2021-10-23
Dall’Ue soltanto aria fritta su immigrazione ed energia. E sui vaccini c’è un rischio
Il Consiglio europeo saluta la Merkel (con sfregio al Cav). Durezza e ambiguità sul tema migranti. In vista altra stretta mediatica sulle punture. Prosegue la rissa sulla Polonia.Celebrazione di Angela Merkel (con indiretta e volgare presa in giro di Silvio Berlusconi); ambivalenza sull'immigrazione, tra linea dura contro la Bielorussia e ambiguità sulle questioni migratorie che importano maggiormente all'Italia; sull'energia, spinta (ma solo su base volontaria) all'acquisto di stock comuni di gas; e infine, rissa destinata a proseguire sullo stato di diritto, con nel mirino Varsavia e le capitali non euroliriche: questi i macrotemi della giornata finale del Consiglio Ue a Bruxelles.Cominciamo dalla scena, degna di Fantozzi, con cui gli altri leader hanno salutato la cancelliera tedesca al suo ultimo vertice. Il più zelante nel coretto di voci bianche è stato il belga Charles Michel, attuale presidente del Consiglio Ue che, con sprezzo del ridicolo, ha parlato così: «Il tuo addio alla scena europea ci tocca politicamente ma ci riempie anche di emozione. Sei un monumento. Mi vengono in mente i confronti. Il Consiglio europeo senza Angela è come Roma senza il Vaticano o Parigi senza la Torre Eiffel. La tua saggezza mancherà soprattutto nei momenti complessi». A seguire, standing ovation generale e regali per la cancelliera tedesca uscente.Ma - sia pur indirettamente - uno sfregio contro Berlusconi e tutto sommato contro tutta l'Italia è giunto nell'audiovideo di celebrazione trasmesso durante la minicerimonia, in cui è comparsa anche la famigerata risatina anti Cav della leader tedesca insieme a Nicolas Sarkozy, peraltro con l'incredibile e beffardo sottotitolo: «Ci sono stati anche momenti di allegria». Passiamo all'immigrazione. Su questo tema, al solito, Bruxelles si è barcamenata, lasciando spazio a interpretazioni contrapposte, un po' come i mitici responsi della Sibilla cumana. Una qualche durezza è stata manifestata contro la Bielorussia: com'è noto, la Polonia e altri Paesi vogliono un muro per impedire l'arrivo di una valanga di migranti. Su questo, il documento è stato alquanto inasprito: in prima battuta si parlava solo di «attacchi ibridi contro i confini europei e di risposte conseguenti». In seconda battuta è stata invece esplicitata la vertenza con la Bielorussia, con cenno a «misure restrittive ulteriori». Tuttavia, nella conferenza finale, Mario Draghi si è schierato contro il muro: «Non è vero che c'è un'apertura dell'Ue al finanziamento dei muri sulle frontiere esterne. La Commissione non è d'accordo e al Consiglio europeo in tanti non sono d'accordo, compresi noi». La realtà è che come al solito, davanti a un testo vago, più interpretazioni restano possibili. Ancora più vaga la parte sui movimenti secondari, cosa che interessa il nostro Paese, con un passaggio in cui si evoca «l'equilibrio tra solidarietà e responsabilità». Insomma, aria fritta. Al punto che lo stesso Draghi, presumibilmente insoddisfatto, si è lasciato sfuggire un eloquente «C'è ancora da lavorare». Su questo, non è mancato un bilaterale (non privo di tensioni, pare) tra il primo ministro italiano ed Emmanuel Macron. Grande vaghezza anche sui finanziamenti per i piani di azione verso i Paesi terzi. In realtà, nella conferenza finale, Draghi ha cercato di vendere come un successo la correzione del testo: «Sono molto soddisfatto di come si è conclusa la discussione. Il testo originario parlava solo di movimenti secondari senza citare l'equilibrio tra responsabilità e solidarietà. Il testo attuale ha introdotto questo concetto». Ma, parole a parte, nessuna azione concreta è stata decisa. Quanto ai vaccini, la notte precedente aveva visto l'approvazione di un documento generico ma culturalmente insidioso, centrato sulla necessità di «intensificare gli sforzi per superare l'esitazione vaccinale, anche contrastando la disinformazione, in particolare sulle piattaforme di social media». È dunque immaginabile una nuova ondata di propaganda mainstream a senso unico. Sull'energia, è passata la linea suggerita dal governo italiano: spingere, ma solo su base volontaria, per l'acquisto di stock comuni di gas. Anche se, qualora i governi volessero fare qualcosa di efficace (e insieme di liberale) per contrastare la fiammata dei prezzi, potrebbero utilmente tagliare le tasse (Iva e accise) alleggerendo significativamente i costi imposti a utenti e contribuenti. Ma c'è purtroppo da dubitare che Roma si muova su questa linea. Quanto infine al tema, che aveva incendiato la prima giornata dei lavori, dello «stato di diritto», con l'attacco intimidatorio in corso contro Varsavia e Budapest, le posizioni restano pesantemente contrapposte. La Polonia, giustamente quanto orgogliosamente, non arretra, e il braccio di ferro proseguirà. Il solito Michel ha comunque cercato di stemperare, parlando di un «dibattito sereno. Ci sono vari strumenti a nostra disposizione, alcuni già attivati e altri da attivare. Crediamo che il dialogo politico sia necessario, per cercare una soluzione». Solita alternanza di bastone e carota, di minaccia e lusinga. Il più pesante sul tema è stato Draghi: sulla Polonia «non ci sono alternative, le regole sono chiare. Non è stata messa in discussione la legge secondaria dell'Unione, ma la legge primaria, il trattato. Quindi non ci sono alternative, le regole sono chiare su questo».
(Ansa)
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Carlo Nordio, Matteo Piantedosi, Alfredo Mantovano (Ansa)