Esperti in rivolta contro il bavaglio. «Torna il Minculpop dei fascisti»

Esperti in rivolta contro il bavaglio. «Torna il Minculpop dei fascisti»
Massimo Galli (Alessandro Bremec/NurPhoto via Getty Images)
Ira di Massimo Galli per l'odg sui medici in tv: «Chi dovrà autorizzarmi quando sarò in pensione?». Il giurista Daniele Trabucco: «La Carta tutela la divulgazione scientifica». Maurizio Gasparri: «No a divieti assoluti, ma c'è troppo chiacchiericcio».

«Mi sembra che sia un ritorno al ministero della Cultura popolare fascista»: Massimo Galli, responsabile del reparto Malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, non usa mezzi termini, come suo costume, per commentare l'ordine del giorno presentato dal deputato Giorgio Trizzino, del gruppo misto, e accolto dal governo, che prevede che i medici possano comparire in tv e fornire informazioni sull'emergenza sanitaria solo dopo essere stati autorizzati dalla propria struttura sanitaria. Galli, volto notissimo ai telespettatori, interpellato in proposito dalla Verità è lapidario: «È una cosa improponibile», sottolinea il luminare, «in questi termini e in questo modo. Non so chi ha avuto questa brillante idea, ma non sta in piedi. Mi viene anche da ridere, mi chiedo chi, tra 40 giorni (quando Galli andrà in pensione, ndr) potrà impedirmi di andare a parlare in tv. Certo, chi dice sciocchezze si assume la responsabilità delle sciocchezze che dice», aggiunge Galli, «ma non vedo proprio come si possa pensare che questa cosa possa stare in piedi».


La Verità ha interpellato su questo argomento esponenti del mondo accademico, della politica, della medicina. Parla di «medicalizzazione della politica» il professor Daniele Trabucco, associato di diritto costituzionale italiano e comparato presso la Libera Accademia degli Studi di Bellinzona e docente presso altri importanti istituti. «Si può definire in questo modo», evidenzia Trabucco, «l'ordine del giorno al decreto legge sul cosiddetto green pass bis, con il quale il Parlamento impegna il governo a impedire a medici, virologi, infettivologi di rilasciare interviste su tv e media se non a seguito di previa autorizzazione della propria struttura sanitaria. In linea generale, nel quadro dell'interesse pubblico al pluralismo della comunicazione, è funzionale a un consapevole esercizio della democrazia il confronto sulle verità scientifiche, ammesso che esista una verità scientifica, a volte maturate in ragione dell'esperienza sul campo. L'atto di indirizzo del parlamento», argomenta Trabucco, «sottende un vero e proprio linciaggio morale dei medici “resilienti" poiché hanno espresso, ad esempio, riserve sull'efficienza della campagna vaccinale e costituisce il sintomo preoccupante di una pericolosa deriva scientista intrisa di intolleranza che non può trovare sostegno alcuno nei caratteri dello Stato costituzionale di diritto. Ogni forma di divulgazione», ricorda Trabucco, «trova la sua copertura costituzionale nell'articolo 21 del Testo fondamentale che garantisce la libertà di manifestazione del pensiero e che incontra il solo limite del “buon costume". L'efficacia della tutela costituzionale non può, allora, non estendersi agli ordinamenti professionali ed alle strutture sanitarie di appartenenza. Infatti, il personale sanitario, al pari di ogni individuo, è libero di esprimere il proprio punto di vista ed eventualmente il proprio dissenso verso trattamenti o cure mediche purché non si vada a ledere il decoro e il prestigio dell'Ordine professionale o dell'Azienda sanitaria a cui appartiene», sottolinea il costituzionalista, «o comunque, non si integrino più in generale fattispecie di reato previste dal nostro Codice penale. In realtà, l'orientamento espresso con l'ordine del giorno da parte del parlamento non sorprende: con l'inizio dell'emergenza sanitaria abbiamo assistito all'affermarsi delle cosiddette “libertà autorizzate" , per utilizzare un'espressione del costituzionalista americano Sunstein, per cui alla libertà dallo Stato si è sostituita la libertà nello Stato: ognuno è libero nella misura in cui il potere politico rende effettiva questa libertà». Parole che fanno riflettere, quelle diiì Trabucco, e che andrebbero ripetute mille volte a chi sta tentando di comprimere la libertà di espressione.


Concreta e all'insegna del buon senso, come suo costume, la valutazione del senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, membro della commissione parlamentare di vigilanza sulla Rai: «Il divieto assoluto non è praticabile», dice Gasparri, «il consiglio di evitare la sovraesposizione lo condivido da tempo. Alcuni virologi sono diventati frequentatori più delle televisioni che dei laboratori. Sarebbe bene che i mass media dessero spazio e rendessero riconoscibili le voci ufficiali. È importante fornire informazioni corrette», riflette Gasparri, «mentre assistiamo a un chiacchiericcio continuo con protagonismi esagerati».


Risponde alla domanda della Verità nella sua veste di consigliere nazionale di Confintesa Ggs medici Pietro Luigi Garavelli, primario del reparto di malattie infettive dell'Ospedale Maggiore della Carità di Novara «Sostanzialmente, fino ad ora», argomenta Garavelli, «i medici potevano assolutamente parlare genericamente delle patologie. Solo in caso di trattamento di dati sensibili dell'ospedale era richiesta l'autorizzazione preventiva. Adesso, da quanto appare, non si potrebbe neanche più parlare in generale delle patologie. Per una persona come me, che è medico, ricercatore e sindacalista», aggiunge Garavelli, «è una cosa difficile da digerire».

Valditara: «Nessun indottrinamento gender in classe»
Giuseppe Valditara (Imagoeconomica)
Il ministro dell’Istruzione sui nuovi programmi scolastici: «Non bisogna generare confusione nei bambini. I temi della sessualità saranno tenuti da esperti, non da gruppi di interesse, e con il consenso dei genitori. L’educazione spetta innanzitutto alla famiglia».

Ministro Giuseppe Valditara, lei con questo disegno di legge sta impedendo che si faccia educazione sessuale e affettiva nelle scuole?

«No, questo è falso. Come ho detto più volte, chi lo sostiene o non conosce o fa finta di non conoscere l’articolo 1 comma 4 che afferma “Fermo restando quanto previsto nelle indicazioni nazionali”, cioè i programmi scolastici, e nell’educazione civica, ovviamente».

E che significa?

«Che nei programmi scolastici c’è tutta l’educazione sessuale nel senso biologico, quindi la conoscenza delle differenze sessuali, degli apparati riproduttivi, delle funzioni riproduttive, dello sviluppo puberale, dei rischi relativi alle malattie trasmesse sessualmente, quindi c’è tutto quello che riguarda l’insegnamento dell’educazione sessuale in senso biologico».

La Consulta conferma la beffa: le pensioni da più di 1.800 euro si possono tagliare
Imagoeconomica
La Corte respinge il ricorso per la mancata rivalutazione degli assegni 4 volte sopra il minimo: non è un aggravio fiscale.

Anche la Consulta considera «ricco» chi percepisce una pensione di poco superiore a 2.000 euro lordi. Chi si aspetta a che la Corte Costituzionale ponesse fine a un meccanismo introdotto per risparmiare ma che penalizza quanti hanno versato contribuiti elevati per tutta la vostra lavorativa, è stato deluso. Con la sentenza numero 167, l’organo dello Stato ha confermato la legittimità della misura di «raffreddamento» della perequazione, introdotta con la Legge di Bilancio 2023 per i trattamenti pensionistici superiori a quattro volte il minimo Inps (2.400 euro lordi al mese, circa 1.800 euro netti circa). In risposta al pronunciamento della Corte dei conti, (sezione giurisdizionale per la Regione Emilia-Romagna) ha chiarito che il mancato adeguamento automatico all’inflazione dei trattamenti previdenziali di tale importo, ovvero il raffreddamento, come si dice in gergo, «non introduce un prelievo di natura tributaria», cioè non è una tassa. La magistratura contabile aveva sollevato il dubbio che tale meccanismo potesse violare i principi di «eguaglianza tributaria, di ragionevolezza e temporaneità, complessivamente presidiati dagli articoli 3 e 53 della Costituzione», trattandolo come una sorta di tassa nascosta.

Il centrodestra Ue frega le sinistre. Purgata la norma green anti imprese
Ansa
La saldatura tra Ppe, Ecr e Patrioti consente di rivedere le regole sulla due diligence che avrebbero affossato la nostra industria. Socialisti e Verdi, in fibrillazione per la nuova «maggioranza», attaccano il voto segreto.

La maggioranza Ursula si spacca sulla due diligence e per la prima volta si rompe il «cordone sanitario» a Bruxelles. Il Parlamento europeo ha approvato con 382 voti a favore, 249 contrari e 13 astenuti il compromesso promosso dal Ppe sulla semplificazione delle direttive sugli obblighi di due diligence e reportistica ambientale per le aziende. Il testo è stato approvato con una maggioranza composta dal Ppe insieme con l’Ecr e i gruppi delle destre Patrioti per l’Europa e Europa delle Nazioni sovrane. La maggioranza Ursula composta da Ppe, Socialisti, Liberali e Verdi si sgretola sul muro delle follie green. Quella rivista è considerata una delle leggi più controverse del von der Leyen I. Il testo nella versione originale impone alle imprese di verificare l’intera catena di fornitura per prevenire violazioni dei diritti umani e ambientali.

Edicola Verità | la rassegna stampa del 14 novembre

Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 14 novembre con Carlo Cambi

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