2023-08-26
La foto in galera è il nuovo manifesto di Trump
Il tycoon è stato arrestato e rilasciato su cauzione. Lo sguardo truce e accigliato nell’immagine segnaletica sarà il suo spot elettorale: sfida ai giudici e nessuna resa. Intanto, col consenso che cresce tra gli elettori e nel partito, ha staccato gli altri candidati repubblicani.No. Il senso ultimo della foto segnaletica di Donald Trump non è giudiziario. È politico. Quell’immagine costituisce uno spartiacque nella storia americana. Nessun ex presidente, per di più ricandidato alla Casa Bianca, era mai stato sottoposto a una procedura di questo tipo. Né d’altronde alcun ex presidente era mai stato incriminato. D’ora in avanti quella foto sarà imbracciata tanto dagli avversari di Trump (che lo accuseranno di essere un criminale) quanto dai sostenitori (che lo riterranno vittima di una persecuzione). E i dem già cantano vittoria. «A proposito di niente, credo che oggi sia un grande giorno per effettuare donazioni alla mia campagna», ha twittato Joe Biden, mentre Trump si costituiva. Il che significa che il presidente degli Stati Uniti ha legato il fundraising della propria campagna all’arresto del suo principale avversario politico (incriminato da una procuratrice distrettuale appartenente al Partito democratico). Dal canto suo, il deputato dem, Jamaal Bowman, ha postato su X un video in cui ride mentre guarda la foto segnaletica di Trump, esclamando: «Ti abbiamo preso. E altro deve arrivare. Clown! Delinquente!». E poi c’è chi ancora dice che le incriminazioni dell’ex presidente non avrebbero nulla di politico e che la polarizzazione negli Usa sarebbe meramente colpa dei repubblicani. L’intento della foto segnaletica è quindi chiaro: screditare Trump, delegittimarne le ambizioni politiche e fermare per via giudiziaria l’unico candidato che, tra i repubblicani, è oggi - piaccia o meno - in grado di conquistare la Casa Bianca. Lui stesso ha rilasciato dichiarazioni amare dopo la schedatura. «Non è una sensazione confortevole, soprattutto quando non hai fatto nulla di male», ha affermato in un’intervista a Fox News. Eppure l’eterogenesi dei fini è in agguato. E quella che avrebbe dovuto essere la massima umiliazione per Trump potrebbe in realtà trasformarsi in un’occasione di pieno rilancio politico. L’ex presidente è notoriamente uomo avvezzo alle dinamiche della comunicazione. È proprio a questa abilità, sia in televisione sia sui social, che deve parte della sua ascesa elettorale durante la campagna presidenziale del 2016. Lo scatto della foto, giovedì (ora americana), nella prigione di Atlanta non è stato quindi lasciato al caso. Trump appare torvo e con la fronte aggrottata in segno di sfida, mentre guarda diritto nell’obiettivo. Un’espressione che, sotto certi aspetti, ricorda vagamente quella presente in una sua vecchia card del 2020, in cui compariva anche la scritta, rivolta agli elettori: «Non stanno andando contro di me, stanno andando contro di voi». Eppure in quella foto, che Twitter rimosse ufficialmente per violazione del copyright, Trump, pur nella durezza dell’espressione, accennava a un sorriso. Un sorriso stavolta completamente scomparso. Il messaggio dell’ex presidente oggi è chiaro: la battaglia politica sarà a tutto campo contro chi vuole silenziarlo. Quella foto segnaletica, nata per umiliarlo, è già diventata, in realtà, il suo manifesto politico. Un manifesto che punta a rinverdire lo storico carattere jacksoniano di Trump: la difesa dell’«uomo dimenticato» e della «maggioranza silenziosa» contro l’establishment. Fu nel discorso della vittoria del 2016 che Trump, citando un’espressione di Franklin D. Roosevelt, parlò dell’«uomo dimenticato»: dimenticato dalla globalizzazione e dalle élites di Washington. Sì, Roosevelt era un dem, così come lo era Andrew Jackson. Era invece stato il repubblicano Richard Nixon a presentarsi come il tutore della «maggioranza silenziosa». La macchina elettorale di Trump si è già messa in movimento. L’ex presidente ha postato la foto segnaletica sui suoi canali social, riaprendo di fatto l’account Twitter (ora X), da cui non cinguettava più dal gennaio 2021. Proprio il ritorno sulla piattaforma, che decretò il suo successo nel 2016, porta a pensare che il diretto interessato voglia imprimere una svolta alla sua campagna. Come riferito da The Hill, oltre alla strategia social, l’ex presidente ha anche avviato una raccolta fondi legata al suo arresto di giovedì e sta già vendendo merchandising con la sua foto segnaletica (gadget, adesivi, tazze e magliette). Inoltre, una parte del mondo conservatore sta paragonando la foto segnaletica di Trump a quella del reverendo Martin Luther King a seguito del suo arresto a Birmingham nel 1963. Non è escluso che, nei prossimi giorni, la stessa campagna dell’ex presidente possa far leva su questa analogia. Trump ha ripreso a salire nei sondaggi dopo la prima incriminazione, arrivata a marzo. Secondo la media sondaggistica di Real Clear Politics per le primarie repubblicane, se il 12 marzo Trump era al 43% dei consensi, il 22 agosto era al 55,4%. Non solo. L’ex presidente sopravanza i rivali del Gop di oltre 40 punti, mentre mercoledì - durante il primo dibattito tra i candidati repubblicani - quasi tutti i contendenti si sono impegnati a sostenere Trump, qualora vincesse la nomination e dovesse subire una condanna. Certo: alcuni sondaggi recenti rilevano che l’ex presidente potrebbe registrare un calo di consensi nel caso fosse condannato. Questa è anche una delle ragioni per cui sta cercando di rimandare i processi a dopo le elezioni. Tuttavia molti ritenevano che già le sole incriminazioni lo avrebbero azzoppato. E, come abbiamo visto, le cose sono andate ben diversamente. Gli americani hanno sempre apprezzato il «comeback»: la riscossa del candidato in difficoltà che ce la fa contro tutto e tutti. Non sappiamo come andranno le cose. Ma è proprio su uno storico «comeback» che l’ex presidente sta puntando tutte le sue carte. E i dem sono perfettamente consapevoli di non avere affatto la vittoria in tasca.
(Ansa)
Il ministro Guido Crosetto in occasione dell'82°anniversario della difesa di Roma: «A me interessa che gli aiuti a Gaza possano arrivare, le medicine possano arrivare, la vita normale possa riprendere». Nonostante tutto, Crosetto ha ben chiaro come le due guerre più grandi - quella Ucraina e quella a Gaza - possano cessare rapidamente. «Io penso che la decisione di terminare i due conflitti sia nelle mani di due uomini: Putin e Netanyahu».