
Servono più munizioni e la Francia sta chiedendo un piano europeo per incrementarne la produzione. Non soltanto proiettili, anche missili per difesa aerea. Non soltanto per ricostruire un deterrente, quanto per venderli in un momento in cui tutte le nazioni si armano.
La richiesta è stata avanzata in occasione della riunione dei ministri della Difesa dell’Unione europea, che si è tenuta a Varsavia nei giorni 2 e 3 aprile, dal ministro delle Forze armate francese, Sébastien Lecornu, che insieme con il collega danese, Troels Lund Poulsen, ha voluto chiedere alla Commissione europea di accelerare il dispiegamento e aumentare il budget della costellazione satellitare europea Iris², quella che entro il 2030 fornirà comunicazioni protette in ambito dell’Unione. E i cui ritardi hanno spinto l’Italia a considerare come alternativa la costellazione Starlink di Elon Musk.
Il nome Iris è l’acronimo di «Infrastruttura per la resilienza, l’interconnettività e la sicurezza via satellite» e nei programmi dell’Unione prevede la messa in orbita di 290 satelliti per coprire tutto il pianeta e funzionare anche in caso di blocco delle reti di comunicazione tradizionali.
All’incontro, Lecornu ha voluto riaffermare che i politici europei dei 27 Paesi devono adottare misure concrete per rafforzare l’industria della Difesa continentale. «Dobbiamo smetterla con i grandi discorsi e con i pacchetti miliardari, abbiamo bisogno di soluzioni a volte forse modeste ma molto efficaci» ha dichiarato, spiegando che «l’atto dell’Unione a sostegno della produzione di munizioni varato due anni fa ha funzionato, quindi è necessario attuarne una nuova versione il più presto possibile». Si riferiva al fatto che, nel 2023, la Commissione europea aveva stanziato 500 milioni di euro attraverso il programma per incrementare la produzione di munizioni, e ora si prevede che, entro la fine del 2025, nell’Unione siano prodotti due milioni di proiettili per artiglieria, laddove la capacità annua stimata prima del provvedimento era di 230.000 unità. L’idea è varare un vero e proprio programma produttivo che dovrebbe coprire sia le munizioni semplici, sia quelle complesse, comprese appunto le armi per difesa aerea. Gli aiuti dell’Ue potrebbero quindi servire in uno scenario nel quale il produttore di missili Mbda (multinazionale formata da Regno Unito, Francia e Italia), avvii una produzione su licenza nei Paesi europei, integrando i finanziamenti comunitari con gli acquisti del Paese ospitante.
Quanto ai satelliti Iris², la Francia ha il sostegno di altri membri dell’Ue, per ora non resi noti, per chiedere alla Commissione di accelerare nell’attuazione del programma satellitare «sovrano». Il progetto è fondamentale per l’autonomia strategica europea e sta procedendo, ma dalle parole di Lecornu esso presenterebbe «enormi sfide in termini di tempi d’esecuzione». Ma il consorzio di aziende scelto per implementare la costellazione satellitare, guidato da Ses (Lussemburgo), Eutelsat (Francia) e Hispasat (Spagna), punta a raggiungere la piena operatività nel 2031, ovvero in ritardo di quattro anni rispetto all’entrata in servizio, inizialmente prevista per il 2027. Su questo argomento Lecornu ha dichiarato: «È una questione sulla quale la Commissione europea deve agire; servono nuovi fondi perché è fondamentale accelerare semplificando l’organizzazione e la governance di Iris²». In altre parole: più soldi ma anche più commesse per le aziende francesi. Lecornu ha anche detto: «Non abbiamo un’altra soluzione e neppure un piano B, quindi la questione è completare la costellazione oppure dipendere da Starlink». Ed è noto quanto ai francesi sia indigesto dipendere da altre nazioni per gli armamenti (ricordiamo il bidone rifilato trent’anni fa a Germania, Regno Unito e Italia per il programma Eurofighter, per fare il Dassault Rafale e, più recentemente, il nascente programma per il caccia di sesta generazione Fcas, preferito al nostro Gcap). Il ministro francese ha ammesso: «Il problema è che l’Ue ha tempi diplomatici troppo lunghi e procedure complesse, quando queste sono opportunità industriali per cooperare tra noi». Il riferimento va anche alla decisione della Danimarca di formalizzare l’acquisto di missili antiaerei a corto raggio Mistral, appunto francesi, annunciato a Parigi qualche giorno fa dal ministro danese, Lund Poulsen, e per nuove batterie di Mbda Samp/T. Ma questa, oltre che per la Francia è una buona notizia per l’Italia, perché parte di questi missili li costruiamo nel nostro Paese.
Lecornu è stato chiaro, dichiarando davanti ai rappresentanti dei 27 Paesi: «Possiamo fare ancora di più insieme ai danesi, spero che il prossimo mese sia possibile fare ulteriori annunci su nuovi appalti, perché le aziende francesi della Difesa hanno molto da offrire».





