2018-12-01
Esperimento nella scuola elementare per creare i bambini «non sessisti»
Presentato ieri a Milano il modello «Be.st», un metodo a punti per abbattere gli «stereotipi di genere». Elaborato da esperti che combattono «patriarcato e misoginia», è pensato per essere esportato altrove. Lo presentano bene, incartandolo con parole dolci. E senz'altro alcuni degli ideatori sono animati dalle migliori intenzioni e da sincero fervore. Ma, nella sostanza, di questo si tratta: di un esperimento per creare bambini «non sessisti». Un esperimento educativo (o, meglio, rieducativo) che si svolge in una scuola elementare, una sorta di test preliminare utile a elaborare un modello esportabile in altri istituti. Ieri, a Milano, è stato presentato al pubblico «Be.st - Beyond stereotype», un «modello di intervento per combattere gli stereotipi di genere nelle scuole primarie». All'evento hanno partecipato, in rappresentanza del Comune guidato da Beppe Sala, l'immancabile assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino (per cui sarebbe forse più indicata una delega al Politicamente corretto); Daria Colombo, delegata del sindaco di Milano per le pari opportunità di genere e Laura Galimberti, «assessora all'Educazione e istruzione». Il progetto «Be.st», sostenuto dal Comune di Milano, è ideato e realizzato da Punto Sud, una «organizzazione non profit che lavora in tutto il mondo nel campo dell'aiuto umanitario, della cooperazione allo sviluppo e della migrazione». Insomma, un'organizzazione umanitaria che, questa volta, ha deciso di dedicarsi al mondo della scuola (e fra poco vedremo come). Punto Sud sostiene una parte dei costi dell'iniziativa, sborsando circa 20.000 euro, mentre altri 55.000 circa sono forniti da Fondazione Cariplo. «Be.st», infatti, costa fra gli 80 e i 100.000 euro. luminari riuniti Capire in che cosa consista non è semplicissimo, ma proviamo a spiegarlo. Come ci ha raccontato il gentilissimo Federico Bastia di Punto Sud, la sua organizzazione - con la collaborazione del Comune e l'approvazione del dipartimento Pari opportunità della presidenza del Consiglio - ha riunito un bel gruppo di «esperti» onde elaborare un modello il finalizzato a combattere gli «stereotipi sessisti» nella scuola, ovvero i pregiudizi che «alimentano una netta divisione fra ciò che è maschile e ciò che è femminile». È stata coinvolta, per esempio, Maschile Plurale, che si definisce «associazione nazionale a servizio della rete per il cambiamento dei modelli sessisti, misogini e patriarcali». Ha contribuito l'associazione Scosse di Roma, che «realizza e sostiene attività e politiche per le pari opportunità e la valorizzazione delle differenze di genere e di orientamento sessuale, per l'accoglienza, per l'intercultura, per i diritti delle e dei cittadini stranieri, delle e dei disabili, per l'educazione sentimentale e sessuale». Scosse, si legge sul sito dell'associazione, «si impegna nella lotta alle mafie, alla violenza contro le donne, al bullismo, all'omofobia e alla transfobia, alla tratta di esseri umani e a ogni fenomeno che leda la dignità degli esseri umani». Tra gli altri esperti consultati ci sono i rappresentanti del Coordinamento genitori democratici della Lombardia e Irene Biemmi, studiosa del Dipartimento di Scienze della formazione e psicologia dell'Università di Firenze.libri discriminatori La Biemmi, in effetti, è un'autorità in materia di lotta al sessismo. È autrice di vari libri, tra cui spicca Educazione sessista. Stereotipi di genere nei libri delle elementari, uscito la prima volta nel 2010 e poi ripubblicato in una nuova edizione nel 2017, con prefazione di Dacia Maraini. In questo volume, la Biemmi prende in esame una lunga serie di testi scolastici delle elementari e segnala - tomo dopo tomo - tutti i casi di evidente sessismo (nessuno, ovviamente, l'ha accusata di volere censurare i libri o di metterli all'indice...).L'impostazione della professoressa è piuttosto energica: «La cultura che viene ancora oggi trasmessa a scuola», scrive nel libro, «è un cultura parziale (nella duplice accezione di incompleta e “di parte"), pervasa e viziata da un'impronta maschile che tende ad esaltare l'Uomo e a relegare ai margini le donne». Secondo la Biemmi, «occorre rivisitare i programmi scolastici, i libri di testo, le materie di insegnamento in un'ottica di genere». In qualche misura, è proprio ciò che punta a fare il progetto «Be.st». Gli illustri nemici del patriarcato e del sessismo, i castigatori della transfobia e degli stereotipi hanno messo in moto le loro menti e si sono concentrati su una scuola primaria di Milano - l'istituto Riccardo Massa, nel quartiere Gallaratese - la cui dirigente scolastica, Milena Piscozzo, è stata ben lieta di collaborare.La sperimentazione in una scuola primaria, si legge sul sito di Punto Sud, «permette di concentrarsi sugli individui quando si formano gli stereotipi. La scuola selezionata per essere il pilota è invitata ad aderire a un percorso che include attività di formazione e informazione, indirizzate a insegnanti e famiglie sugli stereotipi di genere». Di alcune di queste attività formative avvenute nei mesi passati, l'associazione Scosse ha dato conto su Facebook. Nelle foto si vedono alcune copertine di libri per bambini, tra cui Una bambola per Alberto e il celebre Piccolo uovo: ovviamente un pizzico di ideologia gender in tonalità arcobaleno non poteva mancare. sesso e biologiaDel resto, nel libriccino che riassume le linee guida di «Be.st» si spiega che il genere è «un processo di costruzione sociale» e che «la costruzione del genere non esclude l'esistenza di differenze biologiche, ma attribuisce a queste delle caratteristiche [...] che prescindono dagli elementi strettamente fisici». Come dicevamo, e come confermano gli organizzatori, si tratta di un esperimento. Le associazioni hanno elaborato una lista di «standard» o «principi» che ogni scuola dovrebbe rispettare al fine di abbattere gli stereotipi. Sono 9. Il primo è «Istituzione scolastica»: «La scuola fa propria un'educazione volta alla decostruzione degli stereotipi sessisti e di genere e si impegna a promuovere una valorizzazione delle differenze». Il secondo principio, «Linguaggio», tra le altre cose spiega che «la scuola incentiva l'uso di un linguaggio non sessista e non discriminatorio». «Non sessista e non discriminatorio» deve essere anche il gioco (principio 4), che deve essere «utilizzato per fornire a bambine e bambini la possibilità di decostruire gli stereotipi sessisti, anche attraverso giochi a tema sull'educazione di genere». Persino gli spazi della scuola (principio 6) devono essere pensati «avendo cura di non rimarcare stereotipi sessisti». Il principio 9, infine, riguarda le attività extrascolastiche e promuove «collaborazioni con enti esterni capaci di favorire un'educazione volta alla decostruzione degli stereotipi sessisti e alla valorizzazione delle differenze».In buona sostanza, «Be.st» è una colossale operazione di indottrinamento. Con la sperimentazione alla scuola Massa si cerca di mettere a punto un sistema da applicare successivamente in altri istituti comunali. La fabbrica per creare bimbi «non sessisti» e rispettosi della retorica Lgbt ha cominciato a funzionare.