2021-06-01
Erdogan punta al Sahel. Ed è un problema per Parigi e Roma
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Recep Tayyip Erdogan (Ansa)
La Turchia punta sempre più a giocare un ruolo di primo piano nel Sahel. Una strategia spregiudicata, che può rivelarsi fonte di significativi problemi per la Francia e per l'Italia. A inizio aprile, una delegazione del 5G Sahel, guidata dal segretario esecutivo Maman Sidikou, si è recata ad Ankara, con l'obiettivo di rafforzare i propri legami con Ankara. In particolare, al centro della discussione è stata posta la cooperazione in materia di sicurezza e l'acquisto di attrezzature militari da parte della G5 Sahel Joint Force. Il legame tra Turchia e i Paesi 5G Sahel nel settore della Difesa non è del resto una novità. Ricordiamo infatti che, nel 2018, la Turchia promise un aiuto di cinque milioni di dollari per sostenere l'area contro la minaccia jihadista. «La Turchia è uno dei Paesi che meglio comprende i pericoli con cui ci si è confrontati nel Sahel. Abbiamo quindi deciso di dare cinque milioni di dollari per aiutare la forza del G5 Sahel», ebbe a dire lo stesso Recep Tayyip Erdogan a Nouakchott. In tutto questo, lo scorso luglio, il ministro degli Esteri turco, Mevlut, Cavusoglu, ha visitato il Niger, per firmare accordi su varie materie (a partire, di nuovo, dalla cooperazione militare). «Con il presidente [Issoufou Mahamadou], abbiamo [...] valutato la cooperazione [bilaterale] contro il terrorismo. Abbiamo visto come l'Africa in generale e soprattutto il Niger e la regione del Sahel siano colpite dal terrorismo», disse in quell'occasione Cavusoglu. In particolare, secondo Arab News, una simile mossa lascerebbe intendere che la Turchia abbia intenzione di realizzare in loco una nuova base militare (oltre a quelle di cui già dispone in Somalia e Libia). A complicare le cose ci si è messo poi anche l'Egitto che, per arginare la politica turca nel Sahel, ha inviato nell'area, lo scorso gennaio, le proprie forze di pace con l'obiettivo di sostenere la Sahel Joint Force. Insomma, è facile comprendere come l'interessamento politico di Ankara nei confronti della Libia non si fermi al Nord Africa: è infatti probabile che il Sultano voglia utilizzare Tripoli come una sorta di trampolino di lancio per proiettare (ulteriormente) la propria influenza sul Sahel. E' chiaro che questo iperattivismo turco nella regione costituisca un duplice per pericolo: per la Francia e per l'Italia. Dal lato francese, non si può affatto escludere che Erdogan stia cercando di mettersi in concorrenza con Emmanuel Macron, sfidando nei fatti la storica influenza di Parigi su quell'area. Ricordiamo, a questo proposito, che i rapporti tra il presidente turco e quello francese abbiano recentemente attraversato una fase di decisa turbolenza: soprattutto dopo che l'inquilino dell'Eliseo aveva impresso – lo scorso autunno – un'energica svolta anti-islamista: una svolta che ha irritato non poco Ankara. Erdogan, dal canto suo, ha quindi intenzione incrementare la propria presa sul Sahel, per arginare l'influenza francese: un'influenza che, in quella regione, si sta facendo sempre più traballante. Tutto questo, senza poi dimenticare che – anche sulla Libia – il Sultano e Macron siano storicamente collocati su posizioni antitetiche: se il primo ha convintamente sostenuto il governo di Tripoli, il secondo ha a più riprese spalleggiato il generale Khalifa Haftar (un acerrimo nemico di quei Fratelli Musulmani che sono appoggiati proprio dalla Turchia). Anche dal lato italiano la situazione è tutt'altro che rosea. Ricordiamo infatti che Roma abbia dato l'ok a partecipare a Takuba: la task force europea, a guida francese, che sta operando nel Sahel in funzione anti-terroristica. Una partecipazione, quella italiana, che ha suscitato più di una perplessità. Se è vero che Roma punti a svolgere un ruolo importante in Africa e a cercare contemporaneamente di stabilizzare quella specifica regione per disinnescare i flussi migratori, è altrettanto vero che l'impegno del nostro Paese rischi seriamente di finire subordinato agli interessi francesi. Inoltre, lo stesso iperattivismo turco nel Sahel risulta problematico per l'Italia, in quanto potrebbe portare a un nuovo fronte di scontro tra Roma e Ankara: soprattutto in una fase storica in cui i rapporti tra le due capitali appaiono ai minimi storici. Ricordiamo, per inciso, che l'Italia debba già fare i conti con l'ostilità del Sultano in Libia e nei Balcani. La nostra presenza militare nel Sahel a fianco dei francesi potrebbe quindi finire col rivelarsi un'ulteriore fonte di attrito. Ecco perché Roma dovrebbe muoversi con estrema cautela, in quanto il nostro impegno con Parigi nell'Africa subsahariana rischia seriamente di creare dei seri contraccolpi sulla delicata politica che stiamo portando avanti in Libia. Tanto più che, almeno finora, al di là di parole e promesse, non è che gli Stati Uniti di Joe Biden abbiano fatto troppi passi concreti in sostegno dell'Italia nello scacchiere libico.