2019-10-29
Nel centrodestra mutante la Meloni esige contare di più
La leader di Fdi chiede le primarie. Matteo Salvini: «Le hanno già fatte gli italiani». Forza Italia ormai terza gamba. Silvio Berlusconi: «Ma senza di noi non si governa». «Sulla leadership di coalizione ricordo che noi abbiamo sempre celebrato le primarie» (Giorgia Meloni). «Le primarie per la leadership le hanno celebrate più volte gli italiani». (Matteo Salvini). Sono i due cartigli più intriganti trovati dentro i cioccolatini nella dolce mattina del trionfo del centrodestra in Umbria. Indicano la tellurica rivincita della Lega dopo i pasticci di agosto, il cambio di passo politico di Fratelli d'Italia risvegliatasi al 10% e l'adrenalina dei due leader già avviati verso i prossimi obiettivi riassumibili in una metafora pugilistica: mandare ko il governo.Se Salvini ha abbracciato un ulivo millenario, la Meloni ha abbracciato un faggio, albero con ancor più elettromagnetismo positivo stando a sentire gli agronomi. Soprattutto ha quasi doppiato Forza Italia (5,5%), passata in due anni da prima a terza gamba della coalizione e impegnata in una estenuante seduta psicanalitica al buio dentro i propri fantasmi. Per questo la giovane, ruggente, numero uno chiede subito il diritto di parola: «Dai cittadini umbri è arrivato un segnale chiarissimo. Dopo che il presidente del Consiglio assieme a mezzo governo è andato a Narni a presentare la sua manovra nell'ultimo giorno di campagna elettorale, non si possono derubricare le elezioni umbre a test locale. Diano le dimissioni. E se non le danno loro, gliele chieda il presidente della Repubblica, che al momento del varo parlava della necessità di un governo forte e coeso. Questo non è forte, non è coeso ed è pure inviso agli italiani».Dopo la clamorosa affermazione - Fratelli d'Italia è l'unico partito che cresce rispetto alle Europee - Meloni non si limita a descrivere il disastro nel campo avverso, ma sottolinea l'importanza politica di certi equilibri mutati nel centrodestra. «L'alleanza incrementa il risultato delle Europee solo grazie a noi. Gli italiani apprezzano la nostra coerenza, il fatto che non abbiamo mai inseguito la politica delle facili promesse e degli slogan. Mi ha fatto molto piacere la telefonata di Silvio Berlusconi per complimentarsi con noi. Sulla leadership abbiamo sempre sostenuto l'importanza delle primarie».Lei chiama e Salvini risponde: «Le primarie le stanno facendo gli italiani». Ci sta, ma il sorpasso su Forza Italia non può non avere conseguenze. Così Meloni chiede di tenere conto di questi equilibri cambiati perché un partito al 10% (anche se è solo una proiezione umbra, dove i voti sono passati da 22.000 a 43.000) non può più essere solo un presidio simbolico di valori come patria, sovranità nazionale, famiglia, ma deve poter partecipare da pari a pari alle scelte strategiche della coalizione. Fratelli d'Italia è una forza centralista che sa come muoversi dentro i palazzi romani; fatta salva la lealtà del gruppo dirigente nei confronti della Lega, il rapporto di dipendenza non è per niente scontato. Ci sarà da lavorare, anche se Meloni rassicura: «Siamo una squadra compatta nella quale ciascuno porta il suo valore aggiunto».Ora che Salvini ha abbandonato certi eccessi mediatici e si propone con maggiore sobrietà, il centrodestra sovranista sta inglobando quello liberale, cosiddetto moderato, a conferma della profezia di Roberto Calderoli che un giorno disse: «In questi anni non vedo in giro gente moderata, solo gente incazzata». In questo ambito si consuma la crisi di Forza Italia, relegata al terzo posto sul predellino, costretta ancora una volta a chiedersi dov'è l'errore. Perché se Salvini ha abbracciato un ulivo e la Meloni un faggio, sembra che il quasi eroico Berlusconi abbia abbracciato un cipresso (elettromagnetismo negativo assicurato).Il day after è difficile ma è proprio il fondatore del centrodestra a rassicurare i suoi su due temi chiave: il ruolo del partito nella coalizione e il rischio di diaspora. «Forza Italia è garante della tradizione occidentale, democratica, cristiana, liberale, garantista. Senza di noi» spiega Berlusconi in serata a Quarta Repubblica, aprendo a Mario Draghi capo dello Stato, «il centrodestra sarebbe destra-destra, quindi non in grado di vincere le elezioni e ancor meno di governare. Il nostro apporto è fondamentale». C'è comunque il rischio di uscite a sorpresa direzione Italia Viva. Il Cavaliere non le teme: «Impossibile che qualcuno di Forza Italia possa essere attratto da Matteo Renzi. Lui è abile, ma è cresciuto a sinistra e ha la responsabilità di avere formato il governo più rosso della storia. Poi, chi ha lasciato Forza Italia è sparito».Il risultato è negativo ma nessuno può osare accennare al partito unico. Due parole impronunciabili, come spiega Antonio Tajani (vicepresidente di Fi): «Sapevamo di non essere forti in Umbria, non siamo stupiti. I nostri elettori ci chiedono di stare uniti, la nostra casa è questa e la sinistra va combattuta insieme da qui. Ma non abbiamo alcuna intenzione di fare un partito unico, siamo consapevoli che il nostro apporto come componente liberale, cattolica, popolare è indispensabile». Il più bohémien della squadra berlusconiana è Osvaldo Napoli: «La nostra è una sconfitta, guardiamoci negli occhi per capire fino in fondo il male oscuro di un declino elettorale che è prima di tutto culturale e politico. In Umbria hanno vinto i sovranisti, i nostri voti corrono il rischio di essere residuali». Lo ha capito Gaetano Miccichè, pronto a sganciarsi per costruire un partitino del Sud. «Quello con Salvini è un abbraccio mortale». Via dal declino, a costo di sparire.