2024-10-26
Femminista radicale molla i progressisti: «Per le donne meglio i conservatori»
Nel riquadro la femminista britannica Julie Bindel. Sullo sfondo il premier Keir Starmer (Ansa)
Altro che destra anti gay (caso Spano) e maschilista (caso Gpa). Per Julie Bindel, illustre femminista, è a sinistra il problema.E ridagli con la solita tiritera: la destra discrimina, la destra è omofoba, la destra - lo scrive sulla Stampa Flavia Perina, di professione demolitrice del mondo da cui proviene - ha imposto l’egemonia culturale dei malvagi Provita, che sono bigotti, codini e reazionari. Il repertorio di accuse ormai lo conosciamo a memoria, e sappiamo che viene riproposto ogni volta che qualcuno s’azzarda a sfiorare questioni eticamente sensibili. Negli ultimi giorni da sinistra hanno riavviato il mulino dopo l’approvazione della legge che rende l’utero in affitto reato universale (norma che i progressisti giudicano lesiva dei diritti Lgbt anche se la Corte costituzionale, al contrario, ritiene che essere gravemente lesiva dei diritti femminili sia la surrogata), e il caso Spano ha fatto il resto.Forse, però, è giunto il momento di rompere il carillon che diffonde sempre la medesima melodia triste, e di rendersi conto che la tanto vilipesa «cultura di destra» è sostanzialmente l’unica, oggi, capace di difendere davvero i diritti calpestati, in particolare quelli delle donne. Già, perché di questi tempi sono le donne - e non altre rumorose minoranze - a rischiare che la loro dignità venga offesa, che il loro corpo sia sfruttato, che la loro stessa essenza sia negata. La sinistra - con rarissime eccezioni - di tutto ciò non si occupa, anzi è la principale sostenitrice della cancellazione della donna. Nel resto del mondo parecchi intellettuali hanno cominciato a rendersene conto e fra questi c’è la britannica Julie Bindel: già iscritta al partito laburista, nome storico del femminismo radicale. docente e saggista di livello, columnist e «lesbica politica». Il suo percorso è iniziato nel 2020, tra molti dubbi. Bindel scrisse che, sebbene la sinistra avesse abbandonato le donne, non ci si doveva fidare delle promesse da marinai della destra. A quattro anni di distanza, la sua opinione è cambiata, più per i demeriti dei progressisti che per i meriti dei destrorsi. Nei giorni scorsi, su Unherd ha scritto che l’intersezionalità (confuso apparato retorico tipico delle attiviste trans dell’ora presente) ha ucciso il femminismo. Poi, sul prestigioso Spectator, ha calato l’asso. Il suo editoriale esplosivo inizia così: «Le femministe come me dovrebbero tapparsi il naso e allearsi con i conservatori? È un dilemma con cui molti di coloro che si preoccupano del dibattito sui transgender stanno lottando». Secondo Bindel, «il partito laburista ha fallito in modo spettacolare con le donne quando si tratta di proteggere i loro diritti. Il partito dei Verdi sembra più interessato a proteggere i diritti dei transgender che a salvare l’ambiente. E i Lib Dem vogliono rendere ancora più facile per gli uomini ottenere certificati rilasciati dal governo che li dichiarino donne». Ecco allora il dilemma: «I conservatori non sono certo un’opzione allettante, ma sono il partito più adatto a parlare a favore delle donne?». Bindel spiega di aver votato i laburisti alle ultime elezioni ma precisa: «Per me e per altre femministe, quel sostegno non è incondizionato. Alcune femministe stanno già facendo l’impensabile, e si stanno rivolgendo ai conservatori. Questa migrazione verso i conservatori tra le femministe sarebbe sembrata un tempo impossibile. Le attiviste per i diritti delle donne in questo paese tradizionalmente siedono nella sinistra politica. [...] Per anni, il partito laburista è stato la casa naturale delle femministe di sinistra. Ma Keir Starmer rischia di perdere questi elettori se non rassicura rapidamente le donne sul fatto che i loro diritti sono al sicuro sotto il partito laburista. La verità è che il partito di Starmer ha deluso le donne capitolando di fronte a chi nega la realtà biologica del sesso». Bindel avanza nei confronti dei laburisti inglesi critiche che le sue compagne femministe muovono alle sinistre di tutto il mondo. «Il partito laburista ha promosso l’ideologia di genere a spese dei diritti e della sicurezza delle donne», attacca. «Il partito non è riuscito a resistere alla occupazione ideologica delle istituzioni britanniche e ha ignorato le vessazioni incessanti subite dalle donne che si sono ribellate per cercare di proteggere i loro diritti basati sul sesso». Poi, la nota attivista affonda il coltello: «La realtà del sesso biologico è importante e non solo nello sport e nelle prigioni. Il sesso biologico è cruciale nella scienza e nella salute, sul posto di lavoro, nelle università e quando raccogliamo dati e statistiche. Il sesso biologico è importante perché, ad esempio, registrare l’identità di genere di uno stupratore distorce non solo i dati, ma porta anche a ulteriori traumi e sofferenze per le vittime». Biindel e compagne temono «che il partito laburista non riesca a fermare l’adozione incessante dell’ideologia di genere. Se il partito vuole mantenere il voto femminista, il partito laburista deve essere realista sul sesso biologico». Conclusione del ragionamento: «Le femministe non devono, ovviamente, dimenticare che i conservatori hanno una loro storia a scacchi nel dibattito di genere. [...] Se è ovvio che i conservatori avrebbero potuto fare di più per fermare l’erosione dei diritti delle donne, almeno loro - anche se un po' tardivamente - sembrano essersi risvegliati riguardo alle preoccupazioni delle donne su questo argomento. [...] Il partito laburista, di cui ero membro fino a quando Jeremy Corbyn non è diventato leader, ha fallito clamorosamente con le donne sulla questione di genere. Non sopporto l’idea di allearmi con i Tories. Ma a meno che Starmer non agisca rapidamente per calmare i nostri timori che non gli importi dei diritti delle donne, alcune femministe potrebbero prendere in considerazione l’impensabile». Non sono poche le femministe che questo «impensabile» hanno iniziato a considerarlo. O che, per lo meno, dialogano con chi proviene da una cultura differente ma si ritrova a combattere analoghe battaglie. In Italia ci sono attiviste, intellettuali, filosofe e giornaliste che si confrontano con il mondo cattolico e conservatore. A differenza della gran parte della sinistra, costoro sono state coraggiose e aperte, veramente libere. E con il loro esempio hanno mostrato a tutti chi siano oggi i veri intolleranti: i liberal che danno lezioni di morale mentre demoliscono i diritti.