2024-07-17
L’Eliseo accetta le dimissioni di Attal. Nuove aperture all’accordo con Rn
Macron possibilista. Un ministro uscente: «Non si esclude chi ha milioni di preferenze».Non è ancora noto il nome del successore del premier francese Gabriel Attal, ma al di là delle Alpi tira aria di compromesso. Ieri persino il presidente Emmanuel Macron, durante l’ultimo Consiglio dei ministri del governo Attal, ha tirato in ballo la «responsabilità» del suo partito «a mettere sulla tavola una proposta in previsione di una coalizione di maggioranza o di un largo patto legislativo». Lo hanno rivelato vari media d’Oltralpe. L’inquilino dell’Eliseo avrebbe anche detto ai suoi che «bisogna lavorare sull’asse programmatico attorno alla preservazione dei risultati economici acquisiti» ma anche «porre l’accento su una forte risposta istituzionale» e su «misure in favore della giustizia sociale».Nel leggere queste affermazioni si potrebbe pensare che Macron abbia svoltato a destra, magari perché spaventato dall’eventualità di un governo di estrema sinistra pronto a dare la caccia a «ricchi» e «padroni». Ma, forse, si tratta solo di quella tattica politica dell’en même temps che Macron applica da sette anni e che si potrebbe tradurre familiarmente in italiano con: un colpo al cerchio e uno alla botte.A ogni modo, ieri si è avuta l’impressione che certi macronisti porgessero dei ramoscelli d’ulivo al Rassemblement national (Rn) di Marine Le Pen e Jordan Bardella. Prima che le dimissioni del governo venissero accettate, il ministro uscente delegato agli Affari europei, Jean-Noël Barrot, ha scritto che «escludere dalle istanze di funzionamento dell’Assemblea nazionale delle forze politiche che riuniscono milioni di voti condizionerebbe pesantemente la legittimità dell’istituzione». L’ormai ex ministro è andato ancora più nel dettaglio ricordando che «l’articolo 10 del regolamento dell’Assemblea nazionale è chiaro» perché dice che «l’elezione dei vice presidenti, dei questori e dei segretari avviene cercando di riprodurre all’interno dell’ufficio (di presidenza) la configurazione politica dell’Assemblea». Tradotto: è davvero possibile, come pretendono certi macronisti e mezza sinistra, escludere l’Rn e i suoi dalla governance della Camera bassa francese? Difficile, visto che, da solo, il partito della Le Pen può contare su 126 deputati. La formazione politica di Macron, Ensemble, ha 104 onorevoli. Invece La France insoumise (Lfi) di Jean-Luc Mélenchon, che sbraita per ottenere il potere, sebbene sia il partito principale del Nouveau front populaire (Nfp) è rappresentata «solo» da 71 deputati.Le uscite di Macron e Barrot vanno al contrario rispetto alla decisione, presa lunedì durante la prima riunione del gruppo parlamentare di Ensemble con Attal, di non sostenere candidati Rn o Lfi nell’elezione della presidenza dell’Assemblea nazionale. Ma, concretamente, l’elezione del presidente della Camera bassa francese avviene a maggioranza assoluta (289 voti su 577 deputati) per le prime due votazioni mentre, a partire dalla terza, basta una maggioranza relativa. Il voto è segreto. Calcolatrice alla mano sia un candidato macronista, come la presidente uscente e candidata alla sua successione Yaël Braun-Pivet, sia uno di destra o dell’Rn avrebbero bisogno di una parte dei voti di un altro schieramento. In effetti Ensemble e i suoi alleati contano 163 scranni, gli ex Républicains (ora Droite républicaine) 66 e l’Rn e i suoi alleati 143. Invece la coalizione di sinistra può contare su 180 parlamentari. L’eventuale elezione di un presidente dell’Assemblea nazionale targato Rn potrebbe anche evitare ai macronisti di vivere una sorta di Vietnam parlamentare. Questo potrebbe essere particolarmente vero se la presidenza della commissione Finanze andasse al Rn, come rivendicato ieri dal partito.Da notare anche che ieri la destra moderata ha bocciato, per voce del deputato Philippe Juvin, l’idea di un presidente della Camera bassa proveniente da Lfi. La stessa Lfi che ha respinto la candidatura al premierato di Laurence Toubiana, sostenuta da Verdi, Comunisti e Socialisti. Il segretario comunista, Fabien Roussel, è arrivato a ipotizzare che «Lfi voglia forse restare all’opposizione». L’elezione della presidenza dell’Assemblea nazionale è prevista per domani. Fino ad allora la situazione politica francese resterà confusa.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)