2023-07-14
«Un sì svuotato alla legge Natura. Modello Italia: centro e destra uniti»
Carlo Fidanza (Imagoeconomica)
Il capodelegazione di FdI all’Europarlamento Carlo Fidanza: «Testo salvato nominalmente, ma politicamente l’agenda green ormai è finita. Il nostro obiettivo è un Ecr forte con allargamenti: compresi anche Lega e Popolari».Le ultime votazioni che si sono succedute a Bruxelles e a Strasburgo su alcuni importanti provvedimenti stanno evidenziando una montante insofferenza dei moderati della maggioranza Ursula nei confronti dell’approccio ideologico di Socialisti e Verdi. Questo, associato all’incontestabile cambio di clima politico a livello continentale, culminato con la vittoria del centrodestra in Italia, apre degli scenari inediti per la prossima legislatura europea, il cui indirizzo politico sarà determinato dalle elezioni tra un anno. Del declino dell’impostazione radicale e della possibilità che il «modello Italia» si imponga anche in Ue abbiamo parlato con Carlo Fidanza, capo delegazione di Fdi al Parlamento europeo.Cosa è successo col cosiddetto «Ripristino natura»?«Nella versione originaria proposta da Frans Timmermans il regolamento portava con sé una serie di restrizioni all’utilizzo di suolo a fine agricolo, che avrebbe limitato in modo molto forte l’agricoltura, la pesca e la silvicoltura. Proprio mentre abbiamo bisogno di più sicurezza alimentare e meno dipendenza dai Paesi terzi. Un testo molto ideologizzato che già il Consiglio europeo aveva smussato e che, nel passaggio in Parlamento, è stato oggetto di una scelta di campo. Dopo tanti, troppi, accordi al ribasso il Ppe si è finalmente schierato con forza contro un provvedimento che fa parte del Green deal. Non era mai successo in modo così netto. Il voto di ieri ha evidenziato questa polarizzazione tra due modelli. È l’inizio di una nuova storia. Sembra che anche i liberali siano in ordine sparso…«In Aula si è votato prima su un emendamento di rigetto. I macroniani erano molto spaccati al loro interno e si sono riposizionati sulla versione già votata dal Consiglio per contenere la fronda. Sono così mancati pochi voti per il rigetto. A quel punto, si è passati a votare gli emendamenti che hanno modificato il testo in maniera rilevante. Grazie a un emendamento del nostro gruppo abbiamo salvato l’agricoltura, anche se rimane una normativa iperideologica che penalizza chi produce. Al contrario di quanto raccontato dalle sinistre, che si abbracciavano ed esultavano per lo scampato pericolo, il Ppe ha sì avuto una divisione interna ma ne ha persi soltanto 15 su 180 mentre i liberali, in proporzione, ne hanno persi molti di più: 28 su 101 hanno votato con noi».Grande è la confusione sotto il cielo.«Al netto di questo voto, ci stiamo proiettando all’anno prossimo e questo passaggio ci fa ben sperare. L’ala ultra green non ha più i numeri, perché la proposta di Timmermans non è passata come voleva lui. Il provvedimento è stato salvato solo nominalmente, ma dal punto di vista dell’agenda politica quella storia è finita. I numeri di oggi ci dicono che tra un anno ci sarà un cambio di priorità e di approccio. Tutti vogliamo difendere la natura ma un conto è fare le cose con buonsenso, coinvolgendo chi produce, e un altro conto è massacrare imprese e lavoratori. Avremmo preferito una bocciatura del regolamento ma, guardando al 2024, credo che questi siano i prodromi di ciò che vorremmo realizzare».Cosa vorreste realizzare?«Il nostro schema parte naturalmente da un Ecr più forte possibile, come baricentro per un asse forte con i Popolari e ulteriori allargamenti verso il centro e verso la destra, che poi è il “modello Meloni”. Abbiamo dati in crescita in tutta Europa dei nostri partiti affiliati, aumentano le esperienze di governo in cui sono coinvolti. Ora speriamo di vincere in Spagna con un governo Vox-Popolari, anche per consolidare la presenza di premier di centrodestra a far compagnia a Giorgia Meloni in Consiglio». E la Lega? La tenete dentro?«Con un Ecr forte si potrà ragionare sugli allargamenti. È ovvio che la Lega per noi è compresa in un ragionamento di centrodestra: governa con noi e non abbiamo alcuna intenzione di tagliarla fuori da questo progetto». E come si concilia questo con il veto posto dai Popolari (anche in Italia) su alcuni alleati di Salvini?«In questo momento è difficile immaginare cosa accadrà, i cittadini voteranno e il giorno dopo conteremo e peseremo i consensi. Poi il presidente della Commissione verrà proposto dal Consiglio e dovrà trovare un riscontro in Aula. È uno schema diverso dalle elezioni nazionali. A noi interessa intanto avere il risultato migliore possibile come Ecr, un asse forte col Ppe e coinvolgere quanti più possibile. Chi ha posizioni di ultradestra anti europea non è compatibile con questo percorso. Per esperienza posso dire che le istituzioni Ue sono il terreno del pragmatismo. Qualsiasi ragionamento è ora prematuro, tanto più che molti di questi partiti saranno in competizione tra di loro e non potranno certo fare annunci di alleanze. L’importante è avere un forte blocco di centrodestra che possa condividere un’agenda politica sui grandi temi. A noi interessa che l’Italia e Giorgia Meloni siano centrali e protagonisti nella prossima legislatura. E questo è quello che interessa agli italiani».
Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo in occasione del suo incontro con il premier greco Kyriakos Mitsotakis.