2022-09-14
Adolfo Urso: «Finita la guerra i rapporti energetici con la Russia non riprenderanno»
Adolfo Urso (Imago economica)
Parla il senatore di Fdi in visita negli Usa: «Mosca utilizza il gas come un’arma: questo per noi è un punto di non ritorno».Presidente del Copasir e inviato negli Stati Uniti di Giorgia Meloni. Adolfo Urso storico, senatore di Fratelli d’Italia, mentre è al secondo giorno di missione a Washington incassa un importante successo che stabilizza il ruolo del comitato parlamentare per la sicurezza. Il decreto Aiuti bis accoglie un emendamento che consente al Copasir di rimanere attivo tra una legislatura e l’altra e proseguire nella attività di vigilanza del governo. Una attività legislativa nata dai lavori dello stesso comitato e sintetizzata nella ultima relazione. Un testo che già trattava in modo più ampio i concetti di sovranità tecnologica ed energetica del Paese. Due elementi alla base del viaggio americano.Senatore, la scorsa settimana è stato a Kiev a garantire il supporto militare dell’Italia e poi direttamente a Washington. Chi ha incontrato?«In agenda abbiamo meeting con i principali think tank, istituti e centro studi geopolitici, i rappresentati delle aziende italiane negli Usa e delle aziende Usa in Italia, il direttivo della Niaf e altri rappresentati della Comunità italiana, esponenti del Congresso, componenti delle commissioni Intelligence, Difesa, Esteri, Bilancio, Salute ed Energia; politologi, analisti e consiglieri di politica estera e Difesa. Cito alcune organizzazioni: American Interprise, Atlantic Council, Heritage, Kranch Institute of diplomaticy, Rand Corporation».E i senatori?«Ho già avuto la possibilità di condividere spunti e presentare il programma di Fratelli d’Italia ai senatori repubblicani che ho incontrato dei comitati Appropriation, Intelligence, Difesa, Energia. Ed altri ne avrò domani». Armi ed energia, di questo avete discusso?«Ho ribadito che se dovessimo vincere le elezioni il nuovo governo manterrà gli impegni internazionali in sostegno dell’Ucraina, nella convinzione che l’Italia possa svolgere un ruolo importante in Europa, nel Mediterraneo e in Africa a tutela dei propri interessi nazionali e delle libertà comuni. Ho ribadito che dovremo essere anello forte della difesa occidentale sia nei confronti della minaccia russa e del terrorismo islamista, sia nei confronti della sfida sistemica della Cina».Pochi mesi fa il Copasir ha avuto modo di recarsi a Washington per condividere dossier di intelligence.«Nel confronto che il Comitato ha svolto con i due organismi omologhi presso i due rami del Congresso degli Stati Uniti, si è avuto modo di confrontarsi sulle modalità con cui le due Commissioni svolgono l’esercizio del controllo parlamentare sulla comunità intelligence degli Usa, sulle prospettive di sviluppo del conflitto in Ucraina, sulle forme di collaborazione in ambito intelligence tra i nostri Paesi e, più in generale, sui temi delle indagini conoscitive in corso. Si è condivisa la necessità di una piena e continuativa collaborazione tra il Copasir e i due organismi, nelle modalità consentite dalla legge, e l’opportunità di un rafforzamento della collaborazione tra i servizi di intelligence del nostro Paese e quelli degli Stati Uniti. È chiaro che su questi aspetti la continuità è fondamentale». All’indomani delle elezioni ci sarà il quinto decreto con relativo invio di armi. Chi lo visterà?«Il Copasir anche grazie alla “riforma” appena approvata. In ogni caso riteniamo che l’invio di armi connesso alle sanzioni tecnologiche stiano impedendo alle forze armate di Vladimir Putin di riorganizzarsi e approvvigionarsi». Se gli ucraini dovessero riprendere il Donbass, a quel punto quale dovrebbe essere la posizione dell’Europa in termini militari (intervenire anche in Crimea?) e geopolitici? Dovrebbero proseguire le sanzioni? «Credo che se la situazione sul campo andasse poi a definirsi in modo più preciso, l’Europa con gli alleati atlantici dovrà intraprendere valutazioni di lungo termine e trovare un punto di caduta nei confronti della Russia».E sul tema energetico?«Sul tema del gas è bene chiarire che la strada intrapresa non dovrà essere modificata. Abbiamo capito che Mosca utilizza il gas come arma e ciò è un punto di non ritorno. L’Europa e l’Italia devono perseguire la propria indipendenza energetica e riportare gli equilibri dentro il perimetro dell’alleanza atlantica. Solo con un piena sovranità si può tutelare uno scacchiere geopolitico che si avvia ad essere sempre più complesso».Lasciare la Russia per altri partner potenzialmente instabili come l’Algeria o l’Azerbaijan non rappresenta lo stesso rischio? Passare dalla padella alla brace...«Bisogna infatti stare attenti a bilanciare i rapporti, diversificare le fonti e al tempo stesso aumentare la capacità interna di produzione. E l’Italia ha molti margini. Sappiamo che anche questo non basterà. Ci vuole necessariamente maggiore attenzione al Mediterraneo».La Libia?«La Libia è esattamente la chiave di volta dell’architettura della sicurezza del Sud Europa e del nostro Paese. Vale sul tema dell’immigrazione e sul tema dell’energia. Estendere l’influenza su Tripoli consentirebbe una stabilità dei flussi di gas che altri player non potrebbero darci e stabilizzerebbe l’intera area».Anche in Libia ci sono i russi. E siamo in concorrenza diretta con i turchi...«Nella visite in programma nelle prossime ore cercherò di porre l’accento sul futuro della Libia e sul ruolo che il nostro Paese dovrebbe ricoprire». Parlerete anche di Sahel con le controparti del Senato?«Necessariamente. Non si può affrontare il nodo del fianco Sud della Nato senza entrare nel dossier del Sahel. Anche lì si intrecciano i temi delle materie prime, del terrorismo e dell’influenza russa e cinese. Problematiche che non possono essere trascurate».