
Intanto Milano sprofonda tra divieti, bike sharing guasto, scioperi e cortei pacifisti.Grande è la confusione è sotto il cielo, come diceva qualcuno. Ancor peggio se si parla di un cielo grigio e saturo di smog, come quello della Lombardia. Dove, a quanto pare, per i cittadini, tra classifiche horror sulla qualità dell’aria, blocchi generalizzati della circolazione, scioperi generali e cortei pro Palestina, gli ultimi giorni e i prossimi sono quanto di più vicino a un calvario civile si possa immaginare. Questione inquinamento: dopo le polemiche generate dalla classifica del sito svizzero IqAir, che collocava Milano sul podio delle città più inquinate del mondo e che ha fatto andare fuori di senno il sindaco Beppe Sala, sull’argomento è tornato il governatore Attilio Fontana, il quale ha spostato il focus della questione su quello che l’amministrazione regionale può fare e ha fatto per non peggiorare una situazione critica per ragioni geografiche. Fontana ha sottolineato che, negli ultimi 20 anni, le emissioni sono state dimezzate e tutti i parametri sono nettamente migliorati. «L’Europa cerca di contrastare lo smog dando dei parametri all’interno dei quali si possono immettere nell’atmosfera le sostanze. E da quel punto di vista noi siamo sotto a quei parametri stabiliti, quindi noi la nostra parte la stiamo facendo». «Tuttavia», ha aggiunto, «bisogna essere consapevoli che la morfologia della Pianura padana comporta una costante mancanza di vento e dunque rende più difficile il ricircolo dell’aria». «Per questo», ha proseguito Fontana, «esiste una sola strada praticabile: quella di continuare il nostro impegno per l’ammodernamento tecnologico e l’abbattimento dell’inquinamento. Spegnere tutti i riscaldamenti di case e imprese, fermare gli agricoltori, fermare le imprese e fermare i mezzi di trasporto non è praticabile». In questi giorni, però, è intervenuto un robusto blocco dei mezzi privati che, di fatto, ha impedito il traffico privato, poiché da martedì scorso, in tutte le Province lombarde, è entrato in vigore lo stop alla circolazione tutti i giorni nella fascia 7.30-19.30 per tutti i veicoli Euro 0 e 1 di qualsiasi alimentazione e per i veicoli Euro 2, 3 e 4 a gasolio. Il blocco non viene sospeso nemmeno il sabato e la domenica e coinvolge anche i veicoli Euro 4 diesel commerciali anche se con Fap e gli Euro 0 e 1 a Gpl e metano. Misure severe, che si incrociano, però, con altri eventi che rendono quasi impossibile muoversi per i cittadini, come le agitazioni di ieri, dovute allo sciopero indetto da Cgil e Uil per la sicurezza sui luoghi di lavoro, e la doppietta sciopero generale-corteo prevista per domani e sabato dai Cobas, che potrebbe creare disagi ai pendolari lombardi oltre che nuovi disordini nel centro di Milano, come quelli provocati dai centri sociali lo scorso 27 gennaio in occasione di un altro corteo anti Israele. A questo si è aggiunto anche un problema per uno dei servizi di sharing più utilizzati nel capoluogo lombardo e cioè la bicicletta: il servizio Bikemi, in seguito alle segnalazioni di incidenti meccanici da parte di alcuni utenti, ha dovuto dimezzare la disponibilità sia di bici elettriche sia tradizionali, proprio in concomitanza coi blocchi. Per far osservare i quali, in città è stato dispiegato dal Comune un gran numero di vigili urbani. Poche le multe comminate, nel capoluogo regionale e negli altri provinciali interessati dall’ordinanza che vieta alle auto più vecchie di marciare. A Mantova, per esempio, ieri sono stati svolti 19 controlli ai veicoli e comminata una sola contravvenzione da 150 euro. A questo proposito, l’assessore all’Ambiente e al clima della Regione Lombardia, Giorgio Maioni, ha osservato che «le imposizioni vanno gestite facendole comprendere ai cittadini e aiutandoli». «Se arriva un divieto», ha aggiunto, «dall’oggi al domani non viene capito e non abbiamo l’alleanza con i cittadini».
Giorgia Meloni e Sergio Mattarella (Ansa)
Faccia a faccia di mezz’ora. Alla fine il presidente del Consiglio precisa: «Non c’è nessuno scontro». Ma all’interlocutore ha rinnovato il «rammarico» per quanto detto dal suo collaboratore. Del quale adesso auspicherebbe un passo indietro.
Poker a colazione. C’era un solo modo per scoprire chi avesse «sconfinato nel ridicolo» (come da sprezzante comunicato del Quirinale) e Giorgia Meloni è andata a vedere. Aveva buone carte. Di ritorno da Mestre, la premier ha chiesto un appuntamento al presidente della Repubblica ed è salita al Colle alle 12.45 per chiarire - e veder chiarite - le ombre del presunto scontro istituzionale dopo lo scoop della Verità sulle parole dal sen sfuggite al consigliere Francesco Saverio Garofani e mai smentite. Il colloquio con Sergio Mattarella è servito a sancire sostanzialmente due punti fermi: le frasi sconvenienti dell’ex parlamentare dem erano vere e confermate, non esistono frizioni fra Palazzo Chigi e capo dello Stato.
Francesco Saverio Garofani (Imagoeconomica)
Altro che «attacco ridicolo», come aveva scritto il Quirinale. Garofani ammette di aver pronunciato in un luogo pubblico il discorso anti premier. E ora prova a farlo passare come «chiacchiere tra amici».
Sceglie il Corriere della Sera per confermare tutto quanto scritto dalla Verità: Francesco Saverio Garofani, ex parlamentare Pd, consigliere del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, finito nella bufera per alcune considerazioni politiche smaccatamente di parte, tutte in chiave anti Meloni, pronunciate in un ristorante e riportate dalla Verità, non smentisce neanche una virgola di quanto da noi pubblicato.
Intervista con Barbara Agosti, chef di Eggs, la regina delle uova che prepara in ogni modo con immensa creatività






