2023-12-01
Nella Francia globalista si inventano il sovranismo nelle chat dei cellulari
Entro l’8 dicembre i componenti del governo e gli alti funzionari dei ministeri dovranno disinstallare tutte le applicazioni di messaggistica straniere e sostituirle con altre sviluppate Oltralpe. Il motivo? La sicurezza.I ministri, i sottosegretari e gli alti funzionari ministeriali di Francia dovranno disinstallare «al più tardi l’8 dicembre» le applicazioni: WhatsApp, Signal e Telegram. Al loro posto dovranno installare le applicazioni made in France: Olvid oppure Tchap. L’ordine è arrivato direttamente dal primo ministro Elisabeth Borne ed è contenuto in una circolare datata 22 novembre 2023. Dietro al cambio di applicazioni informatiche c’è anche una ragione politica che rischia di sorprendere i tifosi del super eurofilo e antinazionalista Emmanuel Macron, molto numerosi anche in Italia specie dopo l’entrata in vigore del Trattato del Quirinale. In effetti, nella circolare del primo ministro francese si legge che il governo punta a «fare un passo in avanti verso una maggiore sovranità tecnologica francese». Ma nel documento arrivato da Palazzo Matignon, il Palazzo Chigi parigino, c’è anche altro. Borne ricorda che WhatsApp, Signal e Telegram non sono sicure per questo l’esecutivo transalpino intende «contrastare le minacce derivanti dall’utilizzazione di queste applicazioni». Poi la circolare del primo ministro assume i toni di un manifesto pubblicitario. «La società francese Olvid» si legge nella nota governativa «ha sviluppato una servizio di messaggeria istantanea che garantisce la protezione dei dati dei propri utenti grazie a un elenco dei contatti decentralizzato e a un cifraggio criptato end to end, pur conservando le stesse funzioni delle applicazioni attuali». Verrebbe da pensare che l’applicazione da installare è come altre, ma è francese, quindi è meglio. A tessere le lodi di Olvid ci ha pensato anche Jean-Noel Barrot, il ministro con delega per il digitale che, senza giri di parole, ha detto che l’applicazione in questione «è francese, è stata certificata dall’Ansii e non raccoglie alcun dato personale». L’ente di cui parla Barrot è l’Agenzia delle Sicurezza Informatica transalpina che, come riporta il settimanale Le Point, primo a pubblicare la notizia, ha esaminato il codice sorgente dell’applicazione e effettuato dei test di intrusione per oltre un mese. Olvid è stata sviluppata da una start-up con sede a Parigi che è stata fondata da due vecchi amici esperti in cybersicurezza: Thomas Baignères e Matthieu Finiasz. Sul proprio sito, Olvid si presenta modestamente come «l’app di messaggeria istantanea più sicura al mondo». Il profilo di Tchap, la seconda applicazione che i ministri e gli alti funzionari transalpini dovranno scaricare, è più istituzionale. In primo luogo perché è stata sviluppata direttamente da funzionari d’Oltralpe, tre anni fa. Inoltre viene presentata chiaramente come un’ «applicazione sovrana», «concepita» e «basata in Francia». Come si legge sul sito dell’applicazione «lo Stato ne controlla quindi la struttura e gli sviluppi» che sono «pensati specialmente per rispondere ai bisogni degli agenti della funzione pubblica». Se Tchap è gratuita, Olvid propone quattro tipi di tariffe, due per gli utenti privati e due per i professionisti. Per i primi, una è gratuita e l’altra costa 4,99 euro mensili (acquisto integrato via App Store o Google Play, ndr). Le offerte per i professionisti costano invece 9,90 euro al mese, per ogni singolo utente. Inoltre una delle due, chiamata entreprise, prevede anche un canone annuo di 4.990 euro. Questo tariffario lascia pensare che se l’invito lanciato da Borne venisse raccolto anche da molti privati cittadini o aziende francesi, Olvid potrebbe guadagnare un bel gruzzoletto. Se poi altri pezzi da novanta dello Stato francese scaricassero Olvid sul proprio cellulare o computer e ne parlassero bene, la start-up che l’ha sviluppata otterrebbe una gran bella pubblicità gratuita. Parlando con Le Point, Baignères ha sottolineato che l’applicazione non permette ad un utente di sapere se un suo contatto l’ha scaricata, per questo ha ammesso di non sapere se Emmanuel Macron la utilizzi o meno. Ma il cofondatore della startup parigina non riesce a trattenere l’entusiasmo per un’ipotesi simile. «Sarebbe semplicemente formidabile!» ha esclamato uno dei papà di Olvid aggiungendo che se il presidente francese la utilizzasse l’applicazione, sarebbe «evidentemente la logica continuazione» dell’invito governativo. Chissà che, fra qualche tempo, l’applicazione made in Paris non venga proposta anche alle istituzioni europee. Non bisogna dimenticare infatti che, lo scorso febbraio, il parlamento e la Commissione Ue hanno vietato ai propri funzionari di scaricare TikTok. Ovviamente si tratta solo di un’ipotesi senza fondamento, almeno per ora. Ma non ci sarebbe nulla di sorprendente se si considera la capacità delle autorità transalpine nel difendere i propri interessi nazionali. Al di qua delle Alpi, dovremmo imparare dai nostri vicini.
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