
Nei regolamenti dell'Agenzia delle entrate, l'assurdo cavillo che può aprire la strada a infinite truffe: agli extracomunitari basta infatti una certificazione del consolato per dimostrare di avere in patria famiglie numerose. E nessuno può andare a controllare.Sono settimane, queste, di 730 e di dichiarazioni dei redditi. E anche quest'anno l'Agenzia delle entrate non potrà controllare in alcun modo l'effettiva correttezza delle detrazioni familiari richieste dai cittadini extracomunitari. Sì, perché da anni in Italia, all'insaputa dei più, non pochi stranieri - quelli che secondo Tito Boeri dovrebbero «pagarci le pensioni» - se volessero sarebbero liberi di fare i furbetti e di sottrarre denaro all'Erario. Come? Gonfiando la dichiarazione del numero di familiari a carico. Il tutto perché lo Stato italiano è tenuto a prendere per buona qualunque dichiarazione non potendo in alcun modo disporre verifiche.Si tratta di un meccanismo reso possibile da una norma varata dal governo Prodi - 296/2006 - la quale ha stabilito che, per i cittadini extracomunitari che richiedono, sia attraverso il sostituto d'imposta sia con la dichiarazione dei redditi, le detrazioni per carichi di famiglia, risulti sufficiente una documentazione prodotta dall'autorità consolare del Paese d'origine, con traduzione in lingua italiana e asseverazione da parte del prefetto competente per territorio.Ciò avviene nel caso, assai frequente, che il richiedente intenda «mettersi a carico» un famigliare residente nel Paese d'origine. In parole povere, diversamente da quanto avviene per gli italiani e per gli stessi stranieri comunitari, per quantificare il numero di familiari a proprio carico - numero da cui deriveranno le detrazioni fiscali cui avrà diritto - all'extracomunitario residente basta recarsi al proprio consolato, sulla cui trasparenza operativa nessuno può obiettare alcunché, e uscirne con una certificazione a fronte della quale l'Agenzia delle entrate nulla potrà eccepire; anche se, poniamo il caso, un extracomunitario dichiarasse a proprio carico 10, 15 o addirittura 20 familiari, scenario che potrebbe apparire assurdo ma che fonti della Verità assicurano invece verificarsi con una certa frequenza.Ciò è molto diverso rispetto a quanto accade qualora il richiedente voglia mettersi a carico soggetti residenti in Italia, caso in cui, al fine di documentare il legame familiare, occorre la certificazione dello stato di famiglia rilasciato dagli uffici comunali dal quale risulti l'iscrizione degli stessi nelle anagrafi della popolazione. Situazione quindi facilmente accertabile, al contrario di quanto accade quando un extracomunitario si metta a carico un numero imprecisato di famigliari residenti fuori dall'Italia. Rispetto a questo, l'impossibilità da parte dell'Agenzia delle entrate di effettuare verifiche deriva dal fatto che, se prodotte dall'autorità consolare del Paese dell'immigrato, esse sono ipso facto legittime e perciò non contestabili. Del resto, basta consultare le Istruzioni per la compilazione del modello 730, per verificare come i «cittadini extracomunitari che richiedono le detrazioni per familiari» siano tenuti a produrre una «documentazione che può essere alternativamente formata» da una certificazione «rilasciata dall'autorità consolare del Paese d'origine» (pagina 16) oppure da «documentazione con apposizione dell'apostille, per le persone provenienti dai Paesi che hanno sottoscritto la Convenzione dell'Aja del 5 ottobre 1961» «o validamente formata nel Paese d'origine» (pagina 17).Ne consegue come, davanti a documenti inverosimili, qualche funzionario zelante possa al più provare a richiedere prova delle somme inviate nel Paese d'origine ai familiari dichiarati a carico, con tentativi però destinati a non dare esiti sia perché travalicano il dettato normativo, sia perché non è infrequente, anzi, che l'extracomunitario di turno si renda poi irreperibile.Tutto ciò risulta quindi grave per almeno due motivi. Il primo riguarda il fatto che, stando così le cose, gli extracomunitari che decidessero di farlo potrebbero gabbare lo Stato italiano con certificazioni rispetto alle quali, lo si ripete, alcuna verifica può essere disposta. Con il risultato che le nostre autorità sono costrette ad alzare bandiera bianca.Una seconda ragione per cui tutto ciò è assai grave deriva dal fatto che un numero incredibilmente elevato di familiari a carico dichiarato da un extracomunitario fa sì che non solo egli benefici di enormi detrazioni, ma possa perfino - eventualità, pure questa, per nulla rara - ritrovarsi a credito davanti all'erario, che sarà costretto a prendere atto della sua condizione e di versargli sul conto corrente dei denari. In questo caso si tratterebbe di una vera e propria truffa della quale alla fine farebbero le spese tutti gli italiani e i cittadini stranieri in regola e rispettosi della legge.La cosa sconvolgente è che questa clamorosa distorsione nel sistema delle detrazioni fiscali si trascina da anni. Un meccanismo assurdo e che, a ben vedere, potrebbe essere risolto dal nostro Parlamento.Si potrebbe infatti varare una norma che faccia sì che, per la fruibilità delle detrazioni, gli extracomunitari dichiaranti un certo numero di familiari a proprio carico siano soggetti agli accertamenti che già oggi interessano tutti gli altri, a partire appunto dai famigliari a carico residenti in Italia. Dal punto di vista giuridico, si tratterebbe di una modifica relativamente semplice, ma che avrebbe un impatto notevole. Dal punto di vista pratico sarebbe più complesso. L'Agenzia non ha potere all'estero e lo scambio di informazioni fiscali non è certo automatico con i Paesi africani. Se infatti fosse possibile per l'Italia verificare l'effettiva composizione familiare degli extracomunitari si concorrerebbe anche a un alleggerimento della spesa pubblica, con la possibilità di investire altrimenti i denari risparmiati.
Dario Franceschini (Imagoeconomica)
L’ex ministro dem: «La maggioranza solleva odio». Walter Verini (Pd): «Sconcertante».
Papa Leone XIV (Getty Images)
Il portavoce della Santa Sede riferisce la posizione di Leone XIV, comunicata al nuovo ambasciatore Usa in Vaticano: «La violenza politica lo preoccupa, e pensa sia necessario astenersi dalla retorica e dalle strumentalizzazioni che portano alla polarizzazione».
Sergio Mattarella con la mamma di Willy Monteiro Duarte (Ansa)
Il presidente della Repubblica ricorda Willy Monteiro Duarte e tra le righe manda un messaggio ai progressisti esagitati: datevi una regolata. Ma non ce la fanno: se a morire è un loro avversario, fioccano i distinguo e persino le giustificazioni.
2025-09-17
Morto in silenzio Duilio Poggiolini. Il vecchio «re Mida» della sanità distrutto da Tangentopoli
Duilio Poggiolini (Getty Images)
Il dirigente travolto dall’inchiesta milanese è venuto a mancare cinque anni fa, ma la notizia non era trapelata. Assolto per lo scandalo sul sangue infetto, quando era ormai malato, non seppe nulla dell’esito del processo.