True
2019-08-22
Finanza e imprese anti Cassandre. Stavolta le elezioni non fanno paura
Ansa
Goldman Sachs scommette sulle elezioni in autunno e, rispetto al passato, non intravede scenari di apocalisse economica per l'Italia. Anzi, aggiunge che nel nostro Paese non esistono sul breve pericoli di uscita dall'euro e che la stessa Lega di Matteo Salvini potrebbe in caso di vittoria nominare un ministro dell'Economia capace di trattare in Europa.
È il contenuto dell'ultimo report della banca d'affari statunitense, l'istituto di credito spesso al centro delle trame diplomatiche internazionali, accusato a più riprese - soprattutto nel 2011 quando cadde l'ex premier Silvio Berlusconi - di aver spinto per la nomina di Mario Monti a presidente del Consiglio. Un giudizio che questa volta è in linea con il mondo delle imprese (e con il tessuto produttivo del Nord che del Carroccio non ha certo paura), che da giorni chiede di evitare tentennamenti e di andare alle elezioni. Dopo i ripetuti appelli di Tonino Lamborghini (erede dello storico marchio di super car di lusso), Luigi Bravi (re della piadina romagnola), Gimmi Baldinini (eccellenza nelle calzature) e molti leader del mondo associativo, infatti, anche il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ieri non ha bocciato l'ipotesi di un ricorso alle urne.
Citare Goldman Sachs, comunque, significa parlare di una banca d'investimento tra le più importanti nel mondo, ma anche ricordare i nomi, oltre che di Monti, del presidente della Bce, Mario Draghi, o dell'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, da sempre vicini all'istituto amministrato da David Salomon. Il fatto che la nascita di un possibile governo di centrodestra, con un premier come Salvini, non spaventi gli investitori è una novità degli ultimi anni. Fa il paio con quanto già detto la scorsa settimana dal politologo americano Ian Bremmer, secondo cui un governo Salvini andrebbe più che bene agli Stati Uniti di Donald Trump e - come anche ribadito dal Financial Times - rassicurerebbe persino i mercati internazionali.
In sostanza le elezioni a ottobre non rappresentano un pericolo per il mondo produttivo, come invece sostenuto dal premier dimissionario Giuseppe Conte durante il suo intervento al Senato. Del resto le borse hanno reagito bene, senza particolari drammi. Insomma, non è più il tempo delle «cavallette» pronte a divorare l'Italia per Goldman Sachs. Si tratta di una posizione più che particolare, nuova, strana secondo alcuni, per di più in una delle fasi più complesse e incerte della politica italiana, con alle porte una manovra importante, stretta tra lo spettro dell'aumento dell'Iva e le clausole di salvaguardia.
Nelle sette pagine che sono circolate ieri, l'analista Silvia Ardagna spiega, numeri alla mano, perché tutte le ipotesi di governi sostenuti da questo parlamento siano impossibili. Secondo Goldman Sachs, infatti, se il tentativo di creare un nuovo governo non dovesse andare in porto, «il presidente scioglierebbe il Parlamento e le elezioni politiche si terranno entro 45-70 giorni». Poi aggiunge: «Il panorama politico è piuttosto fluido ed è difficile fare una previsione sul risultato più probabile in questa fase. Ciò detto, al momento della stesura di questo documento, riteniamo che le elezioni politiche nel quarto trimestre siano più probabili rispetto a un nuovo governo capace di ottenere un voto di fiducia nell'attuale Parlamento. L'aritmetica parlamentare ci porta a escludere altre tre opzioni sul tavolo. Cioè un nuovo governo Lega-M5s, uno Pd-M5s, oppure un governo in grado di approvare la legge di bilancio del 2020».
Non bastasse, nel report di Goldman Sachs si fa anche presente che nel caso in cui non si formi un nuovo esecutivo la manovra economica sarà ritardata, mentre l'Unione europea e le agenzie di rating aspetteranno il voto. Ma in ogni caso ci si aspetta che nonostante la campagna elettorale «Moody's e Standard & Poor confermeranno le valutazioni e le prospettive attuali, rispettivamente il 6 e 25 settembre». Certo, «si prevede che i prossimi tre mesi saranno volatili e difficili per l'economia italiana», ma è «in linea con le nostre precedenti aspettative». Aggiunge il rapporto di Goldman Sachs, che «la Lega farà una campagna su una piattaforma antieuropea incentrata sull'immigrazione e la politica fiscale e, quindi, i mercati finanziari rivaluterebbero il merito creditizio degli asset italiani in una direzione più ribassista rispetto ai prezzi attuali». E questo, «se la rivalutazione dei prezzi dovesse essere troppo alta potrebbe anche avere un impatto potenziale sui sondaggi di opinione e, infine, sul risultato elettorale. Anche se l'elettore medio sarebbe a favore delle riduzioni fiscali e di un certo controllo sui flussi migratori, la maggioranza degli elettori italiani rimane a favore dell'euro e ripone fiducia nelle istituzioni europee più che in molte istituzioni italiane». Per questo motivo, «questa considerazione potrebbe anche spingere Lega ad adottare una posizione meno controversa nei confronti dei partner europei, cercando di limitare una potenziale reazione negativa del mercato nominando un ministro delle finanze pro Ue che dia fiducia agli investitori a favore dell'Europa». Per dovere di cronaca va detto che Goldman Sachs è stata tra le poche a riconoscere che il governo Conte non avrebbe superato le elezioni europee. In un rapporto di fine ottobre si leggeva appunto di come «fosse improbabile che il governo» sarebbe sopravvissuto «fino alla metà del prossimo anno». Forse ha sbagliato di qualche mese, ma secondo la banca d'affari l'ipotesi è che venisse sostituito da un esecutivo di centrodestra o di centrosinistra, con una politica di bilancio meno aggressiva. Questo lo si saprà nei prossimi giorni.
La Borsa vola, lo spread si affloscia
La crisi di governo continua a non preoccupare gli investitori. Lo spread Btp/Bund ieri ha archiviato la seduta in contrazione a 200,5 punti base, con il rendimento del decennale all'1,33%: 3 punti in meno rispetto ai 203,5 punti di due giorni fa.
Dopo il discorso dell'ormai ex premier Giuseppe Conte in Senato del 20 agosto, sono fioccati molti commenti da parte degli analisti secondo cui questa impasse, da un punto di vista finanziario, sta passando inosservata. Come scrive Bloomberg, sui grafici che ritraggono l'andamento del Btp a 10 anni questa crisi a malapena si riesce a vedere.
Gli esperti di Commerzbank ritengono che nelle prossime sedute la situazione rimarrà «fluida, con le aspettative di un nuovo programma di riacquisto titoli (la Bce si incontrerà il 12 settembre per decidere come muoversi, ndr) che dovrebbero riportare su un trend di contrazione lo spread Btp/Bund».
Secondo un report di Citigroup, «i mercati potrebbero presto celebrare il minor rischio Italia, almeno nel breve termine». Gli analisti della banca d'affari ritengono che lo scenario peggiore per i mercati sarebbe quello di un esecutivo M5s-Pd basato su un nuovo contratto di governo.
Se sul fronte obbligazionario, dunque, regna serenità, lo stesso si può dire anche a Piazza Affari. La prospettiva della possibile nascita in tempi brevi di un nuovo governo, capace di varare la legge di bilancio e di evitare così il ritorno al voto in autunno ieri ha sostenuto gli scambi sul Ftse Mib: il principale listino italiano ha terminato la giornata in rialzo dell'1,77%, dopo essere arrivato a guadagnare oltre due punti.
Tra i titoli milanesi a maggiore capitalizzazione, Prysmian ha consolidato il rimbalzo dai minimi di periodo toccati venerdì guadagnando il 4,64%. Bene le banche: Finecobank ha messo a segno un +4,2%, Ubi Banca un +2,03% e Bper +1,73%.
In un Ftse Mib tutto in rialzo si è messo in evidenza il settore auto, mentre si torna a parlare della possibile fusione tra Fca (+3,33%) e Renault (+3,7% a Parigi).
Ben intonata anche tutta la filiera della famiglia Agnelli con la holding Exor balzata del 4,07%, CnhI +3,90% e Ferrari a +1,61%. In evidenza anche energetici (Eni +1,57%, Enel +1,32%), Telecom Italia (+2,04%) e ancora il titolo Juventus Fc con un +1,33%.
Sul resto del listino Mediaset ha archiviato la seduta in lieve perdita (-0,37%). Secondo indiscrezioni di stampa, Vivendi, che controlla il 29% di Mediaset, voterà contro l'operazione di fusione fra Mediaset e Mediaset Espana in occasione dell'assemblea del Biscione convocata per il prossimo 4 settembre.
Sull'Aim Italia, infine, Confinvest ha chiuso a 23,7% a 5,22 euro, che si confronta con quota 1,5 euro del debutto dello scorso primo agosto (+248% la performance).
Chiusura positiva anche per le principali borse europee. Parigi ieri ha guadagnato l'1,7% a 5.435 punti, Francoforte l'1,2% a 11.791 punti e Londra l'1,1% a 7.203 punti.
Sul mercato dei cambi, l'euro è rimasto a un passo da quota 1,11 dollari: la moneta unica è indicata a 1,1099 dollari (1,1096 ieri in chiusura) e 118,17 yen (117,97), mentre il rapporto dollaro-yen ha concluso gli scambi a 106,47 (106,25).
Anche il petrolio si è mostrato in rialzo dopo il calo superiore alle attese delle scorte Usa: il future di ottobre sul Wti è salito dello 0,93% a 56,65 dollari al barile, mentre l'analoga consegna sul Brent ha guadagnato l'1,57% a 60,96 dollari.
Continua a leggereRiduci
Nel suo ultimo report Goldman Sachs scommette sul voto e non intravede scenari apocalittici per l'Italia. Un esecutivo leghista viene visto senza cataclismi, specie al Nord. E le sigle aziendali non tifano ribaltone.La fine dell'esperienza gialloblù non spaventa Piazza Affari, in rialzo dell'1,77%. Continua a scendere il differenziale Btp/Bund: 3 punti in meno in soli due giorni.Lo speciale contiene due articoli.Goldman Sachs scommette sulle elezioni in autunno e, rispetto al passato, non intravede scenari di apocalisse economica per l'Italia. Anzi, aggiunge che nel nostro Paese non esistono sul breve pericoli di uscita dall'euro e che la stessa Lega di Matteo Salvini potrebbe in caso di vittoria nominare un ministro dell'Economia capace di trattare in Europa. È il contenuto dell'ultimo report della banca d'affari statunitense, l'istituto di credito spesso al centro delle trame diplomatiche internazionali, accusato a più riprese - soprattutto nel 2011 quando cadde l'ex premier Silvio Berlusconi - di aver spinto per la nomina di Mario Monti a presidente del Consiglio. Un giudizio che questa volta è in linea con il mondo delle imprese (e con il tessuto produttivo del Nord che del Carroccio non ha certo paura), che da giorni chiede di evitare tentennamenti e di andare alle elezioni. Dopo i ripetuti appelli di Tonino Lamborghini (erede dello storico marchio di super car di lusso), Luigi Bravi (re della piadina romagnola), Gimmi Baldinini (eccellenza nelle calzature) e molti leader del mondo associativo, infatti, anche il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ieri non ha bocciato l'ipotesi di un ricorso alle urne. Citare Goldman Sachs, comunque, significa parlare di una banca d'investimento tra le più importanti nel mondo, ma anche ricordare i nomi, oltre che di Monti, del presidente della Bce, Mario Draghi, o dell'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, da sempre vicini all'istituto amministrato da David Salomon. Il fatto che la nascita di un possibile governo di centrodestra, con un premier come Salvini, non spaventi gli investitori è una novità degli ultimi anni. Fa il paio con quanto già detto la scorsa settimana dal politologo americano Ian Bremmer, secondo cui un governo Salvini andrebbe più che bene agli Stati Uniti di Donald Trump e - come anche ribadito dal Financial Times - rassicurerebbe persino i mercati internazionali. In sostanza le elezioni a ottobre non rappresentano un pericolo per il mondo produttivo, come invece sostenuto dal premier dimissionario Giuseppe Conte durante il suo intervento al Senato. Del resto le borse hanno reagito bene, senza particolari drammi. Insomma, non è più il tempo delle «cavallette» pronte a divorare l'Italia per Goldman Sachs. Si tratta di una posizione più che particolare, nuova, strana secondo alcuni, per di più in una delle fasi più complesse e incerte della politica italiana, con alle porte una manovra importante, stretta tra lo spettro dell'aumento dell'Iva e le clausole di salvaguardia. Nelle sette pagine che sono circolate ieri, l'analista Silvia Ardagna spiega, numeri alla mano, perché tutte le ipotesi di governi sostenuti da questo parlamento siano impossibili. Secondo Goldman Sachs, infatti, se il tentativo di creare un nuovo governo non dovesse andare in porto, «il presidente scioglierebbe il Parlamento e le elezioni politiche si terranno entro 45-70 giorni». Poi aggiunge: «Il panorama politico è piuttosto fluido ed è difficile fare una previsione sul risultato più probabile in questa fase. Ciò detto, al momento della stesura di questo documento, riteniamo che le elezioni politiche nel quarto trimestre siano più probabili rispetto a un nuovo governo capace di ottenere un voto di fiducia nell'attuale Parlamento. L'aritmetica parlamentare ci porta a escludere altre tre opzioni sul tavolo. Cioè un nuovo governo Lega-M5s, uno Pd-M5s, oppure un governo in grado di approvare la legge di bilancio del 2020». Non bastasse, nel report di Goldman Sachs si fa anche presente che nel caso in cui non si formi un nuovo esecutivo la manovra economica sarà ritardata, mentre l'Unione europea e le agenzie di rating aspetteranno il voto. Ma in ogni caso ci si aspetta che nonostante la campagna elettorale «Moody's e Standard & Poor confermeranno le valutazioni e le prospettive attuali, rispettivamente il 6 e 25 settembre». Certo, «si prevede che i prossimi tre mesi saranno volatili e difficili per l'economia italiana», ma è «in linea con le nostre precedenti aspettative». Aggiunge il rapporto di Goldman Sachs, che «la Lega farà una campagna su una piattaforma antieuropea incentrata sull'immigrazione e la politica fiscale e, quindi, i mercati finanziari rivaluterebbero il merito creditizio degli asset italiani in una direzione più ribassista rispetto ai prezzi attuali». E questo, «se la rivalutazione dei prezzi dovesse essere troppo alta potrebbe anche avere un impatto potenziale sui sondaggi di opinione e, infine, sul risultato elettorale. Anche se l'elettore medio sarebbe a favore delle riduzioni fiscali e di un certo controllo sui flussi migratori, la maggioranza degli elettori italiani rimane a favore dell'euro e ripone fiducia nelle istituzioni europee più che in molte istituzioni italiane». Per questo motivo, «questa considerazione potrebbe anche spingere Lega ad adottare una posizione meno controversa nei confronti dei partner europei, cercando di limitare una potenziale reazione negativa del mercato nominando un ministro delle finanze pro Ue che dia fiducia agli investitori a favore dell'Europa». Per dovere di cronaca va detto che Goldman Sachs è stata tra le poche a riconoscere che il governo Conte non avrebbe superato le elezioni europee. In un rapporto di fine ottobre si leggeva appunto di come «fosse improbabile che il governo» sarebbe sopravvissuto «fino alla metà del prossimo anno». Forse ha sbagliato di qualche mese, ma secondo la banca d'affari l'ipotesi è che venisse sostituito da un esecutivo di centrodestra o di centrosinistra, con una politica di bilancio meno aggressiva. Questo lo si saprà nei prossimi giorni. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/finanza-e-imprese-anti-cassandre-stavolta-le-elezioni-non-fanno-paura-2639944092.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="la-borsa-vola-lo-spread-si-affloscia" data-post-id="2639944092" data-published-at="1765819768" data-use-pagination="False"> La Borsa vola, lo spread si affloscia La crisi di governo continua a non preoccupare gli investitori. Lo spread Btp/Bund ieri ha archiviato la seduta in contrazione a 200,5 punti base, con il rendimento del decennale all'1,33%: 3 punti in meno rispetto ai 203,5 punti di due giorni fa. Dopo il discorso dell'ormai ex premier Giuseppe Conte in Senato del 20 agosto, sono fioccati molti commenti da parte degli analisti secondo cui questa impasse, da un punto di vista finanziario, sta passando inosservata. Come scrive Bloomberg, sui grafici che ritraggono l'andamento del Btp a 10 anni questa crisi a malapena si riesce a vedere. Gli esperti di Commerzbank ritengono che nelle prossime sedute la situazione rimarrà «fluida, con le aspettative di un nuovo programma di riacquisto titoli (la Bce si incontrerà il 12 settembre per decidere come muoversi, ndr) che dovrebbero riportare su un trend di contrazione lo spread Btp/Bund». Secondo un report di Citigroup, «i mercati potrebbero presto celebrare il minor rischio Italia, almeno nel breve termine». Gli analisti della banca d'affari ritengono che lo scenario peggiore per i mercati sarebbe quello di un esecutivo M5s-Pd basato su un nuovo contratto di governo. Se sul fronte obbligazionario, dunque, regna serenità, lo stesso si può dire anche a Piazza Affari. La prospettiva della possibile nascita in tempi brevi di un nuovo governo, capace di varare la legge di bilancio e di evitare così il ritorno al voto in autunno ieri ha sostenuto gli scambi sul Ftse Mib: il principale listino italiano ha terminato la giornata in rialzo dell'1,77%, dopo essere arrivato a guadagnare oltre due punti. Tra i titoli milanesi a maggiore capitalizzazione, Prysmian ha consolidato il rimbalzo dai minimi di periodo toccati venerdì guadagnando il 4,64%. Bene le banche: Finecobank ha messo a segno un +4,2%, Ubi Banca un +2,03% e Bper +1,73%. In un Ftse Mib tutto in rialzo si è messo in evidenza il settore auto, mentre si torna a parlare della possibile fusione tra Fca (+3,33%) e Renault (+3,7% a Parigi). Ben intonata anche tutta la filiera della famiglia Agnelli con la holding Exor balzata del 4,07%, CnhI +3,90% e Ferrari a +1,61%. In evidenza anche energetici (Eni +1,57%, Enel +1,32%), Telecom Italia (+2,04%) e ancora il titolo Juventus Fc con un +1,33%. Sul resto del listino Mediaset ha archiviato la seduta in lieve perdita (-0,37%). Secondo indiscrezioni di stampa, Vivendi, che controlla il 29% di Mediaset, voterà contro l'operazione di fusione fra Mediaset e Mediaset Espana in occasione dell'assemblea del Biscione convocata per il prossimo 4 settembre. Sull'Aim Italia, infine, Confinvest ha chiuso a 23,7% a 5,22 euro, che si confronta con quota 1,5 euro del debutto dello scorso primo agosto (+248% la performance). Chiusura positiva anche per le principali borse europee. Parigi ieri ha guadagnato l'1,7% a 5.435 punti, Francoforte l'1,2% a 11.791 punti e Londra l'1,1% a 7.203 punti. Sul mercato dei cambi, l'euro è rimasto a un passo da quota 1,11 dollari: la moneta unica è indicata a 1,1099 dollari (1,1096 ieri in chiusura) e 118,17 yen (117,97), mentre il rapporto dollaro-yen ha concluso gli scambi a 106,47 (106,25). Anche il petrolio si è mostrato in rialzo dopo il calo superiore alle attese delle scorte Usa: il future di ottobre sul Wti è salito dello 0,93% a 56,65 dollari al barile, mentre l'analoga consegna sul Brent ha guadagnato l'1,57% a 60,96 dollari.
La risposta alla scoppiettante Atreju è stata una grigia assemblea piddina
Il tema di quest’anno, Angeli e Demoni, ha guidato il percorso visivo e narrativo dell’evento. Il manifesto ufficiale, firmato dal torinese Antonio Lapone, omaggia la Torino magica ed esoterica e il fumetto franco-belga. Nel visual, una cosplayer attraversa il confine tra luce e oscurità, tra bene e male, tra simboli antichi e cultura pop moderna, sfogliando un fumetto da cui si sprigiona luce bianca: un ponte tra tradizione e innovazione, tra arte e narrazione.
Fumettisti e illustratori sono stati il cuore pulsante dell’Oval: oltre 40 autori, tra cui il cinese Liang Azha e Lorenzo Pastrovicchio della scuderia Disney, hanno accolto il pubblico tra sketch e disegni personalizzati, conferenze e presentazioni. Primo Nero, fenomeno virale del web con oltre 400.000 follower, ha presentato il suo debutto editoriale con L’Inkredibile Primo Nero Show, mentre Sbam! e altre case editrici hanno ospitato esposizioni, reading e performance di autori come Giorgio Sommacal, Claudio Taurisano e Vince Ricotta, che ha anche suonato dal vivo.
Il cosplay ha confermato la sua centralità: più di 120 partecipanti si sono sfidati nella tappa italiana del Nordic Cosplay Championship, con Carlo Visintini vincitore e qualificato per la finale in Svezia. Parallelamente, il propmaking ha permesso di scoprire il lavoro artigianale dietro armi, elmi e oggetti scenici, rivelando la complessità della costruzione dei personaggi.
La musica ha attraversato generazioni e stili. La Battle of the Bands ha offerto uno spazio alle band emergenti, mentre le icone delle sigle tv, Giorgio Vanni e Cristina D’Avena, hanno trasformato l’Oval in un grande palco popolare, richiamando migliaia di fan. Non è mancato il K-pop, con workshop, esibizioni e karaoke coreano, che ha coinvolto i più giovani in una dimensione interattiva e partecipativa. La manifestazione ha integrato anche dimensioni educative e culturali. Il Dipartimento di Matematica dell’Università di Torino ha esplorato il ruolo della matematica nei fumetti, mostrando come concetti scientifici possano dialogare con la narrazione visiva. Lo chef Carlo Mele, alias Ojisan, ha illustrato la relazione tra cibo e animazione giapponese, trasformando piatti iconici degli anime in esperienze reali. Il pubblico ha potuto immergersi nella magia del Villaggio di Natale, quest’anno allestito nella Casa del Grinch, tra laboratori creativi, truccabimbi e la Christmas Elf Dance, mentre l’area games e l’area videogames hanno offerto tornei, postazioni libere e spazi dedicati a giochi indipendenti, modellismo e miniature, garantendo una partecipazione attiva e immersiva a tutte le età.
Con 28.000 visitatori in due giorni, Xmas Comics & Games conferma la propria crescita come festival della cultura pop, capace di unire creatività, spettacolo e narrazione, senza dimenticare la componente sociale e educativa. Tra fumetti, cosplay, musica e gioco, Torino è diventata il punto d’incontro per chi vuole vivere in prima persona il racconto pop contemporaneo, dove ogni linguaggio si intreccia e dialoga con gli altri, trasformando la fiera in una grande esperienza culturale condivisa.
Continua a leggereRiduci
i,Hamza Abdi Barre (Getty Images)
La Somalia è intrappolata in una spirale di instabilità sempre più profonda: un’insurrezione jihadista in crescita, un apparato di sicurezza inefficiente, una leadership politica divisa e la competizione tra potenze vicine che alimenta rivalità interne. Il controllo effettivo del governo federale si riduce ormai alla capitale e a poche località satelliti, una sorta di isola amministrativa circondata da gruppi armati e clan in competizione. L’esercito nazionale, logorato, frammentato e privo di una catena di comando solida, non è in grado di garantire la sicurezza nemmeno sulle principali rotte commerciali che costeggiano il Paese. In queste condizioni, il collasso dell’autorità centrale e la caduta di Mogadiscio nelle mani di gruppi ostili rappresentano scenari sempre meno remoti, con ripercussioni dirette sulla navigazione internazionale e sulla sicurezza regionale.
La pirateria somala, un tempo contenuta da pattugliamenti congiunti e operazioni navali multilaterali, è oggi alimentata anche dal radicamento di milizie jihadiste che controllano vaste aree dell’entroterra. Questi gruppi, dopo anni di scontri contro il governo federale e di brevi avanzate respinte con l’aiuto delle forze speciali straniere, hanno recuperato terreno e consolidato le proprie basi logistiche proprio lungo i corridoi costieri. Da qui hanno intensificato sequestri, assalti e sabotaggi, colpendo infrastrutture critiche e perfino centri governativi di intelligence. L’attacco del 2025 contro una sede dei servizi somali, che portò alla liberazione di decine di detenuti, diede il segnale dell’audacia crescente di questi movimenti.
Le debolezze dell’apparato statale restano uno dei fattori decisivi. Nonostante due decenni di aiuti, investimenti e programmi di addestramento militare, le forze somale non riescono a condurre operazioni continuative contro reti criminali e gruppi jihadisti. Il consumo interno di risorse, la corruzione diffusa, i legami di fedeltà clanici e la dipendenza dall’Agenzia dell’Unione africana per il supporto alla sicurezza hanno sgretolato ogni tentativo di riforma. Nel frattempo, l’interferenza politica nella gestione della missione internazionale ha sfiancato i donatori, ridotto il coordinamento e lasciato presagire un imminente disimpegno. A questo si aggiungono le tensioni istituzionali: modifiche costituzionali controverse, una mappa federale contestata e tentativi percepiti come manovre per prolungare la permanenza al potere della leadership attuale hanno spaccato la classe politica e paralizzato qualsiasi risposta comune alla minaccia emergente. Mentre i vertici si dividono, le bande armate osservano, consolidano il controllo del territorio e preparano nuovi colpi contro la navigazione e le città costiere. Sul piano internazionale cresce il numero di governi che, temendo un collasso definitivo del sistema federale, sondano discretamente la possibilità di una trattativa con i gruppi armati. Ma l’ipotesi di una Mogadiscio conquistata da milizie che già controllano ampie aree della costa solleva timori concreti: un ritorno alla pirateria sistemica, attacchi oltre confine e una spirale di conflitti locali che coinvolgerebbe l’intero Corno d’Africa.
Continua a leggereRiduci
Il presidente eletto del Cile José Antonio Kast e sua moglie Maria Pia Adriasola (Ansa)
Un elemento significativo di queste elezioni presidenziali è stata l’elevata affluenza alle urne, che si è rivelata in aumento del 38% rispetto al 2021. Quelle di ieri sono infatti state le prime elezioni tenute dopo che, nel 2022, è stato introdotto il voto obbligatorio. La vittoria di Kast ha fatto da contraltare alla crisi della sinistra cilena. Il presidente uscente, Gabriel Boric, aveva vinto quattro anni fa, facendo leva soprattutto sull’impopolarità dell’amministrazione di centrodestra, guidata da Sebastián Piñera. Tuttavia, a partire dal 2023, gli indici di gradimento di Boric sono iniziati a crollare. E questo ha danneggiato senza dubbio la Jara, che è stata ministro del Lavoro fino allo scorso aprile. Certo, Kast si accinge a governare a fronte di un Congresso diviso: il che potrebbe rappresentare un problema per alcune delle sue proposte più incisive. Resta tuttavia il fatto che la sua vittoria ha avuto dei numeri assai significativi.
«La vittoria di Kast in Cile segue una serie di elezioni in America Latina che negli ultimi anni hanno spostato la regione verso destra, tra cui quelle in Argentina, Ecuador, Costa Rica ed El Salvador», ha riferito la Bbc. Lo spostamento a destra dell’America Latina è una buona notizia per la Casa Bianca. Ricordiamo che, alcuni giorni fa, Washington a pubblicato la sua nuova strategia di sicurezza nazionale: un documento alla cui base si registra il rilancio della Dottrina Monroe. Per Trump, l’obiettivo, da questo punto di vista, è duplice. Innanzitutto, punta a contrastare il fenomeno dell’immigrazione irregolare. In secondo luogo, mira ad arginare l’influenza geopolitica della Cina sull’Emisfero occidentale. Vale a tal proposito la pena di ricordare che Boric, negli ultimi anni, ha notevolmente avvicinato Santiago a Pechino. Una linea che, di certo, a Washington non è stata apprezzata.
Continua a leggereRiduci