2020-03-26
Facciamo lavorare chi ha il Reddito
I precettori del sussidio di cittadinanza son pagati per stare a casa. Possono occuparsi delle consegne di cibo a domicilio per anziani e sostituire gli stagionali dell'agricoltura.Il governo ha deciso di mettere in campo 25 miliardi e di varare nei prossimi dieci giorni un'altra manovra - in pratica molto più più di quanto si pensa di spendere quest'anno per il Reddito di cittadinanza, voluto da Luigi Di Maio, - e fa sapere che utilizzerà un maggiore indebitamento ma che la Ue non conterà ai fini del deficit come previsto dal patto di stabilità. In un momento in cui la casa brucia e ci si trova costretti a chiedere di allargare il sentiero del debito si dovrà anche dimostrare, agli italiani che quello che già spendiamo viene utilizzato nella maniera più efficace possibile. Senza sprechi e ottimizzando le risorse. Non, quindi, chiedendo di allargare la platea del reddito di cittadinanza o tirando fuori dal cappello soluzioni bislacche come il «reddito di sopravvivenza» che alimentano solo il virus dell'assistenzialismo. La ricetta alternativa in un'economia di guerra potrebbe invece essere: far lavorare chi il reddito di cittadinanza ce lo ha già. Partiamo dalle ultima tabelle dell'osservatorio Inps aggiornate a inizio febbraio: le domande di reddito e pensione di cittadinanza sono state 1 milione 677.000, tra queste 1,1 milioni sono state accolte (67%), 113.000 (6,7%) sono ancora in lavorazione, mentre 445.000 (26%) sono state respinte o cancellate. Il tutto per una spesa, finora, di 4 miliardi e 358 milioni di euro. Come potrebbero essere utilizzati i percettori del reddito? Una proposta è quella della giurista Vitalba Azzollini: utilizzare alcune di queste persone per le consegne a domicilio per chi, come molti anziani, è a rischio. Oppure gli informatici disoccupati potrebbero aiutare scuole e piccoli paesini in difficoltà nell'accesso agli strumenti digitali. Ovviamente garantendo a chi dovesse accettare, come conditio sine qua non, la salvaguardia della salute e i presidi medici necessari. «Così come lo Stato ha assunto nei loro riguardi l'impegno di trovare loro un lavoro. Entrambe le parti rispetterebbero così gli impegni. Senza alcuna penalizzazione o punizione», spiega la Azzollini. L'alternativa, potrebbe essere anche quella di utilizzare i percettori del Rdc per operare nel settore agricolo. Sono stati prorogati fino al 15 giugno i permessi di soggiorno per lavoro stagionale in scadenza ma è chiaro che la chiusura della frontiere per l'emergenza sanitaria ha fermato l'arrivo nelle campagne italiane di lavoratori dall'estero. Secondo la Coldiretti «con il blocco è a rischio più di un quarto del made in Italy a tavola che viene raccolto nelle campagne da mani straniere con 370.000 lavoratori regolari che arrivano ogni anno da oltreconfine». Si tratta solo di applicare la legge: il reddito di cittadinanza è infatti condizionato a «dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro», che ogni percettore ha firmato. Per altro, mentre è in cerca di un lavoro, il percettore può essere adibito a Progetti utili alla collettività, Puc, si legge nel decreto del 22 ottobre del 2019. Sul sito del Rdc c'è scritto testualmente, «...e all'inclusione sociale che può prevedere attività di servizio alla comunità». Non solo. Il decreto del ministero del Lavoro che a gennaio ha definito ambiti, caratteristiche e paletti dei Puc, i progetti utili alla collettività prevede che i beneficiari del reddito debbano dare la propria disponibilità a svolgere attività non retribuite «in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni» mentre continueranno la loro ricerca di un lavoro tramite i Centri per l'impiego. L'obbligo di partecipare ai Puc sussiste solo nel momento in cui il proprio Comune di residenza organizza dei progetti. Ma la mancata partecipazione ai progetti, nel caso in cui il Comune li abbia appunto istituiti, comporta la decadenza del sussidio. Insomma, non è ammissibile che ci siano italiani pagati per stare a casa e altri milioni, come le partite Iva costrette a stare a casa senza veri sostentamenti se non le briciole promesse dal governo.
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