2021-12-15
Il guru di Bibbiano si paragona a Tortora e fa la vittima: «Sono perseguitato»
Lo psicologo Claudio Foti, condannato a 4 anni, piange per la carriera «rovinata». Ma non per le famiglie che per l’accusa ha distrutto.Aveva cominciato a lamentarsi un attimo dopo la sentenza. L’11 novembre, nel tribunale di Reggio Emilia che l’aveva appena condannato a 4 anni di reclusione, più due di sospensione dalla professione e cinque d’interdizione dai pubblici uffici, Claudio Foti aveva contestato ai suoi giudici il diritto stesso di giudicarlo: «In quest’aula», aveva detto, «c’è stato uno scontro che non doveva avvenire in un tribunale ma in un’accademia, tra posizioni culturali e teoriche diverse». Così aveva parlato Foti: come se il giudizio per i fatti di Bibbiano che l’ha visto imputato di reati concreti come la frode processuale, le lesioni gravissime e l’abuso d’ufficio, fosse stato un processo medievale, un oltraggio alla scienza. Non per nulla, parlando con i giornalisti fuori dall’aula, a un certo punto lo psicologo aveva accennato a Galileo Galilei. È vero che poi si era schernito di quel confronto, che forse anche a lui era parso ardito; ma subito dopo i suoi difensori si erano sentiti in diritto di paragonare il loro assistito nientemeno che a Enzo Tortora. Da allora, Foti non ha fatto altro che lamentarsi. Con cadenza quasi giornaliera, il fondatore del Centro Hansel e Gretel inanella online messaggi, scritti e video indirizzati ai suoi fan, e tutti intrisi di vittimismo. Foti si dice vittima di «una terribile ingiustizia giudiziaria», parla di «una condanna iniqua, politica e ideologica» che avrebbe «attaccato rovinosamente» la sua «vita personale e professionale». Forse convinto dai suoi legali, lo psicologo si paragona al povero Tortora: la «sofferenza straziante» e lo «stress traumatico» che prova giustificherebbero un concreto rischio di ammalarsi di cancro, come accadde al presentatore. Altrove, Foti scrive che con i suoi avvocati era «convinto che avrei potuto essere senz’altro assolto non solo dal reato di frode processuale, dal quale in effetti sono stato scagionato, ma anche dal concorso esterno in abuso d’ufficio». Il suo Centro Hansel e Gretel viene accusato infatti di avere illecitamente ottenuto «ingenti somme economiche» senza che il Comune di Bibbiano, retto dal sindaco Andrea Carletti, del Pd, avesse indetto la minima gara d’appalto. Il condannato, però, contesta l’assunto: «Ingenti somme economiche? In tre anni d’impegnative trasferte», scrive, «ho incassato la somma complessiva di euro 20.098 lorde (quando si riferisce agli euro, chissà perché, Foti scrive sempre l’aggettivo al femminile, «lorde» - ndr) cioè meno di 7.000 euro lorde all’anno». In realtà la cifra contestata dalla procura di Reggio Emilia a Foti e ai suoi psicologi è di almeno 182.000 euro tra il 2014 e il 2018. E gli inquirenti sottolineano che il prezzo delle sedute di psicoterapia, i 135 euro orari garantiti dal Comune al Centro Hansel e Gretel, era doppio rispetto ai valori di mercato. Non basta, perché i carabinieri hanno scoperto che la giunta Carletti aveva concordato con gli psicologi di Foti che i 135 euro orari sarebbero stati pagati anche se la durata delle sedute con i piccoli pazienti fosse scesa perfino a 45 minuti. Dagli accertamenti è emerso però che nessuna terapia ha mai superato l’ora, mentre «su 115 sedute monitorate la psicologa Nadia Bolognini», che di Foti è la moglie, «ha concluso anticipatamente la sua prestazione in 61 incontri». Nel 53% dei casi, insomma, è scesa sotto i 45 minuti. Malgrado le tante autoriduzioni d’orario, comunque, la terapeuta ha fatturato sempre 135 euro.Foti, però, si lamenta. Soprattutto, contesta la condanna che interpreta non come atto di giustizia (ovviamente parziale, in attesa degli altri due gradi di giudizio) bensì come attacco politico e ideologico contro «la psicoterapia del trauma»: cioè la scuola degli psicologi che, come lui, «ascoltano la sofferenza dei bambini traumatizzati». È una scuola di pensiero che, con tetragona certezza, garantisce che «i bambini non mentano mai» e che gli abusi psicologici, fisici e sessuali siano infinitamente più numerosi di quanto emerga dalle statistiche: in base a questo assunto, però, negli ultimi anni «la psicoterapia del trauma» ha prodotto una lunga serie di accuse di pedofilia e maltrattamenti, costellate di riti satanici e di orrendi sacrifici rituali. In troppi casi quelle accuse hanno giustificato allontanamenti immotivati di bambini e mostruose gogne mediatico-giudiziarie. Oggi tocca a Foti lamentarsi di essere vittima della gogna: si scaglia contro «un teorema accusatorio che rischia di scivolare in persecuzione ideologica e politica». Forse, cinicamente, si potrebbe parlare di legge del contrappasso. Lo psicologo, però, è certo di essere non solo innocente, ma nel giusto. Tanto da contestare la condanna per avere causato gravi lesioni a una paziente adolescente. Chiede: «Può il giudice entrare nel merito di questioni cliniche e scientifiche?». E in scena torna lo spettro di Galileo... Per gli inquirenti, la ragazza sarebbe stata indotta dalle sedute ad accusare ingiustamente di pedofilia il padre e un suo socio: poi, una volta compreso quanto era accaduto, ne avrebbe sofferto disperatamente, tanto da finire preda di stupefacenti. Questo, però, sulla pagina Facebook dello psicologo di Pinerolo non sta scritto.
Roberto Occhiuto (Imagoeconomica)
Il presidente di Generalfinance e docente di Corporate Finance alla Bocconi Maurizio Dallocchio e il vicedirettore de la Verità Giuliano Zulin
Dopo l’intervista di Maurizio Belpietro al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, Zulin ha chiamato sul palco Dallocchio per discutere di quante risorse servono per la transizione energetica e di come la finanza possa effettivamente sostenerla.
Il tema centrale, secondo Dallocchio, è la relazione tra rendimento e impegno ambientale. «Se un green bond ha un rendimento leggermente inferiore a un titolo normale, con un differenziale di circa 5 punti base, è insensato - ha osservato - chi vuole investire nell’ambiente deve essere disposto a un sacrificio più elevato, ma serve chiarezza su dove vengono investiti i soldi». Attualmente i green bond rappresentano circa il 25% delle emissioni, un livello ritenuto ragionevole, ma è necessario collegare in modo trasparente raccolta e utilizzo dei fondi, con progetti misurabili e verificabili.
Dallocchio ha sottolineato anche il ruolo dei regolamenti europei. «L’Europa regolamenta duramente, ma finisce per ridurre la possibilità di azione. La rigidità rischia di scoraggiare le imprese dal quotarsi in borsa, con conseguenze negative sugli investimenti green. Oggi il 70% dei cda delle banche è dedicato alla compliance e questo non va bene». Un altro nodo evidenziato riguarda la concentrazione dei mercati: gli emittenti privati si riducono, mentre grandi attori privati dominano la borsa, rendendo difficile per le imprese italiane ed europee accedere al capitale. Secondo Dallocchio, le aziende dovranno abituarsi a un mercato dove le banche offrono meno credito diretto e più strumenti di trading, seguendo il modello americano.
Infine, il confronto tra politica monetaria europea e americana ha messo in luce contraddizioni: «La Fed dice di non occuparsi di clima, la Bce lo inserisce nei suoi valori, ma non abbiamo visto un reale miglioramento della finanza green in Europa. La sensibilità verso gli investimenti sostenibili resta più personale che istituzionale». Il panel ha così evidenziato come la finanza sostenibile possa sostenere la transizione energetica solo se accompagnata da chiarezza, regole coerenti e attenzione al ritorno degli investimenti, evitando mode o vincoli eccessivi che rischiano di paralizzare il mercato.
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