2020-11-11
Evasi tre sospetti jihadisti a Roma. E Macron dà uno schiaffo a Conte
I due nordafricani catturati dopo la fuga dal centro per il rimpatrio, ma è ancora ricercato il terzo complice. Summit dei leader Ue su terrorismo e immigrazione: l'Italia esclusa. La Francia vuole chiudere i confini.L'allarme è scattato sabato mattina: la polizia è stata informata della scomparsa di tre stranieri fuggiti dal Centro di permanenza per il rimpatrio di Ponte Galeria, alle porte di Roma. I tre immigrati clandestini (il marocchino Falah Hamza, nato il 24 novembre 1992, il tunisino Ibrahim Ghomed, nato il 2 giugno 1993, e un altro nordafricano di cui non sono state rese note le generalità) sono sospettati di essere degli estremisti islamici. A raccontare la storia è stato ieri Il Messaggero, sottolineando come nei loro confronti Interpol e servizi africani avessero lanciato l'allarme considerandoli elementi a rischio: «Radicalizzati nel loro Paese, sono fuggiti più volte e più volte rimpatriati. Erano arrivati in Italia con i barconi qualche mese fa, identificati negli hotspot, sono stati inviati nel Cpr romano in attesa dell'espulsione», ha scritto il giornale romano. Dopo poche ore sono stati arrestati due dei fuggitivi. Ancora nessuna traccia, invece, di Ghomed, («indicato nelle segnalazioni come un sospetto terrorista, e per questo particolarmente pericoloso»). Dopo i recenti attentati jihadisti in Francia e in Austria il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese è intervenuta per cercare di rassicurare chi teme attacchi anche su suolo italiano. Si è trattato di casi «isolati fra di loro», ha spiegato intervistata da Fabio Fazio domenica a Che tempo che fa su Rai3. Ma, ha aggiunto, «non potrei mai dire che l'Italia è fuori dal rischio» terrorismo. Poi ha dichiarato di aver «riunito un comitato nazionale dopo l'attentato di Vienna e quello che è emerso è che» il terrorista «agiva autonomamente, da lupo solitario». «Ma dal mio punto di vista questa narrazione dell'Isis in certi soggetti procura fascino, dunque ritenerci fuori non è vero. Spero non si realizzi». Però, ha aggiunto la titolare del Viminale, «come prevenzione abbiamo le migliori forze di polizia in campo e siamo in collegamento con altri Paesi». «Monitoriamo con attenzione e in collegamento con altre forze internazionali», ha dichiarato ancora Lamorgese. In particolare parlando della Tunisia, da dove proveniva il terrorista di Nizza sbarcato a Lampedusa, ha spiegato: «Certamente i numeri degli sbarchi rispetto all'anno scorso sono aumentati di parecchio». E, invitando a vedere «il contesto generale geopolitico», ha aggiunto: «Il 50% viene dalla Tunisia, che ha una gravissima crisi economica, sociale e politica». Come risolvere questa situazione? La Lamorgese ha rimandato all'Unione Europea: «Essere uniti come Paesi e fare intervenire l'Europa».L'occasione ci sarebbe anche stata. Proprio ieri. Peccato, però, che l'Italia non sia stata invitata al videoconferenza tenuta dall'Eliseo dal presidente francese Emmanuel Macron e dal cancelliere austriaco Sebastian Kurz in collegamento con la cancelliera tedesca Angela Merkel, il primo ministro olandese Mark Rutte, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Al centro dei colloqui, la minaccia del terrorismo jihadista e la risposta comune dell'Unione europea (o almeno di parte dell'Unione europea). L'assenza italiana non è stata digerita neppure all'interno della maggioranza che tiene in piede il governo di Giuseppe Conte. Il deputato del Partito democratico Filippo Sensi ha affidato a Twitter (dov'è noto come @nomfup) la sua insoddisfazione: «Non conosco i dettagli, ma trovo una occasione sprecata per il nostro paese non esserci nel mini-vertice Ue, convocato da Macron, sulla lotta contro il terrorismo. Per diversi motivi. Non è un buon segnale».Da Parigi il padrone di casa, Macron, ha lanciato un appello per una risposta comune dei 27, «rapida e coordinata» contro la minaccia terroristica, diventata una «realtà europea» che deve essere affrontata. Questa risposta sarà elaborata «nelle prossime settimane», ha aggiunto il presidente francese in conferenza stampa. Merkel ha, invece, tentato di ammorbidire le parole di Macron, che a molti osservatori sono suonate come una sfida diretta al mondo musulmano che si riconosce nel presidente turco Recep Tayyip Erdogan, con il quale ha ingaggiato un'aspra contesa che dalle polemiche sulle vignette di Charlie Hebdo è degenerata negli attentati delle scorse settimane: la cancelliera ha spiegato che la lotta dell'Unione europea contro il jihadismo «non è un confronto tra Islam e cristianesimo, ma tra la liberaldemocrazia e il terrorismo e l'antidemocrazia».Il dossier sarà al centro del prossimo Consiglio giustizia e affari interni del 13 novembre prossimo e al Consiglio europeo del 10-11 dicembre. Si partirà delle parole di ieri di Macron, che ha chiesto «una revisione dello spazio Schengen» in chiave antiterrorismo, «lo sviluppo di banche dati comuni, lo scambio di informazioni e il rafforzamento delle politiche penali». Inoltre, ha auspicato un'«attuazione completa e rigorosa dell'arsenale di misure» che l'Europa ha già acquisito e una svolta sulle politiche migratorie: «Non dobbiamo confondere la lotta al terrorismo con la lotta all'immigrazione irregolare, ma ci sono dei legami che dobbiamo considerare», ha detto citando l'esempio dell'attentato di Nizza. Tuttavia, vista la storia e gli spostamenti del jihadista che ha preso di mira la cattedrale Notre Dame uccidendo tre persone (tra cui una donna quasi decapitata), viene da chiedersi come mai l'Italia si rimasta fuori dal dialogo di ieri. Se è per irrilevanza del governo o per una volontà precisa dell'asse francotedesco.