Finalmente i politici abbassano le tasse. Ma solo le loro

«Ci siamo tagliati lo stipendio», hanno detto i consiglieri regionali del Lazio. «Anche noi», hanno fatto eco quelli del Veneto. «Noi non siamo da meno», hanno proclamato quelli del Piemonte e della Toscana. E avanti con la retorica dei sacrifici, la casta che non è più casta; avanti con le interviste roboanti, le dichiarazioni tonanti, la «politica come servizio», il pianger miseria, «ah sapeste come siamo ridotti», «siamo a pane e acqua», «quasi condannati alla povertà». Manca poco che chiedano un obolo ai cittadini per mantenere i figli e poi il quadretto da Olivier Twist alla Regione è completo. E invece? Invece, in gran segreto, lo stipendio non se lo sono affatto tagliato. Anzi: se lo sono aumentato.

Proprio così: aumentato. Ve lo dimostriamo numeri alla mano: oggi in 9 Regioni su 20 i consiglieri prendono più di quanto prendevano nel 2010, cioè prima di Rimborsopoli, dell'indignazione contro Batman Fiorito e le mutande verdi, dello scandalo per gioielli&vacanze pagate a spese dei contribuenti. Nel Lazio, per dire, nel 2010 un consigliere regionale prendeva 7.287 euro netti: oggi ne prende 7.656; in Veneto ne prendeva 5.818 e oggi ne prende 7.181; in Piemonte ne prendeva 6.690 e oggi ne prende 7.121; in Toscana ne prendeva 4.929 e oggi ne prende 6.308; in Abruzzo ne prendeva 6.599 e oggi ne prende 8.431; in Basilicata ne prendeva 8.333 e oggi ne prende 8.831; in Molise ne prendeva 7131 e oggi ne prende 7.984; in Umbria ne prendeva 5.205 e oggi ne prende 7.326; e infine in Friuli ne prendeva 5.152 e oggi ne prende 6.345. Scusate se ho dato i numeri, ma penso che a questo punto li darete un po' anche voi.

Le cifre, d'altra parte, in questa storia contano più delle parole. Anzi, le cifre stanno lì a dimostrare che con le parole ci fregano. Per mesi, infatti, ci hanno raccontato che lo stipendio dei consiglieri regionali era diminuito, e invece in 9 Regioni su 20, praticamente la metà, lo stipendio è addirittura aumentato. E nelle restanti 11, per altro, è diminuito in misura appena impercettibile, tranne che in Sicilia e Sardegna, dove però, onestamente si partiva da livelli stratosferici. Tanto è vero che oggi dopo la riduzione, un deputato siciliano (lì si chiamano così) prende 8.184 euro netti al mese e un consigliere regionale sardo 7.521. Chi è che non vorrebbe essere «ridotto» così?

Il meccanismo perverso attraverso cui i consiglieri regionali ci continuano a svuotare le tasche, prendendoci pure per i fondelli, lo ha scoperto Roberto Perotti, docente bocconiano, implacabile fustigatore, già commissario alla spending review, poi dimissionario non appena ha capito che Renzi lo usava come pennacchio ma non aveva intenzione di tagliare nessuno spreco. E lo ha rivelato nel suo ultimo libro Status Quo: il governo, spiega Perotti, ha posto infatti un tetto solo alle remunerazioni totali lorde, non ha detto nulla sul modo in cui esse vengono formate. Quindi i furbetti dello stipendiuccio che hanno fatto? Hanno tagliato di molto la parte tassata, cioè l'indennità di carica, e hanno alzato i rimborsi spese (non tassati). Risultato? Simsalabim, qui c'è il trucco, qui c'è l'inganno: lo stipendio lordo risulta ridotto, ma il netto che finisce nelle loro tasche, invece, aumenta in modo evidente. Poi dicono che i politici non sanno tagliare le tasse: non è vero. Per loro, infatti, le tasse le tagliano che è un piacere. Almeno con la stessa facilità con cui confezionano balle. E infatti oggi i consiglieri del Lazio possono andare in giro a dire che il loro stipendio (lordo) è diminuito da 13.366 a 11.100 euro: peccato che in saccoccia, ogni mese, abbiano 400 euro netti in più.

I consiglieri della Toscana possono proclamare: incassavamo 9.304 euro, ora solo 9.259. Invece stanno intascando ogni mese 1.400 euro netti in più. E così via: in Veneto ogni mese prendono 1.300 euro netti in più, in Friuli 1.200, in Abruzzo 1.900 e in Umbria, record dei record, addirittura 2.100. Il tutto, s'intende, nascosto dietro il solito fumo dei sacrifici, lacrime, sangue e Oliver Twist in Regione. Non sono forse dei geni? Ma così geni che, in effetti, meritano di essere promossi d'autorità nel nuovo scintillante Senato by Renzi: nessun eletto, tutti consiglieri regionali. Fra l'altro, si sa mai, magari ci scappa anche qualche rimborso spese in più. Esentasse, ovviamente.

«Forza Italia non fa favori a Mediolanum»
Massimo Doris (Imagoeconomica)
Secondo la sinistra, Tajani sarebbe contrario alla tassa sulle banche perché Fininvest detiene il 30% del capitale della società. Ma Doris attacca: «Le critiche? Ridicole». Intanto l’utile netto cresce dell’8% nei primi nove mesi, si va verso un 2025 da record.


Nessun cortocircuito tra Forza Italia e Banca Mediolanum a proposito della tassa sugli extraprofitti. Massimo Doris, amministratore delegato del gruppo, coglie l’occasione dei conti al 30 settembre per fare chiarezza. «Le critiche sono ridicole», dice, parlando più ai mercati che alla politica. Seguendo l’esempio del padre Ennio si tiene lontano dal teatrino romano. Spiega: «L’anno scorso abbiamo pagato circa 740 milioni di dividendi complessivi, e Fininvest ha portato a casa quasi 240 milioni. Forza Italia terrebbe in piedi la polemica solo per evitare che la famiglia Berlusconi incassi qualche milione in meno? Ho qualche dubbio».

«Oggi nell’Ue non ci sono le condizioni per togliere l’unanimità in Consiglio»
Giovanni Pitruzzella (Ansa)
Il giudice della Consulta Giovanni Pitruzzella: «Non c’è un popolo europeo: la politica democratica resta ancorata alla dimensione nazionale. L’Unione deve prendere sul serio i problemi urgenti, anche quando urtano il pensiero dominante».


Due anni fa il professor Giovanni Pitruzzella, già presidente dell’Autorià garante della concorrenza e del mercato e membro della Corte di giustizia dell’Unione europea, è stato designato giudice della Corte costituzionale dal presidente della Repubblica. Ha accettato questo lungo colloquio con La Verità a margine di una lezione tenuta al convegno annuale dell’Associazione italiana dei costituzionalisti, dal titolo «Il problema della democrazia europea».

La sinistra si batte per dare gli appartamenti popolari agli stranieri senza lavoro
Ansa
Maurizio Marrone, assessore alla casa della Regione Piemonte in quota Fdi, ricorda che esiste una legge a tutela degli italiani nei bandi. Ma Avs la vuole disapplicare.


In Italia non è possibile dare più case agli italiani. Non appena qualcuno prova a farlo, subito si scatena una opposizione feroce, politici, avvocati, attivisti e media si mobilitano gridando alla discriminazione. Decisamente emblematico quello che sta avvenendo in Piemonte in queste ore. Una donna algerina sposata con un italiano si è vista negare una casa popolare perché non ha un lavoro regolare. Supportata dall’Asgi, associazione di avvocati di area sorosiana sempre in prima fila nelle battaglie pro immigrazione, la donna si è rivolta al tribunale di Torino che la ha dato ragione disapplicando la legge e ridandole la casa. Ora la palla passa alla Corte costituzionale, che dovrà decidere sulla legittimità delle norme abitative piemontesi.

Henry Winkler racconta le follie del passato in «Una storia pericolosa»
Henry Winkler (Getty Images)
In onda dal 9 novembre su History Channel, la serie condotta da Henry Winkler riscopre con ironia le stranezze e gli errori del passato: giochi pericolosi, pubblicità assurde e invenzioni folli che mostrano quanto poco, in fondo, l’uomo sia cambiato.

Il tono è lontano da quello accademico che, di norma, definisce il documentario. Non perché manchi una parte di divulgazione o il tentativo di informare chi stia seduto a guardare, ma perché Una storia pericolosa (in onda dalle 21.30 di domenica 9 novembre su History Channel, ai canali 118 e 409 di Sky) riesce a trovare una sua leggerezza: un'ironia sottile, che permetta di guardare al passato senza eccessivo spirito critico, solo con lo sguardo e il disincanto di chi, oggi, abbia consapevolezze che all'epoca non potevano esistere.

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