2021-03-20
«Fatto il massimo, aiuti dall’8 aprile»
Andrea Orlando (Getty images)
Mario Draghi: «Nuovo scostamento di bilancio non ancora quantificato. Difficile che le regole del Patto di stabilità restino uguali. Mes non prioritario, rischiamo di buttare soldi»Tutto cambia perché nulla cambi: dal ciuffo di Giuseppe Conte alla riga di Mario Draghi, sotto le diverse pettinature di ex premier e premier la confusione nella maggioranza di governo è una costante. Basta riavvolgere il nastro di questa prima giornata di attesa della conferenza stampa di Draghi per rendersi conto della situazione. Ieri mattina, tutto tranquillo: il Consiglio dei ministri per l'approvazione del dl Sostegno è previsto per le 15. Alle 17.30, fa sapere Palazzo Chigi, «Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, al termine del cdm, terrà una conferenza stampa». Ma la giornata sarà molto più lunga. Tra i partiti di maggioranza, infatti, non c'è accordo su due questioni tutt'altro che marginali: lo stralcio delle cartelle esattoriali e il blocco dei licenziamenti. La Lega e Forza Italia premono per allargare la platea dei beneficiari dell'annullamento delle cartelle, il Pd resiste e chiede interventi mirati e chirurgici. Alle 14.45, a un quarto d'ora dal via, il Consiglio dei ministri viene rinviato di un'ora, alle 16. La conferenza stampa slitta anch'essa di un'ora. L'accordo però non c'è, e di slittamento in slittamento il cdm inizia alle 18.30, si conclude alle 20. Draghi, insieme ai ministri dell'Economia e del Lavoro, Daniele Franco e Andrea Orlando, inizia la sua prima conferenza stampa dopo le 20, in orario contiano. «È un decreto complesso», dice Draghi, «che si indirizza a una grande platea, i cui pilastri sono il sostegno alle imprese, al lavoro e la lotta contro la povertà. Il nostro obiettivo è distribuire più soldi e più velocemente possibile. Il decreto vale 32 miliardi. Ci sarà una piattaforma per effettuare questi pagamenti che inizieranno l'8 aprile per chi avrà fatto domanda: se tutto andrà come previsto, 11 miliardi entreranno nell'economia nel mese di aprile. Questo decreto è una risposta significativa molto consistente alle povertà, al bisogno che hanno le imprese e ai lavoratori, è una risposta parziale ma è il massimo che abbiamo potuto fare all'interno di questo stanziamento. Sulle imprese», ribadisce Draghi, «c'è una parte destinata al ristoro o indennizzo delle aziende che operano nella montagna: molte poste di questo decreto sono indirizzate al turismo e c'è un provvedimento molto importante per gli autonomi per tutti i lavoratori inclusi i lavoratori del settore agricolo, con decontribuzione da 2 miliardi e mezzo, abbiamo aggiunto un miliardo e mezzo. Alle imprese sono destinati i tre quarti dei 32 miliardi dello scostamento. È una risposta parziale lo abbiamo già detto, faremo un nuovo scostamento con il Def». A chi chiede quale sarà l'entità di questo nuovo scostamento Draghi risponde così: «La quantificazione dello scostamento, al momento non l'abbiamo decisa. Bisogna vedere come andrà la campagna vaccinale». A proposito di vaccini, a Draghi viene chiesto se si vaccinerà con Astrazeneca: «Si», risponde il premier, «farò l'Astrazeneca. Mio figlio se l'è fatto l'altro ieri in Inghilterra. Non c'è nessuna prevenzione. La decisione di sospendere Astrazeneca non è stata presa per soddisfare interessi tedeschi», dice ancora Draghi, sorridendo, «questo vorrebbe dire che anche Francia e Spagna hanno interessi tedeschi da temere. No, assolutamente: abbiamo aspettato l'Ema per essere più sicuri. C'è anche da dire che c'è stato un calo di vaccinazioni, ma solo per un giorno, poi sono state quasi compensate dall'utilizzo di altri vaccini. C'è stato un rallentamento», sottolinea Draghi, «ma non disastroso». Quello che è successo ha un effetto anche in futuro, sulla disponibilità a vaccinarsi? «Lo stimeremo nei prossimi giorni», risponde il premier, «e agiremo di conseguenza. Faremo una campagna, ma alla fine sarà la razionalità degli italiani a incidere su questo». Sulla unità vaccinale europea, Draghi è molto schietto: «Bisogna essere pratici», dice, «si cerca di stare insieme ma qui si tratta della salute, se il coordinamento europeo funziona bisogna seguirlo, se non funziona bisogna andare per conto proprio». Sullo stralcio delle cartelle: «È un condono, certo», chiarisce Draghi, «ma per importi limitati e rivolto a persone in difficoltà. Su 5.000 euro lordi, tolti sanzioni e interessi, parliamo di 2.500 euro netti. Ma abbiamo messo un tetto di reddito. Dobbiamo però dire che qui lo Stato non ha funzionato, perché ha accumulato milioni di cartelle che non riesce a esigere. Per questo abbiamo inserito nel decreto una piccola riforma della riscossione». Cosa accadrà con il patto di stabilità? «È necessario», continua Draghi, «quest'anno accompagnare le imprese e i cittadini nell'uscita dalla pandemia: è un anno in cui non si chiedono soldi, ma si danno soldi. Non è questo il momento di guardare al debito: siamo in recessione, circondati da paesi i recessione. Tutti i Paesi stanno aumentando il debito: questa è la politica economica da fare oggi». Chiusura poi sul Mes: «Al momento il livello dei tassi di interessi è tale che prendere il Mes non è prioritario». E ancora: «Quando avremo un piano sanità condiviso dal Parlamento e dall'opinione pubblica allora ci chiederemo se vale la pena, prenderlo senza avere un piano può significare buttare via i soldi». L'orizzonte temporale del governo? «Lo deciderà il Parlamento», risponde Draghi.
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