2023-02-08
Terremoto, il Sultano sfrutta la tragedia
Oltre 6.000 morti tra Turchia e Siria, l’Oms parla di 20.000. Un italiano tra le vittime? Prima del sisma Ankara stava affrontando la sua peggiore crisi economica. L’emergenza potrebbe far slittare le elezioni. Recep Tayyip Erdogan minaccia repressioni e di bloccare i social.Più passano le ore, più si delineano i contorni dell’autentica apocalisse che ha colpito lunedì scorso intere zone della Turchia e della Siria. Mentre scriviamo il numero delle vittime si è ulteriormente aggravato tanto che secondo la Reuters i morti sono oltre 6.000, dei quali 900 solo nel nord-ovest della Siria che è controllato dai ribelli e a loro vanno aggiunti gli oltre 23.000 feriti. Il portavoce dell’Unicef, James Elder, ha affermato che il sisma potrebbe aver ucciso anche migliaia di bambini. Si tratta come sempre in questi casi di numeri provvisori e a proposito delle vittime l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha avvertito che le vittime del sisma potrebbero essere più di 20.000. Mentre si continua a scavare per tentare di salvare le centinaia, se non migliaia di persone, ai soccorritori continuano ad arrivare messaggi vocali via whatsapp da persone che sono ancora intrappolate sotto le macerie ma il tempo per sottrarle alla morte è poco. Potrebbe esserci anche un cittadino italiano tra le vittime del sisma, lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al Tg3 in collegamento dall’Unità di crisi della Farnesina: «Manca soltanto un italiano che non siamo riusciti a contattare. Si tratta di Angelo Zen, della provincia di Vicenza, siamo in contatto costante con la famiglia». Inoltre, non si trovano un cittadino danese e tre britannici, come ha comunicato alla Camera dei comuni il ministro degli Esteri inglese, James Cleverly. Secondo gli istituti turchi di monitoraggio la terra ha continuato a tremare per almeno 300 volte in Turchia e in Siria, mentre ieri all’ Ansa il sismologo Alessandro Amato, Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, ha spiegato: «Si è attivata un’altra faglia al confine tra la Siria e la Turchia ed è stata la responsabile del secondo terremoto forte registrato nella mattinata di ieri, ossia quello di magnitudo 7,5 delle 12.24 (le 11.24 in Italia)», poi il sismologo ha aggiunto: «Quel terremoto è avvenuto su una faglia che si trova più a nord rispetto a quella est anatolica, lunga fra 70 e 80 metri. È avvenuto un movimento di tipo trascorrente, ossia il suolo è slittato orizzontalmente lungo i due lembi della faglia, con un orientamento verso sinistra, in direzione dell’Egeo. Su alcune parti della faglia è stato calcolato uno spostamento della faglia fino a 10 metri». E la macchina dei soccorsi? Secondo Giovanna Loccatelli, giornalista e saggista profonda conoscitrice del Paese, «la Turchia ha almeno in teoria la capacità di poter intervenire in questi casi visto che ha già dovuto convivere con altri terremoti, uno su tutti quello devastante del 1999 che colpì il cuore industriale della Turchia e che fece più di 17.000 vittime», tuttavia si registrano molti problemi. Il presidente Recep Tayyip Erdogan ha dato ordine di arrestare chiunque critichi l’operato dei soccorritori e nel pomeriggio di ieri sono arrivati i primi fermi «per aver pubblicato i post provocatori che miravano a creare paura e panico». Possibile che se la situazione dovesse degenerare Erdogan darà ordine di bloccare i social come già fatto in altre occasioni accusandoli di «diffondere il terrorismo». Il governo ha mobilitato squadre di soccorso, tra la quali 3.500 militari, e il pragmatico Erdogan si è rapidamente liberato del suo ardente nazionalismo per accogliere con favore gli aiuti dei paesi occidentali, inclusi Israele e l’arcirivale della Turchia, la Grecia, e degli altri 45 paesi compresa l’Ucraina che ha mandato un gruppo di 87 soccorritori in Turchia, che si sono detti pronti ad inviare aiuti mentre si stanno anche mobilitando enti di beneficenza e le confraternite islamiche pro-Partito della giustizia e dello sviluppo (Akp), note come tarikat. E il governo siriano del presidente Bashar al-Assad sostenuto da Iran e Russia? Ha ribadito attraverso l’ambasciatore all’Onu, Bassam Sabbagh, «che la distribuzione degli aiuti internazionali per l’emergenza post-terremoto deve essere gestita da Damasco e non aggirare il controllo governativo passando dalla Turchia». Le zone della Siria devastate dal sisma purtroppo sono quelle più vicine al confine con la Turchia e sono del tutto fuori dal controllo di Damasco e sotto influenza e controllo turco o delle milizie da loro sostenute. A complicare la situazione è il fatto che la Siria non ha fatto richiesta di aiuti all’Ue che non può certo operare «senza autorizzazione e del sostegno delle autorità locali», come ha puntualizzato il portavoce della Commissione Ue, Eric Mame. La Turchia che prima del sisma stava affrontando la peggiore crisi economica da quando Erdogan e il suo Akp (al potere dal 2002) ora si interroga su come lo Stato reagirà ai danni miliardari del terremoto. Con un’inflazione annuale che supera l’80%, con la lira turca che è scesa del 30% rispetto al dollaro lo scorso anno e con il disavanzo delle partite correnti del paese che è salito a quasi il 5% del pil i margini di manovra sono strettissimi. Il leader dell’Akp sa molto bene che la recessione sta erodendo la sua popolarità e alcuni riservati sondaggi d’opinione dicono che stavolta l’opposizione potrebbe essere in grado di abbatterlo. Da qui la domanda: ma si voterà per le elezioni parlamentari e presidenziali il prossimo 14 maggio (data che lui voleva anticipare per sorprendere gli avversari), oppure verrà prolungato lo stato di emergenza e si rinvierà il tutto a data definirsi? Presto lo sapremo ma nessuno si illuda perché Erdogan è capace di trasformare gli eventi avversi in vittorie e la memoria va al «golpe di cartone» del 2016.
Jose Mourinho (Getty Images)