2024-06-19
Ha fatto più danni Conte in tre anni che tutti gli altri in 30
Giuseppe Conte (Imagoeconomica)
Mi auguro che le parole di Bankitalia facciano chiarezza su una delle più grosse balle messe in circolo dal Movimento 5 stelle e dal suo leader Giuseppe Conte. Gli esperti dell’istituto di vigilanza hanno infatti certificato, numeri alla mano, che i benefici per l’economia italiana del famoso Superbonus sono stati di gran lunga inferiori ai costi. Punto.Per noi è sempre stato chiaro che le cose stavano così, ma purtroppo la propaganda grillina a lungo ha insistito sul fatto che gli incentivi a carico dello Stato avevano fatto ripartire l’economia italiana. Balle. Il prodotto interno lordo è risalito perché dopo due anni di Covid il rimbalzo era naturale e il 110% ha dato una spinta, ma nulla di più. In compenso i bonus hanno dato un bel calcio anche ai conti pubblici, mandando il debito alle stelle. Con il risultato che a distanza di tre anni le cose non quadrano e chissà per quanto tempo ancora non torneranno. Un’operazione di cui hanno beneficiato proprietari di castelli, padroni di ville e villette: insomma non proprio gente alla canna del gas, bisognosa di sostegno pubblico. Perché sono importanti i numeri certificati da Bankitalia? Perché ogni volta che si sfiora l’argomento, in tv e sui giornali, i grillini provano a sostenere l’insostenibile e cioè che «regalare» il 110% è stato conveniente per lo Stato. Infatti, raccontano che gli incentivi sono stati una manna dal cielo per il Pil e negano gli effetti collaterali sulla finanza pubblica. Ogni volta sfornano la solita ricerca eseguita per conto dell’Associazione dei costruttori, in cui si dà risalto alla tesi del formidabile incremento del prodotto interno lordo e dell’occupazione del settore. Tesi scontata, perché sarebbe come chiedere all’oste se il suo vino è buono. Che volete possa dire uno studio che strizza l’occhio all’Ance se non che gli incentivi sono stati miracolosi. Ma il problema non è se l’edilizia è ripartita grazie al 110%: ci mancherebbe che ciò non fosse avvenuto. Il tema è se i soldi pubblici, perché di questo si tratta, sono stati ripagati dalle tasse per i nuovi lavori oppure no. In altre parole, se domani lo Stato regalasse macchine elettriche a chiunque ne faccia richiesta, l’operazione con un maggior consumo di elettricità si ripagherebbe oppure no? La risposta, fornita da Bankitalia, è no, senza se e senza ma. Le parole degli esperti dell’istituto di vigilanza sono definitive: «I benefici per il complesso dell’economia in termini di valore aggiunto sono stati più bassi rispetto ai costi sostenuti per le agevolazioni» e la misura «non si ripaga da sola», come racconta Giuseppe Conte, ma «crea ulteriore debito pubblico per le nuove generazioni». Di più: «Il moltiplicatore fiscale» della misura è «stato inferiore all’unità». Non solo: il bonus facciate e il Superbonus hanno comportato una spesa complessiva per lo Stato, cioè per tutti noi, di oltre 170 miliardi nel periodo 2021-2023, ma oltre un quarto di questi soldi, vale a dire circa 45 miliardi, sarebbero stati spesi ugualmente, nel senso che i proprietari di casa avrebbero fatto i lavori a prescindere dai vantaggi garantiti da Conte e compagni. Del resto, basta scorrere l’elenco, pubblicato dal ministero dell’Ambiente, per scoprire chi ha beneficiato dell’incentivo. Alle villette sono andati 11 miliardi, ai castelli più di 1 miliardo e a un solo residence, quello di Marilleva, in Trentino, composto esclusivamente da seconde case in località turistica, circa 40 milioni. E si capisce che se fossero stati indispensabili probabilmente sarebbero stati eseguiti comunque, ma a carico dei proprietari invece che dei conti pubblici. In pratica, si sono donati soldi a chi li aveva, senza alcun reale beneficio per lo Stato. Giova infatti leggere ancora un passaggio della ricerca di Bankitalia, là dove spiega - smontando la narrazione grillina - che le misure messe in campo dal governo Conte hanno contribuito a far crescere di 2,6-3,4 punti il settore delle costruzioni, che però tra il 2020 e il 2023 ha visto aumentare il proprio fatturato del 13,5%. Tradotto in soldoni, i 170 miliardi hanno contribuito, ma in minima parte, e la spesa non è valsa il risultato.Che altro c’è da dire? Che in un Paese normale Giuseppe Conte verrebbe messo al bando, additato per quel che è, ovvero un dissipatore di risorse pubbliche. In soli tre anni ha fatto più danni lui all’economia del Paese (ricordate gli inutili lockdown?) dei governi dell’ultimo trentennio.
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)