
Il cantante era stato invitato a «Belve». Per Francesca Fagnani, Viale Mazzini si è opposto. Per l’azienda non ci sarebbe stata nessuna censura, ma una questione di budget.All’inizio molti l’avevano liquidata come un’indiscrezione: «Mamma Rai in in modalità Tele-Meloni ha sbattuto la porta in faccia a Fedez?». Dagospia spiegava che, prima dei problemi di salute, il marito di Chiara Ferragni, ricoverato da giovedì al Fatebenefratelli di Milano, aveva accettato l’invito di Francesca Fagnani per partecipare a Belve, il programma che va in onda in prima serata su Rai 2. L’intervista, però, sarebbe stata cassata, sempre secondo Dago, «per misteriose ragioni editoriali». Quando, però, proprio la conduttrice di Belve ha confermato, l’indiscrezione si è trasformata in un caso mediatico. E il «niet» di Mamma Rai è diventato un assist per far parlare di sé al rapper, che resterà ancora per alcuni giorni in ospedale. «L’unica cosa che conta adesso è che Federico stia bene. Solo un chiarimento. Per quel che riguarda la notizia relativa alla partecipazione di Fedez a Belve, è vero che la dirigenza Rai non l’ha ritenuta opportuna. Non condivido questa decisione né Belve del resto ha mai tolto voce a nessuno. Magari non finirà così», ha precisato la Fagnani in una storia postata su Instagram. Da Viale Mazzini trapela che la partecipazione di Fedez sarebbe stata retribuita e che la decisione di non approvarla non avrebbe a che vedere con la politica.L’invito della Fagnani a Fedez risale allo scorso febbraio. Durante Muschio selvaggio, podcast del cantante che nel periodo del Festival di Sanremo trasmetteva dalla Riviera e che andava in onda proprio su Rai 2, tra gli ospiti in studio c’era proprio la Fagnani. A lei Fedez aveva chiesto chi avrebbe voluto intervistare e la Fagnani aveva risposto: «Te, che però non mi hai detto proprio no. Mi hai detto “Vediamo”». E il rapper l’aveva liquidata così: «Quando vai a Belve non ne puoi uscire bene». Ma deve averci ripensato. Nonostante lo stop, dai vertici di Viale Mazzini, stando all’agenzia di stampa La Presse, sono stati inviati auguri di pronta guarigione a Fedez. I giornali progressisti, nel frattempo, si sono subito affannati a spiegare che probabilmente è tutto legato ai pregressi burrascosi. Come per Sanremo 2023: durante la sua esibizione il cantante inveì contro il sottosegretario Galeazzo Bignami e il ministro della Famiglia Eugenia Roccella Stefano Coletta, in quel momento direttore dell’intrattenimento prime time, si dissociò a nome di Mamma Rai. Inoltre salì sul palco per baciare Rosa Chemical. Ma anche al Concertone del 1° maggio 2021 il rapper provocò qualche scossone, sostenendo di aver subito un tentativo di censura, perché il suo intervento sarebbe stato sottoposto ad approvazione, e se la prese con l’allora direttore di Rai 3 Franco Di Mare che lo aveva accusato di aver manipolato la registrazione di una telefonata. Ma le opposizioni devono aver dimenticato proprio questo precedente, visto che dem e pentastellati hanno subito gridato allo scandalo. «Quindi la dirigenza Rai pone veti sulla partecipazione di Fedez a Belve? È la stessa dirigenza che chiude trasmissioni di successo e le sostituisce con catastrofici flop, facendo perdere al servizio pubblico ascolti e risorse. Non è la Rai, è Tele Meloni», twitta il deputato del Pd Matteo Orfini. «Se lo stop da parte della Rai fosse confermato», commenta il capogruppo del M5s in commissione di vigilanza Rai Dario Carotenuto, «ci troveremmo di fronte a un veto tanto ridicolo quanto grave. I vertici della tv pubblica farebbero bene a esprimersi subito perché è forte il sospetto che si tratti di una scelta politica legata alle ultime performance del cantante». Comprese quelle del periodo in cui la Rai era giallorossa.
Franco Zanellato
Lo stilista Franco Zanellato: «Il futuro? Evolvere senza snaturarsi e non inseguire il rumore, ma puntare su qualità e coerenza. Nel 2024 abbiamo rinnovato il marchio partendo dal Dna. Il digitale non è più soltanto un canale di vendita».
C’è un’eleganza silenziosa nel successo di Zanellato. In un panorama della moda che cambia rapidamente, tra nuove sensibilità e mercati in evoluzione, il brand fondato da Franco Zanellato continua a crescere con coerenza e autenticità, restando fedele ai valori del Made in Italy e a un’idea di lusso discreto e consapevole. Partito da Vicenza, ha saputo trasformare l’azienda di guanti di famiglia, in un luxury brand conosciuto in tutto il mondo. L’iconica Postina, simbolo di una femminilità raffinata e senza tempo, oggi dialoga con tre nuove borse che ampliano l’universo creativo della maison, interpretando con linguaggio contemporaneo il concetto di «Arte e mestieri» che da sempre ne definisce l’identità. Una visione che piace e convince. A trainare questa crescita, il mercato italiano e la piattaforma e-commerce, ma soprattutto una strategia che mette al centro la ricerca, l’equilibrio tra tradizione e innovazione, e un dialogo sempre più diretto con le donne che scelgono Zanellato per ciò che rappresenta: autenticità, bellezza, rispetto dei tempi e dei gesti, una filosofia che unisce artigianalità e design contemporaneo sempre vincente. Ne abbiamo parlato con Franco Zanellato per capire come si spiega questo successo e quale direzione prenderà l’azienda nei prossimi anni.
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Proviene dal «maiale degli alberi»: dalle foglie alla corteccia, non si butta niente. E i suoi frutti finiscono nelle opere d’arte.
Due sabati fa abbiamo lasciato la castagna in bocca a Plinio il Vecchio e al fior fiore dell’intellighenzia latina, Catone, Varrone, Virgilio, Ovidio, Apicio, Marziale, i quali hanno lodato e cantato il «pane dei poveri», titolo ampiamente meritato dal frutto che nel corso dei secoli ha sfamato intere popolazioni di contadini e montanari.
Albert Bourla (Ansa)
Il colosso guidato da Bourla vende una quota della sua partecipazione nella casa tedesca. Un’operazione da 508 milioni di dollari che mette la parola fine sull’alleanza che ha dettato legge sui vaccini anti Covid.
Pfizer Inc vende una quota della sua partecipazione nella casa farmaceutica tedesca Biontech Se. Il colosso statunitense offre circa 4,55 milioni di American depositary receipts (Adr) tramite un collocamento accelerato, con un prezzo compreso tra 108 e 111,70 dollari per azione. L’operazione porterebbe a Pfizer circa 508 milioni di dollari, segnala la piattaforma di dati finanziari MarketScreener.
Da sinistra, Nicola Fratoianni, Angelo Bonelli e Maurizio Landini (Ansa)
Secondo uno studio, solo nel 2024 hanno assicurato all’erario ben 51,2 miliardi di euro.
A sinistra c’è gente come Maurizio Landini, Elly Schlein o l’immancabile duo Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni che si sgola per denunciare il presunto squilibrio della pressione fiscale che grava sui cittadini e chiede a gran voce che i ricchi paghino di più, perché hanno più soldi. In parole povere: vogliono la patrimoniale. E sono tornati a chiederla a gran voce, negli ultimi giorni, come se fosse l’estrema ancora di salvataggio per il Paese.






