» di De Luca
Franco Alfieri, presidente della Provincia di Salerno, è finito in carcere ieri con l’accusa di corruzione. Per i pm la sorella avrebbe ottenuto un subappalto sull’ampliamento dell’illuminazione pubblica.Franco Alfieri, il sindaco dem e presidente della Provincia di Salerno che avrebbe illuminato, col trucco, le strade di Capaccio Paestum, da ieri mattina è in carcere con l’accusa di corruzione e turbata libertà degli incanti. Per sua sorella Elvira, invece, il gip del Tribunale di Salerno Valeria Campanile ha disposto gli arresti domiciliari nell’ambito di una inchiesta della Procura che vede indagate altre quattro persone: Vittorio De Rosa e Alfonso D’Auria, rispettivamente legale rappresentante e procuratore speciale dell’azienda Dervit Spa; Andrea Campanile, dipendente del Comune e «messaggero» delle direttive impartite dall’impresa, e Carmine Greco, componente dello staff del sindaco e responsabile tecnico del Comune. Anche per loro sono stati disposti gli arresti domiciliari. Sequestrate agli indagati somme per oltre mezzo milione di euro. Alfieri è noto per una battutaccia di Vincenzo De Luca (del quale un tempo è stato capo della segreteria politica), che lo elogiò pubblicamente come maestro dell’arte della clientela in occasione del referendum costituzionale che costò il posto da premier a Matteo Renzi: «Franco, portali a votare, offri una frittura di pesce, fai quel che vuoi, ma porta voti». E chi meglio di Alfieri sapeva come fare? Eletto con percentuali bulgare, l’87,3 per cento, il sindaco, stando all’inchiesta, ha dimostrato di saper maneggiare il consenso (e non solo) come pochi. Ha poi guidato i sindaci della sua zona in piazza, a Roma, per chiedere al governo lo sblocco dei fondi di Coesione e sviluppo, nel giorno in cui De Luca apostrofò come «stronza» Giorgia Meloni. La vicenda che l’ha portato in carcere appare spicciola: da un lato, l’ampliamento e l’efficientamento energetico dell’illuminazione comunale (per oltre 2 milioni di euro), dall’altro, la Dervit spa che si sarebbe occupata anche di redigere gli atti delle gare. Una procedura «normale» a Capaccio Paestum, dove pare che tutto fosse già deciso prima ancora che si aprissero ufficialmente le buste. Alfieri avrebbe scelto con cura non solo le strade da illuminare, ma anche chi avrebbe dovuto farlo. L’accusa è chiara: collusioni, turbative d’asta, un copione in cui i protagonisti, Alfieri in testa, avrebbero fatto di tutto per garantire alla Dervit Spa l’aggiudicazione dei lavori. E sono emersi accordi sottobanco, con tanto di «professionisti esterni» chiamati a firmare atti già confezionati in casa Dervit. Perché a Capaccio Paestum non si bada certo alla forma. Qui se i soldi non li incassa direttamente il Comune che importa? In una telefonata Alfieri dice al suo uomo di fiducia di informarsi sulla possibilità di ampliamento di variante fino al 50 per cento dell’importo contrattuale per una rotatoria stradale, cosicché, poi, «piglia i soldi e mi paga». Così sembra dire il sindaco, ma gli investigatori non ne sono certi. E nell’ordinanza il gip lo sottolinea. L’importante, però, è che ci sia sempre qualcuno disposto a firmare. Il responsabile tecnico del Comune di Capaccio, Carmine Greco, «operando sempre su mandato del sindaco Alfieri» aveva conferito un incarico a un professionista esterno, per un compenso da 70.000 euro poi non corrisposto, affinché firmasse la documentazione che era stata materialmente redatta dalla Dervit. Mentre in un’altra procedura era stato lo stesso Greco a firmare i documenti predisposti dalla società. Sempre il dipendente del Comune si era adoperato per invitare alle gare «ditte non aventi i requisiti» per aggiudicarsi gli appalti. In modo da blindare l’assegnazione alla Dervit. E non basta la solita dichiarazione di fiducia del Partito democratico che, per inciso, ha immediatamente sospeso Alfieri dall’anagrafe degli iscritti, a spegnere le fiamme dell’inchiesta. Procedure negoziate, aziende amiche invitate a partecipare solo per far numero, con una sceneggiatura già scritta fin dall’inizio. Ribassi minimi rispetto all’asta, quel tanto che basta per rispettare le formalità, ma che lasciano sempre la porta aperta a ulteriori «perizie di variante», perché i conti, ufficialmente, alla fine, devono tornare per tutti. E così, dopo mesi di intercettazioni, perquisizioni e documenti sequestrati, gli investigatori hanno tirato le somme: la Dervit Spa ha vinto prima ancora di partecipare. In cambio di questi appalti ottenuti a Capaccio, la Dervit avrebbe concesso alla Alfieri impianti, società legalmente rappresentata da Elvira Alfieri, sorella dell’uomo delle fritture, subappalti di altri lavori. Nello specifico, la Dervit si era aggiudicata un appalto per 1 milione di euro al Comune di Battipaglia (gara non oggetto di inchiesta). E come «corrispettivo per l’ottenimento degli appalti» a Capaccio, avrebbe trasferito questo intervento alla Alfieri Impianti, che avrebbe pure fatto risultare un maggior costo per i materiali forniti. Si parla di oltre 250.000 euro. Il sindaco Alfieri, con la sua consueta abilità nel fare il bello e il cattivo tempo, avrebbe fatto in modo che tutto andasse per il verso giusto. E per rendere le cose ancora più limpide ha pure dichiarato alla Regione che il Comune gestiva in house l’impianto di illuminazione, quando invece era gestito da un’associazione temporanea di imprese. Seguì comunque una sospensione del finanziamento regionale e il Comune, su impulso del primo cittadino, per garantire alla Dervit la regolarità dei pagamenti, avrebbe approvato una perizia di variante, del valore netto di 160.000 euro. E chi avrebbe messo a posto le carte? La Dervit. E sono scattati gli arresti.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.