2023-05-21
Alla fiera di Milano ho affittato un utero dopo cinque minuti
A Wish for a baby, il festival della surrogata, quello che è vietato in Italia si può prenotare all’estero. Proteste fuori dai cancelli.La signora bionda passa veloce tra i manifestanti. Piove, non sembra avere un ombrello. Sta cercando l’ingresso di Wish for a baby, la grande fiera della fertilità (in realtà un evento promozionale, tre le altre cose, della maternità surrogata) che prosegue anche oggi a Milano, fra i capannoni di via Mecenate.«Sono venuta da Roma, lavoro in ambito sanitario e il tema mi interessa molto», dice. «Ho sentito la musica e pensavo che si entrasse da qui, invece era una protesta».Già, nonostante il cielo grigio e le gocce fastidiose, fuori ci sono parecchi contestatori. Le femministe vestite come le protagoniste de Il racconto dell’ancella, la «distopia riproduttiva» di Margaret Atwood. Poi Fratelli d’Italia sotto a un gazebo. Militanti della Lega e del Popolo della famiglia con i cartelloni. Al presidio, in mattinata, si vede anche Roberta Osculati del Partito democratico, che nelle passate settimane ha avuto il fegato di prendere posizione contro il baraccone sulla procreazione assistita. «È una cosa buona parlare di natalità, ma per la delicatezza e la complessità del tema non può essere affidato solo a un contesto commerciale e fieristico», dice. «Soprattutto non può passare dal percorso della surrogazione. Nel nostro ordinamento giuridico, infatti, non esiste un modello di genitorialità diverso da quello fondato sul legame biologico tra genitore e figlio o di quello alternativo che passa dall’adozione. Non c’è un paradigma genitoriale fondato esclusivamente sulla volontà degli adulti di esser genitori. È evidente che si tratti di un tema delicato, che ha suscitato discussione anche all’interno del mio partito. Ma prima ancora che politico, questo è un tema etico. Parliamo, perciò, di genitorialità e di maternità ma smascheriamo la strumentalità che c’è dietro a certi dibattiti e a certi eventi».Il tema, in effetti, imbarazza non poco i dem: se la segretaria Elly Schlein è a favore dell’utero in affitto, molti altri sono decisamente contrari. Soprattutto, a essere contrari, sono i tribunali italiani. Ma nel caso di Wish for a baby il sindaco Beppe Sala e la giunta milanese hanno risolto il dilemma con facilità: se ne sono semplicemente fregati, lasciando che tutto si svolgesse in ipocrita serenità. All’esterno, a vigilare sui manifestanti sotto la pioggia, ci sono i poliziotti ma viene il sospetto che dentro, a indagare, non sia stato mandato nessuno, benché manifestare sia legittimo e promuovere certe pratiche riproduttive, invece, no. Meraviglie italiche.Trovare l’ingresso nel dedalo di edifici industriali non è facile, ma aiuta la voluminosa segnaletica che gli organizzatori di Wish for a baby hanno sparso in giro: un servizio ai visitatori ma pure un gesto politico, come a dire «siamo qui e non ci nascondiamo». E in effetti, di nascosto all’interno, non c’è proprio nulla. La signora bionda si defila rapida, io entro con facilità mostrando il biglietto gratuito. Mi regalano una borsa di tela con materiale informativo, prima di una lunga serie di omaggi che comprenderanno anche una confezione di caramelle a forma di provetta per il seme donatami da Barcelona Ivf.A prima vista sembra una riunione di consulenti finanziari. Tante signorine in tailleur, tanti uomini in giacca, vari stand in cui i toni blu, bianchi e rosa dominano. Non ci sono gli annunciati controlli di sicurezza rigidissimi, forse perché, ormai, il gioco è scoperto. In compenso, tanti standisti sorridenti e professionisti stranieri che parlano un italiano educato e scorrevole. I più timidi sono gli avventori, che si guardano attorno circospetti prima di accomodarsi ai tavolini per le consulenze e ripetere il sofferto racconto della propria odissea procreativa. Non dovrei origliare, ma dal tavolino a cui sono appoggiato sento una coppia eterosessuale chiedere informazioni su qualcosa che non comprendo ma che la consulente davanti a loro, sorridendo, definisce «vietata in Italia». Facile intuire che discutano di maternità surrogata.Che sia proibita, lo sanno anche i sassi. Che sia punito dalla legge anche propagandarla, invece, è del tutto irrilevante. La legge 40/2004 «punisce chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza l’acquisizione di gameti umani in violazione dei principi di volontarietà e gratuità della donazione». Ma a prendere un appuntamento per organizzare l’affitto di un utero all’estero, per la precisione in Grecia o a Cipro, impiego circa cinque minuti. Altri colleghi «infiltrati» hanno impiegato pochi istanti di più, ottenendo offerte per svolgere la pratica in Georgia.Vado quasi a colpo sicuro allo stand della clinica Garavelas. Mi regalano una bella agenda e una brochure in italiano in cui, a pagina 25, illustrano il loro servizio di surrogazione. Specificano da subito che la pratica è legale in Grecia e la madre surrogata dovrà «firmare la scrittura privata tra lei e i futuri genitori e rispettarne appieno i termini». È il famoso contratto per assicurarsi che colei che «dona» il ventre non cambi idea.La consulente della clinica mi offre un immediato colloquio con il dottor Attanasio Garavelas in persona, che sta proprio lì a fianco. Mi limito a chiedere qualche delucidazione e mi viene detto che loro si occupano di surrogata «altruistica». Così altruistica che si parte da un minimo di 20.000 euro per il «pagamento» (la parola è proprio questa) della madre gestante, che per un anno non potrà lavorare. Poi ci sono i costi clinici. Nemmeno mezz’ora dopo un collega di Byoblu si presenterà al dottor Garavelas qualificandosi come giornalista e lui si mostrerà appena più cauto: «Non siamo qui per parlare di utero in affitto ma per dare alle coppie una possibilità di diventare genitori. Non è una cosa obbligatoria, è un desiderio e dobbiamo dare indicazioni su come realizzarlo. Nel mio Paese l’utero in affitto è legale, anche se solo per cause mediche. Utero in affitto è una parola brutta, meglio maternità surrogata».Il dottore può chiamarlo come gli pare, ma resta illegale. Ed è illegale pubblicizzarlo. A Wish for a baby, però, lo fanno tutti. Anche alla clinica Acibadem, come previsto, sono ben disponibili a organizzare tutta la procedura al di fuori dei confini italiani. Possono provvedere loro a tutto: dal viaggio al soggiorno. In fiera, in ogni caso, c’è solo il proverbiale imbarazzo della scelta. Trovo compagnie che si occupano di turismo procreativo per gay ed etero, con tanto di cartelloni arcobaleno. Corrieri per la spedizione internazionale di ovuli e gameti. Cryos, la «più grande banca di sperma e ovuli al mondo», mi invita a scegliere «il donatore o la donatrice di ovuli ideale per il futuro del tuo bambino». Più o meno tutte le società presenti si occupano di donazione di ovuli, manco a dirlo una pratica che in Italia è proibita ma che Barcelona Ivf reclamizza con apposito flyer. Leggo: «Barcelona Ivf può contare su un gran numero di donatrici di ovociti: questo ci permette di ottenere risultati eccellenti nel processo di assegnazione della donatrice più adatta alle caratteristiche fisiche di ciascuna paziente. Tutte le nostre donatrici devono superare una batteria di controlli molto severi per essere ammesse a prendere parte al nostro programma: visita medica, controlli ginecologici, ecografia pelvica, valutazione psicologica, analisi per escludere la presenza di malattie infettive e cariotipo. Inoltre, la verifica della compatibilità genetica consente di escludere mutazioni importanti e di ridurre il rischio che il nascituro soffra di oltre 250 malattie genetiche conosciute».Chiaro: disabilità e malattie vanno escluse da subito, del resto la riproduzione in laboratorio consente intriganti sconfinamenti nell’eugenetica: chi pagherebbe decine di migliaia di euro per un figlio problematico? Come diceva il dottor Garavelas, in fiera si trovano soddisfazioni per il desiderio e il desiderio - specie se soddisfatto a pagamento - esige la perfezione. Solo l’amore è gratuito, ma dentro Wish for a baby non ne ho trovato visibili tracce.
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.