2019-02-19
Fatture false e bancarotta. Papà e mamma Renzi agli arresti domiciliari
Tiziano e Laura accusati di aver provocato il crac di alcune ditte. Il figlio annulla il tour per il libro: «Mi colpiscono perché volevo cambiare l'Italia». «Per i genitori fatti non occasionali disegno criminoso in corso da tempo». Nell'ordinanza il gip scrive che esiste il pericolo che i due commettano altri reati della stessa natura. Fra gli indagati ci sono anche vari collaboratori, un nipote e l'ex autista del camper elettorale di Matteo Renzi. Lo speciale comprende due articoli. Tanto tuonò che piovve. Dopo essere stati coinvolti in diverse indagini Tiziano Renzi e sua moglie, Laura Bovoli, sono finiti agli arresti domiciliari con l'accusa di bancarotta fraudolenta e per emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti nella gestione di alcune cooperative fiorentine. I due genitori e i loro complici sono accusati di aver provocato «dolosamente» il fallimento di tre cooperative dopo averne svuotato le casse, incassando in maniera illecita svariati milioni di euro. I lettori di questo giornale erano già stati messi in guardia a dicembre su che cosa stesse bollendo presso la Procura di Firenze, tanto che titolammo «Renzi, svolta nell'inchiesta per bancarotta». E aggiungemmo «sviluppi clamorosi per i fallimenti di Marmodiv e Delivery, i cui amministratori di fatto, secondo gli inquirenti sono i genitori del premier. Decisivo anche il ruolo di Mariano Massone, già indagato con Tiziano a Genova». E infatti oltre ai genitori dell'ex premier è finito ai domiciliari anche Massone. Hanno tutti il divieto di colloqui tranne che con i famigliari e i difensori. Da tempo a Firenze girava la voce che la Procura avesse chiesto al gip l'arresto di Tiziano Renzi e Laura Bovoli per la gestione di alcune cooperative andate in bancarotta. Per questo avevamo annunciato «sviluppi» clamorosi. Ma neanche in questo caso nessuno parve accorgersene. E Tiziano e suo figlio Matteo hanno preferito preparare querele contro i giornalisti colpevoli di denunciare le presunte malefatte dei Renzi imprenditori. Avevamo anche scritto: «L'ultima e definitiva battaglia tra la famiglia Renzi e la giustizia italiana si sta combattendo intorno a quel che resta della cooperativa Marmodiv di Firenze, per cui la Procura di Firenze ha chiesto il fallimento. Il fascicolo è lo sviluppo dell'indagine sul crac di un'altra coop bianca (anche se per gli inquirenti non si tratta di vere cooperative), la Delivery service Italia, e potrebbe riservare clamorosi sviluppi. L'inchiesta, condotta dal procuratore aggiunto Luca Turco, consentirebbe di collegare diversi episodi di bancarotta che in passato hanno riguardato fornitori della famiglia Renzi. Vicende raccontate solo su questo giornale e nei libri I segreti di Renzi 1 e 2». Una parte importante dell'inchiesta era partita dalla Procura di Cuneo che, indagando sul crac della Direkta srl, aveva incrociato alcune operazioni sospette con i Renzi e con la cooperativa Delivery service, riconducibile agli stessi genitori e a Massone. E proprio sul primo numero della Verità pubblicammo intercettazioni e sms riguardanti i due genitori e contenuti in quel fascicolo. Le carte vennero trasmesse a Firenze per competenza. Gli amministratori che si sono succeduti nei vari cda sono tutti finiti sul registro degli indagati. Già nell'ottobre 2017 avevamo elencato le prime iscrizioni eseguite per il fallimento della Delivery: quelle degli ex presidenti Pier Giovanni Spiteri, Pasqualino Furii (in rapporti d'affari pure con la Marmodiv) e Simone Verdolin e dell'ex vicepresidente Roberto Bargilli (ex autista del camper per le primarie di Matteo Renzi). Ma l'elenco si è via via allungato. Per esempio sono stati coinvolti nelle indagini anche i presunti amministratori di fatto, cioè i genitori di Renzi, ma pure lo storico socio d'affari dei genitori dell'ex premier, Mariano Massone, il cui padre Gian Franco venne nominato vicepresidente della Delivery praticamente a sua insaputa, esattamente come gli era accaduto con la Chil post, altra bad company trasferita con tutti i suoi debiti dai Renzi a Massone. Per quel crac Massone, nel 2016, ha patteggiato una pena di 26 mesi per il reato di bancarotta, mentre Tiziano dopo 29 mesi di indagini è stato archiviato. «Eppure i due sono personaggi dello stesso livello», era stato il secco giudizio di chi indaga a Firenze. L'inchiesta riguarda anche il crac della Europe service srl e la gestione della cooperativa Marmodiv per cui la Procura ha chiesto il fallimento e il 31 gennaio il giudice del tribunale fallimentare Silvia Governatori ha ordinato un'ultima Ctu (consulenza tecnica d'ufficio). L'azienda aveva cambiato gli amministratori a marzo (tutti soggetti di fiducia dei genitori di Matteo Renzi) e si era affidata a uomini selezionati da Massone. A maggio, secondo i pm, dalle casse della coop sarebbero stati distratti 270.000 euro e per questo ne hanno chiesto il fallimento nonostante il disperato tentativo di sistemare i conti cedendo l'azienda alla Dpm di Massimiliano Di Palma, altra vecchia conoscenza del trio Tiziano-Laura-Mariano. Nella lista delle aziende fallite c'è anche la Europe service, cooperativa gemella della fallita Delivery: avevano la sede legale allo stesso indirizzo rignanese e solidi legami con Alessandria, crocevia degli affari di Mariano Massone, ex coindagato di Renzi senior a Genova. Ieri è stata Laura Bovoli ad aprire la porta ai finanzieri alle 18.53. Dall'altra parte c'erano tre ufficiali con il provvedimento di arresto. Ma i guai non finiscono qui perché il 4 marzo i due genitori di Matteo Renzi sono attesi da un altro processo per emissione di fatture false del valore di circa 200.000 euro che sarebbero state pagate per operazioni fittizie. Ieri Matteo Renzi ha commentato la notizia quasi in tempo reale e ha scritto sui social: «Sono costretto ad annullare la presentazione del libro a Torino per una grave vicenda personale. Da circa un'ora mio padre e mia madre sono ai domiciliari. Ho molta fiducia nella giustizia italiana e penso che tutti i cittadini siano uguali davanti alla Legge. Dunque sono impaziente di assistere al processo. Perché chi ha letto le carte mi garantisce di non aver mai visto un provvedimento così assurdo e sproporzionato Mai. Adesso chi crede nella giustizia aspetta le sentenze. Io credo nella giustizia italiana e lo dico oggi, con rispetto profondo, da servitore dello Stato». Poi ha parlato del suo travaglio personale: «Da figlio sono dispiaciuto per aver costretto la mia famiglia e le persone che mi hanno messo al mondo a vivere questa umiliazione immeritata e ingiustificata». L'ex premier non ha rinunciato comunque a paventare l'ennesimo complotto: «Se io non avessi fatto politica, la mia famiglia non sarebbe stata sommersa dal fango. Se io non avessi cercato di cambiare questo Paese i miei oggi sarebbero tranquillamente in pensione. Dunque mi sento responsabile per il dolore dei miei genitori, dei miei fratelli, dei miei figli e dei miei nipoti. I dieci nipoti sanno però chi sono i loro nonni. [...] E sanno che ciò che sta avvenendo è profondamente ingiusto». Tuttavia non sono queste inchieste ad aver causato il declino politico dell'ex leader del Pd, bensì i cittadini italiani, che alle elezioni del 4 marzo 2018 scelsero (in massa) di rottamare il Rottamatore. «Voglio che sia chiaro a tutti», ha concluso, prima di annunciare una conferenza stampa per oggi alle 16, «che io non mollo di un solo centimetro. La politica non è un vezzo personale ma un dovere morale. Se qualcuno pensa che si possa utilizzare la strategia giudiziaria per eliminare un avversario sappia che sta sbagliando persona». Parole che ricordano il Silvio Berlusconi di qualche anno fa, che è intervenuto subito sulla vicenda: «Credo che Renzi sia addolorato e che pensi che se lui non avesse fatto politica questo non sarebbe accaduto. È una cosa che non sarebbe accaduta se la sinistra avesse accettato di realizzare la nostra riforma della giustizia». In tarda serata il legale della famiglia Renzi, Federico Bagattini, ha voluto confermare le parole di Matteo Renzi, parlando di «procedimenti difficilmente comprensibili» tenendo conto dell'età dei due coniugi, entrambi incensurati, e delle accuse. Nello stillicidio di dichiarazioni, non poteva certo mancare la pasionaria Maria Elena Boschi, icona della stagione del renzismo, ovviamente via social: «Continuo a credere nella giustizia, ma credo ancora più di prima che questo Paese abbia bisogno del coraggio di Matteo Renzi...». Hashtag: #SiamoTuttiMatteoRenzi. I due vicepremier gialloblù, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, hanno scelto invece di non infierire sull'avversario politico e, quasi all'unisono, hanno scelto la linea del «niente da festeggiare». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/fatture-false-e-bancarotta-papa-e-mamma-renzi-agli-arresti-domiciliari-2629342548.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="per-i-genitori-fatti-non-occasionali-disegno-criminoso-in-corso-da-tempo" data-post-id="2629342548" data-published-at="1757666690" data-use-pagination="False"> «Per i genitori fatti non occasionali disegno criminoso in corso da tempo» La vicenda dell'arresto di Tiziano Renzi e Laura Bovoli parte dal fallimento pilotato di due coop, la Delivery service e la Europe service e dalla richiesta di fallimento della Marmodiv, tutte società collegate alla Eventi 6 dei Renzi. «Bancarotta fraudolenta» è la contestazione madre. E accanto si sono sommati vari capi d'imputazione per reati tributari. Il risultato è un'ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari (chiesta il 26 ottobre 2018, firmata il 13 febbraio ed eseguita ieri) per babbo Tiziano Renzi e sua moglie Laura Bovoli. Con loro è stato arrestato anche Mariano Massone, vicepresidente di una delle coop. Il gip Angela Fantechi nella sua ordinanza ricostruisce i meccanismi ritenuti illeciti e le finalità: «Ad avviso del pm le cooperative fallite e la cooperativa Marmodiv (in relazione alla quale la Procura ha avanzato richiesta di dichiarazione di fallimento) sono state costituite essenzialmente per consentire alle Srl Chil post/Eventi 6 riconducibile agli indagati nei cui confronti è stata avanzata richiesta di applicazione di misura cautelare, di avere a disposizione lavoratori dipendenti senza dover sopportare i costi relativi all'adempimento di oneri previdenziali ed erariali, tutti spostati a capo delle cooperative stesse». Un sistema già ampiamente descritto su questo giornale, a costo di qualche querela. «In sostanza, secondo la ricostruzione dei pm, la società Chil post, poi Eventi 6 si sarebbe avvalsa del personale, formalmente assunto nelle cooperative, le quali, non appena raggiunta una situazione di difficoltà economica, sono state dolosamente caricate di debiti previdenziali e fiscali e abbandonate al fallimento». Non è finita: in sostanza poi le cooperative si sarebbero succedute nel tempo, mantenendo gli stessi dipendenti e gli stessi clienti. La Marmodiv avrebbe poi svolto attività di sovrafatturazione per consentire alla Eventi 6 l'evasione delle imposte. Per il solo anno 2014, ad esempio, il gip calcola che la Marmodiv abbia emesso finte fatture così da dichiarare «elementi passivi fittizi» per un importo totale di 33.172 euro di imponibile e 8.137 di Iva. Per l'anno seguente, 64.941 euro di imponibile e 14.284 di iva. Stessa tattica anche per il 2017: 117.080 euro di imponibile e 25.754 di Iva. Per svuotare la Delivery service di beni, sostiene il gip in uno dei capi d'accusa, sono stati addirittura ceduti 5 autocarri Renault Master e un furgoncino Opel Vivaro. Tra gli indagati ci sono molti nomi noti della galassia di babbo Renzi: il regista e fotografo Pier Giovanni Spiteri, l'autista del camper di Matteo Renzi, Roberto Bargilli, Gianfranco Massone, papà di Mariano, l'avvocato dei Renzi, Luca Mirco, Giuseppe Mincuzzi (ex presidente Marmodiv), Paolo Terreni (nipote di Laura Bovoli), Carlo Ravasio (storico dipendente della Eventi 6 e amministratore Marmodiv), Aldo Periale (nuovo presidente Marmodiv). E ancora: Simone Verdolin, Pasqualino Furii, Pierpaolo Fasano e Alberto Ansaldo. Nelle carte emerge come un fantasma anche la vecchia Chil post per il cui fallimento Tiziano Renzi è stato indagato a Genova per 29 mesi per bancarotta fraudolenta e poi archiviato. Diversi documenti di quell'inchiesta vengono citati anche in quella fiorentina. Nel fascicolo ci sono intercettazioni, testimonianze (alcune già rivelate dalla Verità) e mail che suffragano le ipotesi investigative. Da alcune dichiarazioni testimoniali, ha sottolineato il gip, è stata poi svelata la vicenda del macero dei volantini che le ditte dei Renzi avrebbero dovuto distribuire per conto di importanti aziende della grande distribuzione, come l'Esselunga. Si legge nell'ordinanza che secondo i testi «la Marmodiv su accordo con Eventi 6 mandava al macero un numero elevato di volantini (quelli che non erano distribuiti per caso fortuito e un numero elevato che neppure veniva consegnato per la distribuzione), ed emerge altresì che di tale gestione era pienamente consapevole la società committente e che Tiziano Renzi, in alcune occasioni si era anche occupato personalmente di ritirare i volantini pubblicitari da inviare al macero». Le suddette dichiarazioni secondo il giudice sono state «riscontrate da una significativa attività investigativa che si è dipanata su più fronti». A proposito dei genitori di Renzi, il gip conclude che a suo parere sussistono le esigenze cautelari per questi motivi: «Il modus operandi adottato da Renzi Tiziano e Bovoli Laura affinché “Eventi6" potesse avere a disposizione manodopera senza essere gravata di oneri previdenziali ed erariali» e «con riferimento a Marmodiv anche l'onere fiscale derivante dall'emissione di fatture». Per il gip «sussiste il concreto ed attuale pericolo che gli indagati commettano reati della stessa specie di quelli per cui si procede (tributari e fallimentari), ciò emerge dalla circostanza che i fatti per cui si procede non sono occasionali e si inseriscono in un unico programma criminoso in corso da molto tempo, realizzato in modo professionale con il coinvolgimento di numerosi soggetti nei cui confronti non e stata avanzata richiesta cautelare pervicacemente portato avanti anche dopo l'inizio delle indagini. Attualmente, e in corso di compimento, da parte di Renzi Tiziano e Bovoli Laura, la fase dell'abbandono della Marmodiv ed è del tutto verosimile ritenere che, ove non si intervenga con l'adozione delle richieste misure cautelari, essi proseguiranno nell'utilizzo di tale modus operandi criminogeno, coinvolgendo altre cooperative».