2021-10-05
Exploit di Michetti a Roma: ora il duello con Gualtieri
Roberto Gualtieri (27,0%) e Enrico Michetti (30,1%). (Ansa)
Il candidato del centrodestra smentisce tutti, arriva primo e si guadagna il ballottaggio contro l'ex ministro dem. Terza Virginia Raggi, appena sopra Carlo Calenda. E proprio sui voti dei due sconfitti si è già aperta la caccia di Giuseppe Conte ed Enrico Letta, che qui si giocano l'alleanza.Partita apertissima nella Capitale, dove per il momento è certa solo una cosa: il risultato del ballottaggio peserà sugli sviluppi politici nazionali, sia nel campo del centrodestra che in quello giallorosso. Se infatti prevarrà Enrico Michetti, si potrà dire che almeno nella città più importante e normalmente più sintonizzata sui trend politici generali, la scommessa del centrodestra unito e di una personalità della società civile è stata vinta. Al prezzo, però, di un ripensamento degli equilibri interni a favore di Giorgia Meloni, peraltro già energicamente rivendicato a caldo da quest'ultima. Se, viceversa, a prevalere dovesse essere l'ex ministro dell'Economia Roberto Gualtieri, l'alleanza tra i dem e i pentastellati di rito contiano potrà dirsi cementata su nuove basi, con una indiscutibile egemonia del Nazareno. Ma su quest'ultimo versante, le incognite e le subordinate sono veramente molte.I dati anzitutto: il candidato unitario del centrodestra a sindaco di Roma ha ottenuto il 30,8% dei consensi, staccando Gualtieri - con il quale se la vedrà tra due settimane al ballottaggio - che si è fermato al 27%, mentre il sindaco uscente Virginia Raggi dà il commiato ai suoi concittadini con il 19%, riuscendo a mettere dietro l'outsider Carlo Calenda, ultimo dei «big», che ha preso il 18,3%. Sul fronte delle liste, nel momento in cui andiamo in stampa, il primo partito sarebbe Fdi con il 17,5%, davanti alla sorprendente lista Calenda, che si piazza prima del Pd con il 17,4%. Intorno all'11% il M5s e al 6% la Lega. Quanto all'affluenza, l'astensionismo è senza precedenti: 48,83% di votanti, contro il 56% del 2016.Michetti, pur non avendo sfondato, a dispetto di un forte scetticismo che lo aveva accompagnato nella fase cruciale della campagna elettorale, ha portato a termine in relativa scioltezza la prima parte della missione. Certo, si trattava della parte più facile, perché poteva contare, a differenza dei suoi competitor, sul sostegno di una coalizione unita e sul traino elettorale del partito che di quella coalizione è più in salute di tutti, vale a dire Fdi.Detto questo, l'attenzione è ora rivolta a quali dinamiche potranno orientare i flussi elettorali nel secondo turno e a chi potrà fungere da ago della bilancia. Prima questione - politicamente più scottante - è quella che tocca i 5 stelle: la Raggi è stata indiscutibilmente punita dal suo elettorato e ha dimezzato, in percentuale, i voti ottenuti al primo turno l'ultima volta. Nonostante ciò, la riserva di consensi su cui può contare è fortemente legata alla sua personalità e ha gradito l'impostazione della campagna elettorale in chiave anti Pd, con tanto di «benedizione» da parte dei duri e puri e di un ex ingombrante come Alessandro Di Battista. Riuscirà Giuseppe Conte a far digerire alla ormai ex sindaca di Roma e al suo elettorato l'annunciato endorsement per Gualtieri, che vuol dire endorsement per il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, con il quale si è resa protagonista di un corpo a corpo quinquennale, fatto di dichiarazioni ai limiti dell'insulto, carte bollate e accuse incrociate su rifiuti, trasporti, cinghiali e quant'altro? E in ogni caso, riuscirà questo eventuale endorsement a far tornare i pentastellati alle urne per portare acqua a un esponente politico che, nel loro schema, risponde perfettamente all'identikit del prodotto dell'establishment e dei poteri forti, anche in virtù dei trascorsi a Bruxelles?Poi c'è la questione Calenda, che pur non accedendo al ballottaggio, con la sua lista civica ha ottenuto circa il 16,5%, addirittura appaiando il Pd. Il suo elettorato è quello che fa più gola a entrambi i contendenti, anche perché si tratta di un voto di opinione che verosimilmente si esprimerà anche tra due settimane. Già nella serata di ieri si è scatenata la «caccia a Calenda», con parole al miele giunte dai sostenitori di Michetti e dal segretario del Pd, Enrico Letta. Non è un mistero, a Roma, che molti elettori liberali di centrodestra abbiano optato per Calenda, non convinti dal profilo di Michetti: ora occorrerà vedere se l'ex ministro dello Sviluppo economico - che pure ha affermato di non voler dare indicazioni di voto - non darà corso alla possibilità (ventilata) di un pronunciamento «a titolo personale». Su cui peserà, con ogni probabilità, quel seggio a Strasburgo ottenuto grazie a Zingaretti.
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