2024-10-22
Le finte ciclabili di Sala adesso finiscono sotto inchiesta
Se dovessero processargli un assessore per le finte piste ciclabili di Milano, Beppe Sala già minaccia che non ne costruirà più manco una. Oddio, «costruire» è una parola grossa, perché il sindaco, tutto chiacchiere e calzino arcobaleno, in realtà le ciclabili le dipinge sull’asfalto e chi s’è visto s’è visto.A spingere il primo cittadino di Milano sul possibile Aventino è l’avviso di chiusura indagini della Procura sulla morte di Cristina Scozia, 39 anni, uccisa da una betoniera il 20 aprile dell’anno scorso mentre pedalava in via Francesco Sforza. Su una «ciclabile» senza cordoli e protezioni laterali. A rischiare il processo è l’assessore Marco Granelli, un tempo responsabile della Mobilità e ora della Sicurezza, ma poi in sede civile rischia anche il Comune. Sala non l’ha presa bene e ha messo le mani avanti: «Se dovesse passare l’idea che le piste ciclabili possono essere fatte solo se protette da cordoli, abbiamo finito di fare piste ciclabili». Il sindaco ha poi aggiunto che «Milano è una città con le vie strette e in Europa la maggior parte delle piste ciclabili sono solamente disegnate sull’asfalto […]. Rimango dell’idea che siano gradite a una parte significativa della popolazione e ci terrei a continuare a realizzarle».Nella sua reazione scomposta, l’ex manager si conferma poco avvezzo alle critiche, anche perché spalleggiato da una serie di associazioni di talebani ambientalisti che alla fine sono quasi peggio di lui. A Londra, visto che i ciclisti morivano come mosche, hanno modificato tutto e ora realizzano solo ciclabili protette. Una striscia di vernice, come si fa non solo a Milano, ma anche a Roma e a Torino, è pericolosa perché fa pensare ai cittadini di essere su una ciclabile, mentre sono in mezzo alle auto. Quanti morti, e quante condanne, ci vogliono per capirlo?
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