
Secondo la Procura di Torino, la residenza fittizia in Svizzera negli ultimi anni di vita di Marella Caracciolo, vedova dell’avvocato Gianni Agnelli deceduta nel 2019, «sarebbe stata preordinata», con tanto con tanto di firme «apocrife» dell’ereditiera, da un lato, «sotto il profilo ereditario, a sottrarre la successione della de cuius all’ordinamento italiano» e dall’altro «sotto il profilo fiscale, a evitare l’assoggettamento a tassazione in Italia di ingenti cespiti patrimoniali e di redditi derivanti da tali disponibilità». L’aspetto ereditario, apparentemente, colpisce meno l’immaginario, ma se confermato, potrebbe riscrivere, stravolgendolo, un pezzo fondamentale della storia imprenditoriale del nostro Paese degli ultimi vent’anni. Dal decreto di perquisizione emesso dalla Procura di Torino a carico del presidente di Stellantis John Elkann, dello storico commercialista della famiglia Agnelli e presidente della Juventus Gianluca Ferrero, coe del notaio svizzero Urs Robert von Grünigen, esecutore testamentario e incaricato di amministrare il patrimonio di Marella Caracciolo, nonna materna di John, che è figlio di Margherita Agnelli.
L’inchiesta è scaturita da un esposto di quest’ultima nei confronti dei tre figli, John, Lapo e Ginevra, ma solo l’attuale presidente di Stellantis risulta iscritto sul registro degli indagati, accusato di «Dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici» (una violazione della legge che regola i reati in materia di imposte sui redditi ). Dal decreto di sequestro emerge però un’ipotesi investigativa che, se confermata, potrebbe mettere seriamente il discussione il passaggio dello scettro del comando del gruppo Fiat da Agnelli al nipote Elkann. Secondo i pm del capoluogo piemontese infatti, le firme della Caracciolo su «alcuni documenti di rilievo» come «aggiunte testamentarie e contratti di locazione/comodato degli immobili italiani» della famiglia sono di «natura ragionevolmente apocrifa». La Procura evidenzia anche « l’assenza totale di documenti originali posti alla base della vicenda ereditaria, sin dalla successione del senatore Giovanni(Gianni, ndr)Agnelli», deceduto nel 2004. Ci sarebbero pure «evidenti anomalie, anche di carattere documentale, che hanno interessato l’aggiornamentodella compagine sociale della Dicembre ss («cassaforte» della famiglia Agnelli), avvenuta a distanza di anni e in maniera irregolare». I pm evidenziano come la «declaratoria del giugno 2021 contenente scrittura privata» del 10 maggio 2004, con cui la Caracciolo «avrebbe ceduto ai fratelli Elkann (John, Lapo e Ginevra) la nuda proprietà delle quote della Dicembre», sia un documento, «non autenticato». Insomma, un semplice pezzo di carta, che sarebbe uscito dai cassetti dopo 17 anni dalla firma e dopo circa 2 anni dalla morte di chi lo avrebbe sottoscritto, mentre alcuni documenti della successione avrebbero, sempre secondo la Procura, firme «ragionevolmente» false. Un’ipotesi investigativa che, se confermata, segnerebbe un punto probabilmente vincente nella battaglia per la successione portata avanti da anni da Margherita Agnelli. Con esisti imprevedibili. Ma non finisce qui.
L’esposto della donna nei confronti dei tre figli, sta portando gli inquirenti a scavare sempre più a fondo nelle società offshore intestate ai nipoti dell’avvocato Agnelli, con particolare attenzione nei confronti dell’amministratore delegato di Exor. Da Tortola, la più grande delle Isole Vergini britanniche, al Liechtenstein, passando per le cosiddette Cfc, cioè società estere controllate (controlled foreign companies), che portano nomi esotici e curiosi come la Blue dragons ag e la Dancing tree ag ( che hanno lo stesso indirizzo e anche lo stesso referente, lo svizzero Christian Bolleter).
Il sospetto degli inquirenti è che proprio in queste due società del Liechtenstein si possano annidare altri redditi sfuggiti all’Agenzia delle entrate. Nel luglio 2023 durante un’ispezione antiriciclaggio della Guardia di finanza, viene ad esempio scoperta la Tremaco treuunternehmen reg, family office con sede a Eschen, in Liechtenstein. L’ente, scrivono i magistrati, sarebbe «collegato a mandato fiduciario intestato a John Elkann», e ci si arriva nel corso dell’ispezione nei confronti della P fiduciaria, la cui sede legale, a Torino, è tra i luoghi indicati nel decreto di perquisizione firmato dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pubblici ministeri Mario Bendoni e Giulia Marchetti.
A fine ottobre 2023, lo stesso Elkann presenta «dichiarazioni integrative» con riguardo agli anni di imposta 2019, 2020 e 2021, «da cui emerge, oltre alla disponibilità di beni collocati all’estero, ragionevolmente derivanti dall’eredità di Marella Caracciolo, la presenza di redditi tramite compagnie controllate straniere, tra cui Blue dragons ag e Dancing tree ag». Proprio le due «società anonime» con sede sempre al 91 di Essanestrasse a Eschen (un piccolo comune del principato del Liechtenstein). Indirizzo che corrisponde a quello di Tremaco, il «trust di famiglia Agnelli-Elkann». Sempre lì ha domicilio la Bundeena consulting inc, società costituita il 15 luglio 2004 a Tortola, nelle Isole Vergini britanniche. Nel decreto si parla anche dell’«esistenza di ulteriori beni produttivi di reddito derivanti dalle eredità del senatore Giovanni Agnelli, detenuti da società terze (tra cui Bundeena), collocate in paradisi fiscali, di cui Marella Caracciolo è risultata essere titolare effettiva». I soldi della rendita vitalizia che la moglie dell’Avvocato riceveva dalla figlia (ovvero, poco più di 8 milioni di euro nel 2018, e circa 580 mila l’anno seguente, quando la donna morì, il 23 febbraio) sarebbero arrivati su un conto della Lgt bank ag (Liechtenstein) intestato alla Silkestone invest corp bvl, società offshore delle Isole Vergini britanniche. Cercare nelle banche dati internazionali informazioni su queste società citate nelle nuove carte dell’inchiesta è praticamente impossibile. Si può solo risalire alla data della loro costituzione. Budeena Consulting, ad esempio, risulta costituita il 12 luglio 2004 mentre la Silkestone invest corporation Bv: è stata attivata il 4 gennaio 2000, con conto a Zurigo. Una comunicazione del 2007 confermava che la beneficiaria era la madre di Margherita. I nomi erano comparsi già qualche anno fa quando, nel settembre del 2021, il Corriere della Sera aveva potuto consultare le carte svizzere della causa con Margherita scoprendo una parte della rete di società offshore che facevano già presumere l’esistenza di un patrimonio fin ad allora sconosciuto. Si trattava di documenti depositati in un procedimento penale intentato da Margherita contro Morgan Stanley e archiviato dai giudici di Zurigo, relativi a una ventina di società off-shore in paradisi fiscali come le British Virgin islands. Di quattro, Bundeena consulting, Silver tioga (costituita nell’agosto del 2007), Layton e Silkestone, Marella Caracciolo era indicata come beneficiario economico. Morgan Stanley le attribuiva un patrimonio di 900 milioni di dollari. Altre 15 società, scriveva sempre il Corriere all’epoca, sono ricondotte genericamente a «Members of the Agnelli family». Le date sui beneficial owners sono successive sia alla morte di Gianni Agnelli (2003) sia ai patti madre-figlia (2004). Ai tempi di quell’articolo del 2021 i legali dei fratelli Elkann avevano fatto sapere che la tesi di un «presunto tesoro nascosto era una storia assai vecchia e da tempo conclusa». Le notizie di questi giorni dimostrano il contrario.