2019-11-06
Esplode cascina, strage di pompieri: «Atto voluto, ma non è eversione»
Tre vigili del fuoco uccisi da bombe rudimentali piazzate in un rustico a Quargnento (Alessandria). Feriti gravi altri due colleghi e un carabiniere. Si indaga per reato doloso. La pista dei dissidi familiari.Marco Triches, Matteo Gastaldo e Antonio Candido, professione vigili del fuoco. Dai loro nomi deve partire il racconto dell'orribile storia di Quargnento, paesino di poco più di mille abitanti in provincia Alessandria. Una trappola mortale.Tre pompieri sono morti, meglio sono stati uccisi, in quello che possiamo definire un attentato, come spiega il procuratore capo, Enrico Cieri: «All'interno della cascina disabitata sono state trovate bombole di gas, inneschi rudimentali e alcuni timer. Tutto fa pensare che l'esplosione sia stata voluta e deliberatamente determinata». La Procura ha aperto un fascicolo al momento contro ignoti: il reato è crollo doloso e omicidio plurimo. Da aggiungere che il questore di Alessandria, Michele Morelli, scarta la pista eversiva e terroristica: «Oltre non posso andare, ma le prime ipotesi escludono questa matrice». Si indaga in un'altra direzione: quella dei dissidi all'interno della famiglia proprietaria della casa.Ma veniamo alla cronaca dei fatti, di una semplicità tragica: la prima piccola esplosione nella cascina, poco distante dal mulino e dopo il bivio per Fubine, avviene dopo le 23 di lunedì. I vicini avvertono i vigili del fuoco, che sono al lavoro per spegnere l'incendio quando si verifica un secondo e molto più devastante scoppio, all'1.30, che provoca il crollo dell'abitazione. Antonio, Matteo e Marco si trovano all'interno. Gli abitanti della zona accorrono e si mettono a scavare con le mani per cercare di liberarli. «Abbiamo sentito un forte boato, poi le grida di aiuto. Chiamavano disperatamente, è stato terribile», spiega Giovanni, uno dei soccorritori. Per i tre pompieri non c'era più nulla da fare, invece sono rimasti feriti in modo piuttosto grave altri due vigili del fuoco e un carabiniere, ora ricoverati negli ospedali di Alessandria e Asti. Un altro testimone, Pasquale, racconta: «Intorno a mezzanotte il primo botto, poi un'ora dopo la seconda esplosione, fortissima. Sono uscito di casa, spaventato, per andare a vedere cosa fosse successo e ho visto la casa crollata». Di quella cascina, ricorda: «Passavo spesso di qui per portare a spasso il cane. Per quanto ne so io era disabitata, anche se per un certo periodo ho visto un cane, un pastore tedesco. Sul cancello c'è stato anche un cartello con la scritta “Vendesi"».Il motivo della trappola esplosiva per ora è misterioso, anche se la soluzione potrebbe nascondersi proprio in quel cartello «Vendesi». Può darsi non ci fosse la volontà di uccidere. Ma può anche darsi, come già accaduto in casi simili, che la prima detonazione servisse ad attirare gente e la seconda a colpire chi si trovava lì. Questo spiegherebbe la presenza dei timer collegati alle bombole di gas. Altre due bombole inesplose sono state infatti recuperate in una costruzione attigua a quella distrutta. Si presume che dovessero funzionare in modo analogo: con una bombola dotata di timer e altre che deflagrano per effetto domino. Si tratta comunque di ordigni rudimentali.Passiamo alle ipotesi investigative, che hanno escluso la pista eversiva. Una riguarda la possibile vendita della cascina che era stata messa all'asta per 750.000 euro senza trovare acquirenti. Anzi risulta ancora offerta alla stessa cifra sul sito immobiliare.it. Il proprietario dell'immobile, Gianni Vincenti, che pare abbia problemi economici, con la moglie, è stato sentito dagli inquirenti nella caserma di Solero. Si potrebbe pensare a un risarcimento assicurativo: ovvero che sia stata fatta saltare in aria per incassare il premio. Ma, come precisa il pm, al momento Vincenti è «persona offesa e sta collaborando con l'inchiesta». C'è infatti una seconda ipotesi che s'indirizza sui dissidi familiari tra Vincenti e il figlio Stefano, forse si tratterebbe di una vendetta o qualcosa di simile. Tra i due le liti erano frequenti. Se però la volontà era quella di distruggere l'edificio per incassare l'assicurazione o altro, non sarebbe stato più semplice appiccare il fuoco con la benzina senza un complicato sistema di timer e scoppi intervallati? Che oltretutto lascia le prove del gesto doloso? Questa domanda, almeno per ora, non trova risposta.L'unico a parlare della famiglia Vincenti è l'anziano padre del proprietario della cascina, ormai ridotta a un cumulo di macerie: «L'aveva comprata mio figlio Gianni e messa a posto, è appassionato di cavalli, come mio nipote, Stefano, e aveva due cavalli. Due anni fa, quando si è trasferito ad Alessandria, ha messo in vendita la casa, senza però riuscirci», racconta l'uomo. «Che idea mi sono fatto? Nessuna. Ho saputo quello che era capitato alla tv, poi mi hanno telefonato alcuni parenti dalla Puglia. So solo che la casa era disabitata, la corrente staccata».Mentre si indaga, il sindaco di Quargnento, Paola Porzio, ha proclamato il lutto cittadino per il giorno dei funerali dei tre pompieri. Candido era il più giovane e aveva 32 anni, veniva da Reggio Calabria. Viveva ad Albenga con la moglie sposata nel 2018 e due amatissimi pitbull. Le sue passioni: tatuaggi, basket e viaggi. Aveva scelto di diventare vigile del fuoco seguendo le orme del padre. Gastaldo di anni ne aveva 46, abitava a Gavi con la famiglia e una bambina piccola. Era l'autista della squadra. Lui tempo fa aveva salvato una donna dal suicidio calandosi in un pozzo e recentemente si era prodigato nei soccorsi per l'alluvione nell'Alessandrino. Infine Marco Triches, 38 anni e grande appassionato di fotografie che non potrà più scattare. Era sposato e da appena due anni fa era diventato papà. I colleghi lo ricordano ad Arquata del Tronto, bianco di calcinacci per aiutare chi aveva perso tutto nel terremoto.Cosa altro dire? Che l'Italia si stringe intorno a loro e alle famiglie, anche se ormai serve a poco. Ad Alessandria gli edifici comunali hanno messo la bandiera a mezz'asta, mentre l'aula del Senato ha osservato un minuto di silenzio per omaggiarli. «Tre vittime del dovere», così li hanno definiti il capo dipartimento dei vigili del fuoco Salvatore Mulas e il capo del corpo Fabio Dattilo, che sono andati sul luogo della tragedia. Al di là del cordoglio, a colpire è soprattutto un post per ricordare un collega caduto, che Antonio Candido aveva condiviso lo scorso giugno sui social: «Ci ha lasciato nell'adempimento del dovere. Quanto vale la vita di un vigile del fuoco?», si domandava.
(Guardia di Finanza)
In particolare, i Baschi verdi del Gruppo Pronto Impiego, hanno analizzato i flussi delle importazioni attraverso gli spedizionieri presenti in città, al fine di individuare i principali importatori di prodotti da fumo e la successiva distribuzione ai canali di vendita, che, dal 2020, è prerogativa esclusiva dei tabaccai per i quali è previsto il versamento all’erario di un’imposta di consumo.
Dall’esame delle importazioni della merce nel capoluogo siciliano, i finanzieri hanno scoperto come, oltre ai canali ufficiali che vedevano quali clienti le rivendite di tabacchi regolarmente autorizzate da licenza rilasciata dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, ci fosse un vero e proprio mercato parallelo gestito da società riconducibili a soggetti extracomunitari.
Infatti, è emerso come un unico grande importatore di tali prodotti, con sede a Partinico, rifornisse numerosi negozi di oggettistica e articoli per la casa privi di licenza di vendita. I finanzieri, quindi, seguendo le consegne effettuate dall’importatore, hanno scoperto ben 11 esercizi commerciali che vendevano abitualmente sigarette elettroniche, cartine e filtri senza alcuna licenza e in totale evasione di imposta sui consumi.
Durante l’accesso presso la sede e i magazzini sia dell’importatore che di tutti i negozi individuati in pieno centro a Palermo, i militari hanno individuato la presenza di poche scatole esposte per la vendita, in alcuni casi anche occultate sotto i banconi, mentre il grosso dei prodotti veniva conservato, opportunamente nascosto, in magazzini secondari nelle vicinanze dei negozi.
Pertanto, oltre al sequestro della merce, i titolari dei 12 esercizi commerciali sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria e le attività sono state segnalate all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, per le sanzioni accessorie previste, tra le quali la chiusura dell’esercizio commerciale.
La vendita attraverso canali non controllati e non autorizzati da regolare licenza espone peraltro a possibili pericoli per la salute gli utilizzatori finali, quasi esclusivamente minorenni, che comprano i prodotti a prezzi più bassi ma senza avere alcuna garanzia sulla qualità degli stessi.
L’operazione segna un importante colpo a questa nuova forma di contrabbando che, al passo con i tempi, pare abbia sostituito le vecchie “bionde” con i nuovi prodotti da fumo.
Le ipotesi investigative delineate sono state formulate nel rispetto del principio della presunzione d’innocenza delle persone sottoposte a indagini e la responsabilità degli indagati dovrà essere definitivamente accertata nel corso del procedimento e solo ove intervenga sentenza irrevocabile di condanna.
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