2022-01-07
Eventi avversi, no alla liberatoria. A chi è costretto servono indennizzi
Il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa (Ansa)
Finora lo Stato ha negato rimborsi opponendo consenso informato e non obbligatorietà.Nel silenzio ostinato e colpevole dei giuristi, indifferenti allo scempio dei diritti costituzionali compiuto attraverso obblighi vaccinali che non rispondono ad alcun criterio scientifico o esigenza sanitaria, mentre attendiamo uno straccio di testo ufficiale che documenti gli ultimi soprusi di questo governo, chiediamoci che ne sarà del capitolo indennizzi per eventuali eventi avversi ai danni degli over 50. Prima di porgere il braccio per la puntura, il cittadino deve sottoscrivere il modello informato predisposto dall’Aifa nel quale, tra l’altro, si dice espressamente che non è possibile ora prevedere danni a lunga distanza. Acconsenti alla somministrazione e accetti l’esonero della responsabilità penale per il vaccinatore, lo «scudo penale» come ha stabilito il decreto legge n.44 del 2021, ma il soggetto al quale viene imposto l’obbligo non solo non ha deciso in modo libero e autonomo di farsi inoculare, non solo non è nelle condizioni di «non consentire» dopo che gli sono state presentate poche informazioni su farmaci ancora sperimentali, ma per legge ha anche diritto ad essere indennizzato nell’ipotesi di complicanze gravi e permanenti in seguito a un vaccino obbligatorio. «Chiunque abbia riportato, a causa di vaccinazioni obbligatorie per legge o per ordinanza di una autorità sanitaria italiana, lesioni o infermità, dalle quali sia derivata una menomazione permanente della integrità psico-fisica, ha diritto ad un indennizzo da parte dello Stato, alle condizioni e nei modi stabiliti dalla presente legge», recita la legge del 1992. Nel 2005 è stato previsto anche un indennizzo del danno biologico, esistenziale, patrimoniale per i cittadini danneggiati da vaccinazioni obbligatorie, risarcimento che viene valutato da un’apposita commissione. Il consenso informato non è una liberatoria, non solleva il sanitario dalle proprie responsabilità e nemmeno lo Stato che fino ad oggi, invece, ha negato indennizzi proprio perché la vaccinazione anti Covid non risulta obbligatoria. Davanti alle richieste avanzate da tanti familiari, muniti di perizie che documentavano il nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino e la morte di un loro congiunto, la risposta ipocrita del ministero della Salute è sempre stata che non c’è obbligo di legge di vaccinarsi contro il Covid. Così come è accaduto con i parenti di Zelia Guzzo, la trentasettenne insegnante di Gela morta per emorragia cerebrale venti giorni dopo la prima dose di Astrazeneca. Si sono sentiti rispondere che la pratica per il risarcimento era inammissibile proprio perché il vaccino non è obbligatorio. Solo adesso il ministero della Salute è costretto a fare dietrofront e a riesaminare il ricorso. A parte il fatto che diverse sentenze della Corte costituzionale hanno equiparato vaccini fortemente raccomandati dalle autorità sanitarie (come quelli anti coronavirus) a quelli imposti per legge, ora l’obbligo c’è. Anzi, già era stato applicato nei confronti dei sanitari, degli insegnanti, delle forze dell’ordine. Perciò non basta la dichiarazione del sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, che assicura: «Sul tema del consenso informato, al di là delle modifiche e delle scelte che valuteremo nei prossimi giorni, già oggi in presenza di una vaccinazione di massa a tutela della salute pubblica lo Stato interviene e indennizza qualora ci siano dei danni ai cittadini». Occorre che il legislatore dica chiaramente quale ristoro è previsto per chi aderisce alla campagna vaccinale, tanto più se è obbligato a subire un trattamento sanitario non voluto. Se gli over 50 saranno costretti a vaccinarsi, dovranno pretendere precise rassicurazioni scritte sul fatto che il farmaco sia il trattamento per loro idoneo, opportunamente valutato e, nell’ipotesi di complicanze gravi e permanenti lo Stato dovrà rispondere, in linea con le vaccinazioni obbligatorie.
(Totaleu)
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