2020-10-26
Fico accelera sul voto alla legge Zan per toglierci pure la libertà di parola
Dopo il rinvio causa focolai, il presidente della Camera annuncia trionfante: «Il ddl sarà in Aula da martedì». Alla fine, per ottenere il cambio di sesso (e zittire chi dissente) basterà l'ormai famigerata autocertificazione.In fondo è una questione di equilibrio: visto che hanno limitato la libertà di circolazione, la libertà di impresa e persino quella di praticare sport, mica possono evitare di mettere un bel ceppo alla libertà di pensiero, non trovate? Del resto questi italiani irresponsabili che non sanno evitare i contagi non possono certo ragionare in autonomia. Bisogna rieducarli, filtrare le loro idee e ricostruirle daccapo. Ecco allora che, nel pieno della ritrovata emergenza, si può temporeggiare su tutto, lasciare tutto in pausa, trascurare chiunque, ma non si può fermare il ddl Zan sull'omotransfobia. La scorsa settimana la discussione sul testo era stata rinviata a causa dell'aumento dei positivi a Montecitorio. Ma il presidente della Camera, Roberto Fico, ha deciso che non si può perdere un altro minuto di più: «Mi avete scritto in tanti sull'argomento, e approfitto di questa occasione per rispondervi: il ddl Zan verrà votato in aula la prossima settimana, a partire da martedì pomeriggio», ha scritto su Facebook. Anche Mario Pierantoni, presidente della commissione Giustizia della Camera del Movimento 5 stelle, ci ha tenuto a rivendicare l'impegno del suo partito per i diritti Lgbt. «Abbiamo da sempre manifestato il nostro convinto sostegno a questa proposta legislativa», ha detto a Gaynews. «E anche oggi ribadiamo la necessità di ampliare la platea dei destinatari della tutela e fornire adeguati strumenti contro i cosiddetti hate crimes (crimini d'odio)». In realtà l'unica forma di odio presente, qui, è quella contro il pensiero che non intende piegarsi ai diktat dell'ideologia. Perché a questo serve il ddl Zan: a colpire chiunque non si adegui alla versione dominante. E non è un caso che la maggioranza più liberticida della storia italiana recente si stia dannando per approvarlo.Qualora ciò dovesse accadere le conseguenze sarebbero gravi. E per rendersene conto basta prestare un po' di attenzione a ciò che dichiara Alessandro Zan del Pd, l'uomo che dà nome al ddl. L'ultima battaglia di civiltà in cui si è imbarcato origina da un articolo uscito sabato su Repubblica. Il cronista Enrico Ferro ha raccontato una storia ambientata in un liceo padovano dove, alle elezioni per il rappresentante di istituto, si è presentato un sedicenne di nome Luca. Piccolo problema: sui manifesti elettorali Luca è stato indicato come Paola. Motivo? Luca non è nato maschio: è una ragazza che si sente uomo, dunque ha cambiato nome e modo di vestire. Non stiamo parlando di un adulto che abbia completato il percorso (anche chirurgico) di cambiamento di sesso. No, qui si tratta di una ragazza minorenne che si dichiara uomo e pretende di essere riconosciuta come tale anche sui documenti ufficiali, tra cui i manifesti elettorali scolastici. Di fronte al rifiuto del preside di cambiare il nome sui cartelloni si è scatenata la buriana mediatica.In sé, la storia è quasi strapaesana. Ma a inquietare è il modo in cui sposta ulteriormente il confine del lecito. Di fatto Luca/Paola rivendica il cosiddetto self id, cioè il diritto di definire in totale autonomia la propria identità e di imporla agli altri, alla comunità intera. Se a chiunque venisse garantita questa possibilità, per diventare donna basterebbe una firma su un documento, l'identità sessuale sarebbe ridotta a mero desiderio.E veniamo all'intervento di Zan sul caso di Luca/Paola. «La vicenda di Luca, studente al liceo Tito Livio di Padova, deve essere chiarita: mai la scuola, in quanto istituzione primaria nella formazione delle nuove generazioni, si può rendere responsabile di discriminazioni, né può creare situazioni di disagio per i propri studenti. Per questo ritengo necessario che il dirigente scolastico del liceo padovano chiarisca al più presto la propria posizione», ha detto il deputato Pd. «Tramite la scuola possiamo creare una società migliore, libera da stereotipi antichi e patriarcali, più inclusiva e solidale. […] Anche per questo nella proposta di legge contro l'omotransfobia e la misoginia in esame in Parlamento sono contenute delle azioni positive che coinvolgono la scuola in progetti di inclusione ed educazione al rispetto per tutte le differenze».Capito? Per Zan opporsi all'idea che un minorenne possa cambiare sesso semplicemente dichiarando la propria appartenenza a un nuovo genere è una forma di discriminazione. Chi contesta l'idea che per diventare donna (o uomo) basti «sentirsi» tale viene dipinto come un odiatore, un omofobo. E trattato come uno che meriti di essere rieducato. State tranquilli, dunque. Presto vi servirà una'autocertificazione per andare a cena da un amico o un parente. Ma con una analoga autocertificazione potrete cambiare sesso. Non siete contenti?