2024-01-25
Macron asfaltato dai trattori e inguaiato dal fedele Camfin, vero nemico degli agricoltori
I morti in Francia sono 2: altri blocchi, pure Parigi è a rischio. Rinfacciata al presidente la vicinanza all’ex Wwf. Un centinaio di coltivatori riunito davanti all’Europarlamento.Il movimento dei protesta degli agricoltori francesi non si ferma. Al contrario, dopo la morte di Alexandra Sonac e di sua figlia dodicenne, a causa di un’auto pirata piombata su un posto di blocco degli agricoltori ha esasperato ancora di più gli animi. Ieri quindi si sono moltiplicate le manifestazioni e i blocchi stradali un po’ in tutto il Paese. Il baricentro di tutta questa protesta sembra essere localizzato nel Sud Ovest della Francia, in particolare a Pamiers, la cittadina dove, nelle primissime ore del mattino di martedì sono morte madre e figlia. Per ora, la regione di Parigi, l’Ile-de-France, sembra essere relativamente esente da agitazioni anche se ieri un agricoltore solitario ha tentato di raggiungere gli Champs Elysées con il suo trattore. Come riportato dall’agenzia di stampa Cl Press, l’uomo è stato scortato dalla polizia fuori dalla capitale transalpina. Il tentativo di entrare a Parigi di questo agricoltore solitario però sembrava un «cigno nero» per il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro Gabriel Attal. Questo perché, l’arrivo dei trattori nella Ville Lumière non è assolutamente da escludere. Lo ha confermato Arnaud Rousseau, numero uno della Fnsea, il principale sindacato agricolo d’Oltralpe. Intervenendo su France 2, Rousseau ha detto che l’arrivo dei manifestanti a Parigi «a questo punto non è un'opzione. Ma ancora una volta non escludiamo alcuna opzione». Il leader sindacale ha lasciato chiaramente intendere che «le cose potrebbero cambiare perché se le richieste del mondo agricolo non fossero ascoltate dal governo, i manifestanti potrebbero intravedere una forma di disprezzo». Rousseau ha anche sottolineato la gravità della situazione. «In questa fase», ha detto il leader della Fnsea, «ciò che conta è occupare terreno per dimostrare che la rabbia è ovunque in Francia e per ottenere risposte». L’attesa nei confronti delle decisioni dell’Eliseo e di Palazzo Matignon (il Palazzo Chigi francese, ndr) è dunque molto forte e nelle stanze dei palazzi della politica parigina la tensione è palpabile.La prova è arrivata anche dalla portavoce dell’esecutivo, Prisca Thevenot, che nella conferenza stampa che ha seguito il Consiglio dei ministri di ieri, non ha usato parole casuali. «Questa nazione agricola ci lancia un appello», ha detto la portavoce governativa, «lo abbiamo sentito e continueremo a rispondere ad esso». Poi ha annunciato che, per cercare di rispondere alla rabbia degli agricoltori, il primo ministro Gabriel Attal «scenderà rapidamente in campo». Per Attal e Macron la situazione non è semplice anche per il fatto che, negli ultimi anni, il presidente francese si è circondato di personalità detestate dal mondo agricolo. Il primo fra tutti è Pascal Camfin, già direttore del Wwf Francia, poi deputato ecologista passato in seguito tra le file macroniste al parlamento europeo che, agli occhi degli agricoltori, incarna il simbolo della tecnocrazia di Bruxelles lontana anni luce dai campi coltivati e dagli allevamenti. Questo perché Camfin è stata una delle menti del «patto verde» o «Green deal», pacchetto di norme ambientali partoriti dalla commissione ambiente del Parlamento europeo, quando il politico francese ne era a capo. In molti posti di blocco dei trattori, l’eurodeputato di Renaissance viene presentato come uno spaventapasseri e simbolo di quegli standard europei che hanno rovinato la vita a migliaia di agricoltori dei Paesi Ue. Camfin rischia di penalizzare fortemente la campagna che le forze macroniste condurranno per le elezioni europee del prossimo giugno. Sempre in tema di elezioni Ue, ieri Macron ha ricevuto un’altra pessima notizia. Secondo il settimanale Marianne, l’attivista pro-caccia Thierry Coste, uomo vicino al leader dei cacciatori Willy Schraen, ha dichiarato di non sostenere più la lista «Alleanza rurale» lanciata in vista delle elezioni europee. Coste era uno dei fondatori di questo micro partito che, nelle intenzioni di Macron, avrebbe dovuto drenare voti al Rassemblement National (Rn) di Marine Le Pen e Jordan Bardella che vola nelle previsioni di voto. Nel frattempo il capogruppo dei Républicains (Lr) al parlamento Ue François-Xavier Bellamy e la negoziatrice della Politica Agricola Comune, Anne Sanders, hanno denunciato su Le Figaro «la responsabilità schiacciante della Commissione europea nei problemi che hanno gli agricoltori». Parlando ancora di sondaggi, ieri Le Figaro ha pubblicato i risultati di un’indagine condotta da Odoxa-Backbone Consulting che ha rivelato come l'89% dei francesi approvi il movimento di protesta degli agricoltori. Peggio ancora (per il presidente francese) il sostegno non viene solo dagli elettori del Rn ma anche dai simpatizzanti dei principali partiti politici con medie che variano dal 87% al 97%. Intanto ieri la protesta, soprattutto degli agricoltori francesi è arrivata fino al Parlamento Ue, dove circa 100 coltivatori si sono riuniti in segno di protesta. C’erano anche manifestanti irlandesi, olandesi e belgi, con i caratteristici giubbotti catarifrangenti, e striscioni con messaggi come «Adesso basta».Tornando alle agitazioni, nell’attesa di eventuali evoluzioni verso Parigi, ieri hanno iniziato e scendere in strada gli agricoltori della Seine-et-Marne, il dipartimento agricolo ad est della capitale francese. Anche in Bretagna, dove è stato bloccato l’asse strategico che collega Saint-Malo e le città di Rennes e Nantes.