2021-04-07
Fico-Casellati pilateschi sul Copasir
I presidenti delle Camere intervengono sullo stallo del comitato: «Può riunirsi, ma l’attuale composizione non è conforme». E sulla guida: «La politica si accordi»Ormai da oltre un mese il comitato parlamentare per la sicurezza è fermo. Nessuna audizione. Eppure ne sono successe di cose. L’ultima in ordine di tempo, l’arresto del capitano di fregata, Walter Biot, con l’accusa si spionaggio pro Russia. Il motivo dell’impasse è semplice. Il presidente, il leghista Raffaele Volpi, ha inviato una lettera ai presidenti delle Camere facendo presente di valutare le dimissioni, nel caso fosse necessario fare un passo indietro. Volpi non ha dato le dimissioni come i suoi predecessori. Ha atteso il parere di Roberto Fico e di Elisabetta Casellati. Che ieri è stato reso pubblico. I due politici hanno comunicato gli esiti delle loro valutazioni rispetto alla composizione del Comitato e alla sua presidenza, «il cui assetto, a seguito della formazione dell’ampia maggioranza parlamentare di sostegno al governo Draghi, non corrisponde più alle previsioni recate dalla legge n. 124 del 2007». Nella lettera i presidenti spiegano anche le ragioni giuridiche in base alle quali non possono mettere in atto alcun intervento di carattere autoritativo sul Comitato. Non possono infatti né imporre dimissioni, né revocare i componenti, né sciogliere o dichiarare l’organo decaduto. «Ne consegue che la richiesta formulata dai gruppi di Fratelli d’Italia della Camera e del Senato», si legge nel comunicato, «finalizzata a veder attribuita la presidenza del Copasir a un parlamentare di opposizione, potrà essere soddisfatta esclusivamente attraverso accordi tra le forze politiche, che i presidenti si riservano di verificare in sede di Conferenza dei capigruppo». A sterzare la linea su una soluzione pilatesca è stato soprattutto Fico, il quale fin da subito è sembrato propenso per lo status quo. Tanto da aggiungere nella lettera anche un passaggio finale, secondo cui il «Copasir allo stato attuale può operare nella pienezza delle sue funzioni». Da un lato riconoscono che non rispetta la legge 124 del 2007, eppure dall’altro autorizzano il comitato ad andare avanti con i lavori. Volpi nella sua lettera di febbraio rimettendo il mandato aveva fatto presente che la presidenza spetta alle opposizioni, ma in contemporanea dovrebbe esserci una composizione proporzionale. D’altronde l’esempio di Massimo D’Alema sembra ormai essere decaduto. L’ex leader dei Ds diede le dimissioni e poi con l’ok della Lega riprese l’incarico per il fatto che il governo Monti era un esecutivo tecnico. Con Mario Draghi l’esempio non sta in piedi. Il paradosso della lettera di Fico è che ora si possono aprire nuovi fronti legali. Non tanto perché Fdi invoca Sergio Mattarella mentre attende «di vedere cosa diranno i rappresentanti dei partiti negli uffici di presidenza, se vorranno rendersi complici di una violazione delle norme che non ha precedenti o se preferiranno, come speriamo, ricordare che le regole valgono per tutti e sono a garanzia di tutti». Ma perché, come ha suggerito ieri Salvatore Curreri, professore di diritto pubblico e vicino alla sinistra: «Ora ciascun membro di Fdi potrebbe sollevare il conflitto di attribuzione davanti ai presidenti delle Camere per non essere stati nominati presidenti» del Copasir in queste settimane di attesa. Gli stessi Fico e Casellati ricordano che l’attuale configurazione è contro la legge statutaria. Resta così una strada stretta da percorrere, quella politica. Pericolosa perché si confonde il piano istituzionale con quello delle trattative tra partiti. E qui la Lega, che ormai è sostenuta, in questo braccio di ferro solo da Matteo Renzi, rischia di uscirne senza alcun vantaggio.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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