
Roberto Fantini «è sereno, perché sa di non aver fatto nulla di quanto gli viene contestato». Così Roberto Capra, legale del manager finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’inchiesta Echidna della procura di Torino, che ha svelato un intreccio di rapporti tra politica, affari e criminalità organizzata.
Fantini è uno dei personaggi centrali nella ricostruzione fatta dagli inquirenti per l’indagine che sta terremotando il Partito democratico. Davanti al Gip, ha rilasciato dichiarazioni spontanee nell’intento di chiarire la sua posizione. I rapporti con la famiglia Pasqua, che secondo la ricostruzione degli inquirenti sarebbe legata alla criminalità calabrese, erano «normali rapporti di lavoro con una società che poteva regolarmente lavorare sul territorio piemontese in quanto non è mai stata estromessa dalla white list», l’elenco della prefettura che raccoglie le imprese che possono partecipare a gare pubbliche.
Nelle oltre 1400 pagine dell’ordinanza, quella di Roberto Fantini (come quella del fratello Massimo, imprenditore) è una delle figure centrali. Da un lato, da amministratore delegato (fino al 2021) della Sitalfa, società del gruppo Sitaf, che gestisce l’autostrada Torino-Bardonecchia, intratteneva rapporti con la famiglia Pasqua affidando appalti e commesse alla loro Autotrasporti Claudio. E ricevendo in cambio, scrivono gli inquirenti, favori e denaro. L’impresa della famiglia Pasqua alla quale Fantini rivolgeva le sue attenzioni è effettivamente nella white list della prefettura. Dopo un periodo di sospensione durante il quale poteva comunque avere appalti, è stata reintegrata nel febbraio del 2023. Dall’altro, Fantini era l’interlocutore di Salvatore Gallo detto Sasà, 85 anni, un passato nelle file del Partito Socialista e attualmente nel Pd, indagato anche lui nell’inchiesta per l’ipotesi di reato di peculato. Che negli atti dell’inchiesta è citato per vari episodi nei quali promette o elargisce favori in cambio di voti per vari candidati del Partito democratico.
Il flusso tra i due è frequente e «proficuo». C’è da far avere l’autorizzazione della Asl per un centro sanitario? Fantini riceve la richiesta, Gallo si attiva, Fantini provvede a ordinare sei casse di vino (brut) che Gallo passerà a ritirare. Ironia della sorte, in una vineria a pochi passi dagli uffici della procura che sta già indagando sulle attività dei due. Per la stessa vicenda e sempre a cura di Fantini alla sede di IdeaTO, l’associazione vicina al Pd fondata da Sasà Gallo, arriverà un forno. Una volta arrivata l’autorizzazione, Gallo informa Fantini dell’esito positivo e sottolinea che senza il suo intervento l’autorizzazione sarebbe sì arrivata, ma «in un paio d’anni». Poi ci sono i pranzi al ristorante, i pass gratuiti per l’autostrada e le gomme quattro stagioni per l’auto pagati da Sitalfa, che fanno scattare l’accusa di peculato. Come il conto della trattoria nella quale Gallo si recava abitualmente. Quando il ristoratore sollecita il pagamento, Gallo chiama Fantini e questo si occupa di saldare il conto. Che viene però effettuato dalla Sitalfa, la società pubblico-privata della quale era amministratore delegato. Vicende emblematiche di una logica, annotano gli investigatori, «che è spudoratamente di scambio, utilità e favori».
Così quando nel 2021 Fantini non viene riconfermato al vertice di Sitalfa, Salvatore Gallo commenta, intercettato con il figlio Raffaele: «Hanno fatto fuori Roberto, è finita un’era».
Anche per Gallo, come per Fantini e altri indagati, la Procura aveva chiesto i domiciliari, respinti però del Gip. I pm però hanno deciso di fare ricorso al tribunale del Riesame per reiterare la richiesta.
A far assumere contorni ancora più paradossali a tutta la vicenda, il fatto che Roberto Fantini era stato eletto a novembre 2022 dal consiglio regionale, su indicazione del Pd, tra i componenti dell’Orecol, osservatorio della Regione deputato alla vigilanza sulla trasparenza e la legalità degli appalti. Le dimissioni di Fantini sono arrivate ieri, dopo che il presidente dell’osservatorio, l’ex presidente della Corte d’appello Arturo Soprano, e il governatore Alberto Cirio hanno scritto una lettera al presidente dell’assemblea di Palazzo Lascaris chiedendo che l’imprenditore venisse rimosso dall’incarico.
L’inchiesta, partita nel 2020 sta terremotando il Partito democratico piemontese con ripercussioni anche a livello nazionale. Raffaele Gallo - estraneo alle indagini, figlio di Sasà e esponente di spicco del Pd piemontese, ha annunciato di ritirare la propria candidatura alle prossime elezioni regionali.





