2023-08-15
L’Fda ammette gli spot all’antivirale: «Siamo stati la cheerleader di Pfizer»
Il capo dell’ente regolatorio Usa rivela di aver fatto pubblicità al Paxlovid, autorizzato in via emergenziale: «Le prove erano solide». In realtà, i trial erano stati svolti solo su non vaccinati e prima dell’arrivo di Omicron.Dagli Stati Uniti arrivano nuove conferme sull’urgenza di una commissione parlamentare d’inchiesta relativa alla gestione della pandemia. Se Robert Califf, commissario della Food and drug administration (Fda), ha ammesso di aver aiutato Pfizer a promuovere il suo farmaco antivirale Paxlovid, quante altre rivelazioni dovremmo aspettarci dai massimi rappresentati di enti che hanno deciso sulla nostra salute in epoca Covid? In una recente intervista Califf, nominato da Barack Obama commissario della Fda tra febbraio 2016 e gennaio 2017, richiamato il 17 febbraio 2022 dall’attuale presidente Joe Biden per un secondo mandato a capo dell’agenzia, ha riconosciuto che non era pratica accettata per la Fda promuovere i prodotti regolamentati dall’agenzia, ma l’attenuante era che si trattava di una situazione emergenziale. «Sentivo di avere l’obbligo, in qualità di funzionario della sanità pubblica, di sottolineare che le prove erano solide […] in tempi normali, la Fda non dovrebbe essere una cheerleader, è un arbitro […] ma le persone morivano in numeri molto alti», è stata la stupefacente dichiarazione di chi siede al vertice dell’agenzia del governo americano che si occupa di regolamentare i prodotti farmaceutici. La traduzione italiana di cheerleader è riduttiva, potrebbe essere accostato al capo della tifoseria, o a una ragazza pon pon che sostiene le squadre maschili, ma comunque lo vogliate interpretare è una funzione incompatibile con il ruolo di commissario della Fda. Califf ha provato a spiegare che Pfizer non era stata in grado di pubblicizzare Paxlovid perché aveva solo l’autorizzazione all’uso di emergenza (Eua) e, «ai sensi della sezione 564 del Federal food, drug & cosmetic act, le aziende farmaceutiche non possono pubblicizzare i propri prodotti a meno che non siano completamente approvati», ricorda la giornalista d’inchiesta australiana Maryanne Demasi. Ma non poteva offrire una motivazione seria, sulla scelta di promuovere sui social il Paxlovid, considerato che «il governo degli Stati Uniti si era già impegnato ad acquistare 10 milioni di cicli di trattamento per un costo di 5,29 miliardi di dollari», scrive la Demasi. Inoltre, Califf non ha spiegato che lo studio clinico era stato condotto tra il 16 luglio e il 9 dicembre 2021, prima dell’emergere della variante Omicron che risultò meno virulenta del virus di Wuhan. E che «la sperimentazione clinica di Paxlovid ha reclutato solo persone non vaccinate, che non erano mai state precedentemente esposte al Covid-19». Nel frattempo, la maggior parte degli americani adulti aveva già ricevuto il vaccino (76%) e contratto il Covid (circa il 58%), quindi non si aveva idea di come si sarebbe comportato Paxlovid in «scenari del mondo reale». Lo studio clinico randomizzato su Paxlovid, avviato dal colosso farmaceutico in persone vaccinate a basso rischio di Covid-19, fu abbandonato nel dicembre 2022 «a causa di un tasso molto basso di ospedalizzazione o morte osservato nella popolazione di pazienti a rischio standard».Califf si era vantato sui social media di aver preso il Paxlovid dopo aver contratto il Covid, e ha affermato che il farmaco potrebbe ridurre il rischio di long Covid «nonostante non sia mai stato convalidato da prove solide», sottolinea Demasi, attirandosi così le critiche di essere «un cartellone pubblicitario di Pfizer».«Abbiamo un ruolo indiretto e abbiamo un pulpito prepotente per sensibilizzare il pubblico e fare pressione», ammise Califf lo scorso aprile in un’intervista su Cnbc, il canale televisivo americano leader nella diffusione di notizie economiche. La sua promozione dell’antivirale è proseguita imperterrita, malgrado le molteplici segnalazioni di effetto rebound o rimbalzo di Paxlovid, ovvero la scoperta di essere di nuovo positivi al Covid dopo aver assunto il farmaco, come dovettero ammettere l’ex direttore dei Cdc, Rochelle Walensky, l’ex direttore del National institute of allergy and infectious diseases, Tony Fauci e lo stesso presidente Biden.Eppure, stiamo parlando di un personaggio che ricopre una carica di estrema importanza, sotto i riflettori mondiali. Nel febbraio del 2016, l’Aifa, allora diretta da Luca Pani, dichiarò di accogliere «con favore la notizia della nomina di Robert Califf a nuovo commissario della Fda da parte del Senato degli Stati Uniti». Ne elencava le cariche istituzionali e il prestigio accademico, sottolineando che «Califf è, inoltre, uno stimato autore nell’ambito della scienza biomedica, con oltre 1.200 pubblicazioni nella letteratura peer reviewed, ed è considerato uno dei leader statunitensi nella ricerca traslazionale». Figuriamoci in quali altri tranelli saranno caduti tecnici, funzionari o pseudo scienziati di ben più basso spessore. Nel maggio di quest’anno, Paxlovid ha ricevuto la piena approvazione della Fda per la gestione delle infezioni da Covid-19 da lievi a moderate negli adulti ad alto rischio di sviluppare malattie gravi. Solo negli Stati Uniti sono stati prescritti più di 11,6 milioni di cicli di trattamento del farmaco però, secondo quanto ha pubblicato The Lancet lo scorso aprile, «Paxlovid non ha mostrato alcuna riduzione significativa del rischio di mortalità […] nei pazienti adulti Covid-19 ospedalizzati con gravi comorbilità».
«Haunted Hotel» (Netflix)
Dal creatore di Rick & Morty arriva su Netflix Haunted Hotel, disponibile dal 19 settembre. La serie racconta le vicende della famiglia Freeling tra legami familiari, fantasmi e mostri, unendo commedia e horror in un’animazione pensata per adulti.