2020-09-08
Essere traditi è quasi come morire ma nessun dolore andrà perduto
Nel suo ultimo libro, Costanza Miriano racconta la storia di Gabriella. Che, ispirata dalla vita di una beata, ha consegnato a Dio la sofferenza di essere abbandonata dal marito. E ora sembra una «nuova creatura».Gabriella mi ha raccontato come si è sentita nel momento in cui le è capitato tra le mani il messaggio di un'altra donna sul cellulare di suo marito. Una donna che gli scriveva come se fosse la sua fidanzata, e manco troppo clandestina. Ti cade l'occhio sullo schermo, pensi di leggere un messaggio sulla partita di calcetto, e invece la tua vita crolla. Una botta al petto, la certezza che non respirerai mai più come prima, ma insieme l'insensato e inspiegabile istinto di rialzarti e continuare ad andare. [...] «Ero seduta sul divano a guardare una serie con mio marito», mi ha raccontato Gabriella. «Mi sembrava che stessimo bene. A un certo punto, è stato come se un Frecciarossa fosse passato in salotto. È passato tra noi e la tv. Ho visto tutto nero, la nostra casa non c'era più. Le mura erano sventrate. Hai presente quanto è grosso un treno? C'era vento e avevo freddo». [...] Ma la sensazione di fondo, mi ha raccontato Gabriella, quella che ti accompagna giorno e notte, è un'umiliazione, un dolore straziante senza nome e senza paragoni, qualcosa che ti strappa le viscere. [...] Qui non stiamo parlando del libretto di istruzioni del matrimonio. Cioè, non mi interessa tanto capire come possa essere successo che un matrimonio sia finito (che poi, viste le statistiche, sarebbe più interessante capire come questo non succeda). Qui parliamo di come bisogna stare davanti a un fatto: tuo marito se ne va con un'altra, magari ci fa altri figli che finiranno per rubare il padre ai tuoi, insomma, costruisce una nuova vita altrove, ama un'altra e ti abbandona. Perché, per quanto tu possa aver fatto ogni cosa al meglio delle tue possibilità, per quanti pochi errori tu possa aver commesso [...], per quanto cerchi di essere una buona moglie, questa è sempre una possibilità: quando c'è di mezzo la libertà di una persona, non ci sono istruzioni che tengano. Anche Dio rispetta la nostra libertà, perché come dice san Francesco, lui è cortese ed entra solo dove noi apriamo. [...] Ecco, succede. Semplicemente succede. [...] Ma non dimentichiamo che c'è un nemico che lavora senza sosta perché queste cose succedano, e sa fare molto bene il suo lavoro. [...] La mia amica ha affrontato suo marito, prove alla mano, e gli ha fatto la domanda che io non avrei osato: «La ami?». Sì, la amava, ha confessato lui, messo alle strette dopo l'incidente probatorio (la fattura di un albergo, camera doppia), e alla fine ha pure ringraziato Gabriella per averglielo chiesto, perché così facendo gli aveva risparmiato la fatica di dirlo, e quindi «Grazie, andiamo a vivere insieme, abbiamo già una casa». [...] È stato allora che Gabriella, quella di prima, è morta. Dopodiché è cominciata un'altra storia. È cominciata quando Gabriella ha trovato un santino con la storia di Elisabetta Canori Mora. [...] Ritrovato il santino, Gabriella si è messa a leggere, si è incuriosita e ha scoperto la storia di una donna che aveva anche lei attraversato un'esperienza di abbandono. [...]Elisabetta era una nobile romana del Settecento, nobile ma non più benestante, della quale si innamora un avvocato bello e di successo. [...] Abitano in una casa al centro di Roma, vanno alle feste, frequentano la gente che conta. Tu lo leggi e ti chiedi: dai, fantastico, ma dov'è la fregatura? Eccola.Elisabetta rimane incinta e dà alla luce una bambina, che però muore poco dopo. È il primo dolore terribile, una cosa che mi avrebbe schiantata, e invece per lei è solo l'inizio. Passa qualche mese e rimane incinta di nuovo, ma le cose sono cambiate: Cristoforo, il marito, ha incontrato un'altra donna ed è impazzito di passione, perdendo la testa per lei come prima l'aveva persa per la moglie. [...] Comincia a far tardi la sera, e poi, gradualmente, certe notti proprio non torna a casa, senza nemmeno preoccuparsi di nascondere la cosa, di fare sotterfugi. Io dico sempre a mio marito che sono per la coppia aperta, nel senso che nel caso lo apro proprio in due, dalla giugulare all'ombelico, utilizzando l'apposito KaBar, il coltello dei Marines. Invece lei che fa? Rimane al suo posto, saldamente. [...] Vista la situazione economica sempre più precaria, Elisabetta è costretta ad andare a vivere con i suoceri. Ora ditemi se c'è qualcosa di peggio che andare a vivere dai suoceri mentre tuo marito ama un'altra, e le sue sorelle - le tue cognate - ti criticano e punzecchiano dalla mattina alla sera. Nel frattempo nascono altre due bambine, perché quando torna a casa a volte il marito sta anche con lei (provo a pensare che umiliazione dev'essere accogliere dentro di te tuo marito che va a letto anche con un'altra e tu lo sai, ma non riesco ad arrivarci, mi si smagliano i neuroni). Delle due bambine, nate a distanza di poco tempo l'una dall'altra, però, solo una vive, quindi lei supera da sola anche quest'altro lutto. Cosa può rimanere, dopo questo? A cosa puoi aggrapparti per sopravvivere? Elisabetta veramente non si limita a tirare avanti, perché vuole una vita in pienezza: accoglie il dolore guardando a Cristo, amando come lui ha amato, quindi in modo asimmetrico, ingiusto, respinto e non apprezzato. [...] Decide di amare come è amata da Dio, decide di non lamentarsi mai, e di dare meno disturbo possibile alla famiglia di lui. Qui scatta la sua conversione: davanti a una croce così grossa, o la accetti e cambi profondamente, o impazzisci. Elisabetta decide di stare sulla croce, ed entra in una nuova vita [...]. Per ognuno arriva l'agonia, non uguale per tutti, ma per tutti certa: Gesù non ti sottrae ma ti dà i criteri per affrontarla, sta con te. Lui ha invocato Dio, e una forza è arrivata dall'alto: se tu lo invochi, lui viene a stare con te. Negli inferi ci stai per un tempo non eccessivamente lungo, poi, grazie al fatto di avere accettato una morte umana, esplode la resurrezione, la vita eterna. Dio è di una puntualità sconcertante, è serissimo [...] Dopo il tradimento, la povertà e il vivere a casa dei suoceri, arriva la prova che fra tutte, forse, per quanto mi riguarda sarebbe stata la più terribile: le cognate le portano via le figlie, decidono che saranno loro a occuparsene, visto che lei è «incapace di tutto, perfino di tenersi il marito». [...] Dopo un po' per fortuna le zie si stancano, restituiscono le bambine alla loro mamma, e anzi le fanno capire che, con due figlie a carico, è veramente di troppo a casa dei suoceri. Allora Elisabetta va a vivere da sola, si rimbocca le maniche e si mette a lavorare per mantenere le figlie, visto che il marito, ormai, quasi non guadagna più nulla dal suo lavoro di avvocato. L'uomo torna a casa di tanto in tanto, spesso in piena notte; lei lo aspetta sempre sveglia, tenendo fede al suo proposito di non litigare mai. Gli dice qualche parola di rimprovero, ma con dolcezza; cuce camicie per mantenere la famiglia, cura la casa, accudisce le figlie e il marito quando torna, ogni tanto, per farsi lavare i panni; si occupa anche di molti poveri, dorme quattro ore a notte (senza sniffare, pare). Una volta lui, in un accesso di pazzia, prova anche a ucciderla. Ma non c'è niente che la convinca, non dico a odiarlo definitivamente, ma anche solo a parlarne male. Il fatto è che il matrimonio cristiano è un sacramento, cioè un segno dell'amore di Dio, che abbraccia insieme i due sposi. Se uno dei due manca, lo Sposo con la «S» maiuscola prende più spazio, e fa anche ciò che lo sposo terreno tralascia di fare, riuscendo con la grazia a rendere quello che rimane capace di un amore sovrumano. Ho visto diversi matrimoni trasformati così, ho visto mariti e mogli rimanere fedeli a una o a uno che se n'era andato, e diventare dei giganti. Sembrava una tragedia, e invece era un passaggio a un livello superiore (Dio non ti odia, ti allena). [...] Una notte Cristoforo rientrò come sempre poco prima dell'alba e scoprì che la moglie, la quale nel frattempo si era ammalata, era morta. La stessa che aveva tradito tutta la vita sfacciatamente, quella che aveva sfruttato e addirittura cercato di uccidere. Quando la vide lì priva di vita, inspiegabilmente cominciò a singhiozzare inconsolabile, e non smise più, per anni. Lo si vedeva in chiesa con la faccia dentro il cappello, pregare e piangere: in quel cappello, si scoprì poi, aveva messo un ritratto della moglie. Dopo nove anni, a 61, diventò sacerdote, e morì con la fama di santo.Io lo so, sono certa che ogni gesto offerto dalla moglie in silenzio, ogni risentimento che si è tenuta per sè, ogni parola che non ha detto, tutto il dolore portato e consegnato a Dio, tutte le preghiere, e la grazia chiesta per lui, tutto questo amore supplicato e ottenuto dal cielo - non è umano amare così - hanno fatto questa storia incredibile (io, comunque, preferivo l'amante morta grassa). Quanto alla mia amica Gabriella, si trova nel pieno del combattimento. Passa da fasi di risentimento ad altre di dolore. Però ci sono dei momenti in cui mi sembra di non riconoscerla: credo che stia vivendo quella resurrezione - o «nuova creazione» o «trasformazione», se vogliamo usare termini più umani - che ci è promessa se passiamo attraverso una specie di morte. È quasi un cambiamento fisico, d'altra parte anche Gesù, dopo la resurrezione, non veniva riconosciuto: era lui ma al tempo stesso era un altro.[...] La verità è che, per aver accettato una morte umana, lei adesso non ha paura di farsi cambiare, di avere un rapporto vivo, vero, con Dio. Insomma, è come se avesse un altro Sposo, adesso. Uno che, a differenza del marito medio, dove sta il burro nel frigo lo sa. Anzi, siccome lui esagera sempre, il burro l'ha proprio creato (cioè: la mucca, ma insomma ci siamo capiti...).