2023-11-02
Francesco bacchetta i conservatori: «Indietristi, la Chiesa va avanti»
Il direttore del Tg1 Gian Marco Chiocci e Papa Francesco (Ansa/Rai)
Intervistato dal direttore Gian Marco Chiocci, sul conflitto in Terrasanta propone: «Due popoli, due Stati». Sui migranti: «Ue più solidale con l’Italia». «Amo il mare ma non vado dal 1975. Avevo la fidanzata. Maradona o Messi? Pelè».«Ogni guerra è una sconfitta perché ogni schiaffo ne provoca un altro». Papa Francesco ha la testa e il cuore dentro l’incendio del Medio Oriente quando si appresta a rispondere alla prima domanda di Gian Marco Chiocci. La sorpresa per i telespettatori del Tg1, ammiraglia dell’informazione della Rai, è grande. Per la prima volta un Pontefice parla agli italiani da quel pulpito, per la prima volta un direttore di testata del servizio pubblico riesce nello scoop degli scoop. Il Santo Padre è contrito ma ha una ricetta per Israele e Palestina, martoriati dal terrorismo di Hamas: «Se la guerra è una sconfitta, io l’ho sentita come una sconfitta in più. La soluzione più saggia è: due popoli, due Stati».La Chiesa chiede il ritorno agli accordi di Oslo ma il fuoco distruttore non si spegne. Citando Winston Churchill, il Papa torna sull’«ora più buia», quella della guerra. «Quando non si riesce a riflettere con chiarezza significa che l’ora è buia. Dal 1945 ad oggi i conflitti non si sono fermati. E il problema più grave sono le industrie delle armi. Il mondo è in guerra ma dietro c’è l’industria delle armi. Chiamo tutti i giorni a Gaza padre Yussuf, il vice parroco egiziano, per conoscere il destino delle 563 persone che abbiamo nella parrocchia. Sono quasi tutti cristiani, più qualche musulmano e bambini ammalati dei quali si prendono cura le suore di Madre Teresa. In parrocchia ci rispettano, grazie a Dio».Va in onda un’intervista a cuore aperto. Jorge Bergoglio parla dei conflitti (anche quello ucraino), dell’antisemitismo, dell’immigrazione massiccia, dell’Europa pigra, ma anche della Chiesa che diventa sempre più donna, del celibato dei sacerdoti, dei conservatori in tonaca definiti «indietristi». Sottolinea: «Non mi sento un Papa di sinistra perché destra e sinistra sono qualifiche non reali. A Paolo VI ne hanno dette di tutti i colori perché era un innovatore, ma non aveva niente di comunista». Scende anche nel privato, con qualche sorprendente rivelazione: «Sono andato al mare l’ultima volta nel 1975 anche se mi piace tanto»; «Prima di prendere i voti avevo una fidanzata che lavorava nel cinema».Ma è la guerra ad appesantire la sua veste bianca. «Non fa più notizia ma non dobbiamo abituarci. Temo un’escalation, sarebbe la fine di tante cose. Il momento più duro del mio pontificato è stato all’inizio, con lo scoppio delle ostilità in Siria. Non sapevo cosa fare, allora ho organizzato la preghiera in piazza San Pietro: pregavano cristiani e musulmani, arrivati con il loro tappeto». Il pontefice sottolinea il pericolo dell’antisemitismo («C’è, è nascosto, attecchisce fra i giovani. Il messaggio dell’Olocausto, purtroppo, non è passato»), e pone l’attenzione sull’altro fronte, quello ucraino. «Quel popolo oggi è martire, ha avuto le persecuzioni al tempo di Stalin, qualsiasi cosa gli faccia rivivere quel tempo è terribile. Ho ricevuto il presidente Volodymyr Zelensky, ma ci vuole pace. Fermatevi!». Poi fa una rivelazione: «Il secondo giorno della guerra in Ucraina sono andato all’ambasciata russa e ho detto che ero disposto a recarmi da Vladimir Putin se fosse servito a qualcosa. L’ambasciatore ha liberato dei prigionieri per me, anche del battaglione Azov. Ma il dialogo si è fermato lì. Il ministro Sergej Lavrov mi scrisse: “Grazie se vuole venire, ma non è necessario”».Quando il direttore Chiocci lo sollecita sui migranti, Francesco spiega di essere al fianco dell’Italia nel consueto balletto con l’Europa. «Sono cinque i Paesi che soffrono di più: Cipro, Grecia, Malta, Italia e Spagna. L’Europa deve essere solidale con loro, non possono prendere tutti. Ci sono piccoli Paesi vuoti (il grande Nord finto-democratico, ndr) con 10, 15 anziani che hanno bisogno di lavoratori. Ma la politica migratoria dev’essere organizzata bene, chi arriva va integrato. Mi è piaciuto quando Ursula von der Leyen è andata a Lampedusa; significa conoscere, farsi carico di questo».Il Pontefice parla del ruolo delle donne all’interno della Chiesa, ne promuove l’ingresso sempre più strutturale nelle organizzazioni («La Chiesa è donna, è sposa e non è maschio») ma sulle ordinazioni si ferma: «Lì c’è un problema teologico, non amministrativo». Identica prudenza sull’abolizione del celibato dei preti: «Non risolverebbe la crisi delle vocazioni». Conferma l’abbraccio agli omosessuali: «La Chiesa riceve tutte le persone che possono essere battezzate e non si domanda come sono». Teme un regresso dopo il suo pontificato: «La malinconia del passato esiste. È quella degli indietristi, che non accettano che la Chiesa vada avanti. Ma la tradizione non è conservatorismo, è rimanere attaccati alle radici come un albero e crescere».Francesco andrà a Dubai per la Cop 28, è convinto che il futuro del Pianeta sia in pericolo. Si sente in forze, spiega che nell’ultimo ricovero alla clinica Gemelli per la diverticolite «mi hanno aperto la pancia e mi hanno lavato dalle aderenze, mancava solo il sapone. Adesso posso mangiare di tutto». L’ultima domanda di Chiocci è sportiva, il Santo Padre non si sottrae anche se la risposta potrebbe far scatenare un conflitto. Chi è meglio fra Diego Maradona e Leo Messi? Il Papa argentino sorride e innalza un brasiliano: «Un terzo, Pelè. Perché Maradona ha fallito come uomo».