Online restano le testimonianze delle risse fra i neo nominati: foto false, insulti, accuse di golpe e pure botte in Parlamento.
Online restano le testimonianze delle risse fra i neo nominati: foto false, insulti, accuse di golpe e pure botte in Parlamento.Caro nemico mio, abbracciamoci forte, e vogliamoci tanto bene! Leggere la lista dei viceministri e sottosegretari di questo assurdo papocchio che risponde al nome di governo Pd-M5s mette di cattivo umore gli italiani, che da una tale insalata avariata non possono aspettarsi nulla di buono. Un modo per tirare un po' su l'umore, però, c'è: per farsi quattro amare risate, basta rileggere gli insulti che i nuovi esponenti di governo si scambiavano fino a pochi giorni fa, ovvero fino a quando Santa poltrona non ha fatto il miracolo di far diventare amici per la pelle personaggi che si erano scambiati offese, veleni, accuse, insulti, maldicenze, querele, utilizzando ogni mezzo di comunicazione possibile e immaginabile, dalla tv ai social, dalla radio ai giornali.Gustiamoci una carrellata di insulti verso i nuovi alleati «per il bene dell'Italia» che hanno visto protagonisti i neo sottosegretari del Pd e del M5s. Il 18 luglio 2019, il neo viceministro all'Istruzione Anna Ascani, del Pd, su Twitter, scolpisce queste inequivocabili parole: «Oggi c'è una intervista a Massimo D'Alema in cui dice che dobbiamo aprire al M5s. D'Alema e i 5 stelle. Non c'è bisogno», ironizza la Ascani, «di aggiungere molto altro. Se vogliono fare l'accordo, se lo facciano senza di me». Neanche due mesi dopo, l'accordo non solo lo hanno fatto, ma con tanto di nomina a viceministro della Ascani, che prima di pensare all'istruzione farà bene a occuparsi della distruzione di tutti i tweet nei quali attacca i cari amici grillini.vigilia di nataleUn neo sottosegretario che ci riserverà grandi soddisfazioni è Alessia Morani, del Pd, finita al ministero dello Sviluppo economico. È la vigilia di Natale del 2018, la Morani non sa come passare il tempo in attesa del cenone e posta su Twitter una foto in cui c'è il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che suona la chitarra per i piccoli pazienti dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. La Morani evidenzia un particolare, che si vede nell'immagine pubblicata sul suo profilo social: sul manico della chitarra c'è un «capotasto», un aggeggio che rende più semplice suonare lo strumento, posizionato al di sotto della mano sinistra con cui il premier sta strimpellando. «È tutto meravigliosamente finto. D'altronde», azzanna la Morani, «Conte finge di fare il presidente del Consiglio e può fingersi anche chitarrista». Parole dure, il premier colto in fallo (di mano). Macché: trattasi di bufala. Il Blog delle Stelle rivela che il capotasto è stato aggiunto con un programma di grafica: «Il Pd è passato dalle fake news alle fake photo», attacca il M5s, che al grido di «vergogna!» lancia l'hashtag #MoraniChiediScusa. La Morani si rende conto della figuraccia e cancella il tweet, ammettendo l'errore. Ora che è sottosegretario di Conte, la Morani appenderà la chitarra al chiodo e passerà alle sviolinate.Un uomo che non smette mai di stupire, per le vette di ipocrisia che è in grado di raggiungere, è il sottosegretario agli Esteri del M5s Manlio Di Stefano, inopinatamente presenza fissa in tv, dove colleziona figuracce internazionali, in ossequio al suo ruolo. Il 1 agosto 2019, Di Stefano partecipa (manco a dirlo) a un confronto tv con Gennaro Migliore, deputato del Pd. Alle accuse di Migliore, che sottolinea le differenze tra M5s e Pd, Di Stefano risponde così: «Oggi Migliore ha ragione. Mentre lui era affaccendato nel cambiare partito», attacca il big pentastellato, «in una legislatura, noi eravamo impegnati a impedire le porcherie che loro facevano proprio sulla giustizia. Quindi, ha ragione: sicuramente siamo diversi». Ora le porcherie le faranno insieme? Non si sa. Quello che si sa, è che Di Stefano, fino alla conversione mistica, non le mandava a dire. Il 2 maggio scorso partecipa a Piazzapulita su La7. A un certo punto, mostra un cartello con il faccione grigio di Nicola Zingaretti, una serie di scritte e proclama: «Qui ci sono le proposte del Pd annunciate da Zingaretti! Aumento degli stipendi dei parlamentari, reintroduzione del finanziamento pubblico, reintroduzione dei vitalizi!». «Non è stato Zingaretti», obietta il conduttore, «in realtà ne ha parlato Luigi Zanda (tesoriere del partito, ndr) e Zingaretti ha dovuto sconfessare». telefonata in direttaDi Stefano non molla la presa, finché il segretario del Pd non interviene telefonicamente in diretta: «Non permetterò mai», tuona Zingaretti, «di utilizzare il falso per ottenere voti e consensi. Noi non proponiamo né di alzare gli stipendi dei parlamentari né di ripristinare i vitalizi». Il giorno dopo il sito del Pd, Democratica.com, titola: «Di Stefano, un bugiardo in tv». Sarebbe il caso di modificare l'articolo, in «Di Stefano, un bugiardo come alleato». Un caso clinico è rappresentato da uno scontro tremendo tra due attuali sottosegretari, Simona Malpezzi (Rapporti con il Parlamento, Pd) e la mitologica Laura Castelli (viceministro M5s all'Economia, tra l'altro querelata per diffamazione da Piero Fassino per un post su una candidata alle amministrative 2016 a Torino). È il 29 novembre 2018, impazza il caso delle tessere «fantasma» per il reddito di cittadinanza. La Malpezzi vuole vederci chiaro: «Sono state stampate le tessere», chiede la neosottosegretaria, «per il reddito di cittadinanza? Siamo di fronte a un danno erariale o all'ennesima bufala? Siamo pronti a denunciare Luigi Di Maio e Laura Castelli». Per passare da una minaccia di denuncia a una allegra convivenza al governo, è un attimo. La Malpezzi ieri probabilmente si sarà commossa quando ha appreso di essere diventata sottosegretario del fantastico inguacchio Pd-M5s. Lacrime di gioia, che hanno sostituito altre lacrime, di dolore e smarrimento, versate a causa di quegli ex cattivoni dei grillini. È il 22 dicembre 2018, la all'epoca semplice senatrice Malpezzi interviene in Aula con la voce rotta dall'emozione. Piange, è sconvolta: «Il questore M5s, Laura Bottici», singhiozza la neosottosegretaria, «mi ha messo le mani addosso!». Scoppia il caos, si sfiora la rissa tra i senatori del Pd e quelli del M5s, la presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati deve interrompere la seduta. La Malpezzi è in lizza per lo scudetto dei voltagabbana: prima di allearsi, responsabilmente e per il bene del Paese, con il M5s, si dilettava anche nella realizzazione di manifestini social. Indimenticabile quello con il faccione di Luigi Di Maio e una riflessione severa: «Pernigotti», scrive la Malpezzi, «oggi la firma per la cessazione dell'attività: cassa per i 100 dipendenti. Vi ricordate Di Maio che diceva che avrebbe salvato la Pernigotti? Non ha fatto nulla!». Non avrà salvato la Pernigotti, ma Di Maio, mettendo in piedi il governo con il Pd e quindi scongiurando le elezioni anticipate, ha salvato sicuramente la Malpezzi. Come trascurare Ivan Scalfarotto? Il neosottosegretario agli Esteri del Pd, lo scorso 8 maggio, nel corso di un appassionato intervento alla Camera, denuncia coraggiosamente il «progetto eversivo del M5s», al quale, garantisce, «ci opporremo in ogni modo». Scalfarotto ci ha ripensato: altro che eversivo, il M5s in fondo è il partner di governo ideale, soprattutto se al governo ci va lui, Ivan il terribile.twitter Su Twitter, poi, ci va giù pesante con Di Maio: «Invece di usare paroloni che gli fanno fare la figura dell'idiota, dovrebbe solo aspettare i dati dell'Istat e verificare se le sue politiche producono più posti del Jobs act. Sempre che alla fine non decida di taroccare i dati dell'Istat, come preferirebbe la Castelli». In sintesi: in qualunque democrazia seria, in qualunque posto del mondo, Pd e M5s non avrebbero mai potuto neanche immaginare di allearsi, con tutte le palate di fango che si sono scambiati fino a qualche giorno fa. Ma in Italia c'è Santa poltrona, con i suoi miracoli, e i suoi miracolati.
Nadia e Aimo Moroni
Prima puntata sulla vita di un gigante della cucina italiana, morto un mese fa a 91 anni. È da mamma Nunzia che apprende l’arte di riconoscere a occhio una gallina di qualità. Poi il lavoro a Milano, all’inizio come ambulante e successivamente come lavapiatti.
È mancato serenamente a 91 anni il mese scorso. Aimo Moroni si era ritirato oramai da un po’ di tempo dalla prima linea dei fornelli del locale da lui fondato nel 1962 con la sua Nadia, ovvero «Il luogo di Aimo e Nadia», ora affidato nelle salde mani della figlia Stefania e dei due bravi eredi Fabio Pisani e Alessandro Negrini, ma l’eredità che ha lasciato e la storia, per certi versi unica, del suo impegno e della passione dedicata a valorizzare la cucina italiana, i suoi prodotti e quel mondo di artigiani che, silenziosi, hanno sempre operato dietro le quinte, merita adeguato onore.
Franz Botrè (nel riquadro) e Francesco Florio
Il direttore di «Arbiter» Franz Botrè: «Il trofeo “Su misura” celebra la maestria artigiana e la bellezza del “fatto bene”. Il tema di quest’anno, Winter elegance, grazie alla partnership di Loro Piana porterà lo stile alle Olimpiadi».
C’è un’Italia che continua a credere nella bellezza del tempo speso bene, nel valore dei gesti sapienti e nella perfezione di un punto cucito a mano. È l’Italia della sartoria, un’eccellenza che Arbiter celebra da sempre come forma d’arte, cultura e stile di vita. In questo spirito nasce il «Su misura - Trofeo Arbiter», il premio ideato da Franz Botrè, direttore della storica rivista, giunto alla quinta edizione, vinta quest’anno da Francesco Florio della Sartoria Florio di Parigi mentre Hanna Bond, dell’atelier Norton & Sons di Londra, si è aggiudicata lo Spillo d’Oro, assegnato dagli studenti del Master in fashion & luxury management dell’università Bocconi. Un appuntamento, quello del trofeo, che riunisce i migliori maestri sarti italiani e internazionali, protagonisti di una competizione che è prima di tutto un omaggio al mestiere, alla passione e alla capacità di trasformare il tessuto in emozione. Il tema scelto per questa edizione, «Winter elegance», richiama l’eleganza invernale e rende tributo ai prossimi Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026, unendo sport, stile e territorio in un’unica narrazione di eccellenza. A firmare la partnership, un nome che è sinonimo di qualità assoluta: Loro Piana, simbolo di lusso discreto e artigianalità senza tempo. Con Franz Botrè abbiamo parlato delle origini del premio, del significato profondo della sartoria su misura e di come, in un mondo dominato dalla velocità, l’abito del sarto resti l’emblema di un’eleganza autentica e duratura.
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A rischiare di cadere nella trappola dei «nuovi» vizi anche i bambini di dieci anni.
Dopo quattro anni dalla precedente edizione, che si era tenuta in forma ridotta a causa della pandemia Covid, si è svolta a Roma la VII Conferenza nazionale sulle dipendenze, che ha visto la numerosa partecipazione dei soggetti, pubblici e privati del terzo settore, che operano nel campo non solo delle tossicodipendenze da stupefacenti, ma anche nel campo di quelle che potremmo definire le «nuove dipendenze»: da condotte e comportamenti, legate all’abuso di internet, con giochi online (gaming), gioco d’azzardo patologico (gambling), che richiedono un’attenzione speciale per i comportamenti a rischio dei giovani e giovanissimi (10/13 anni!). In ordine alla tossicodipendenza, il messaggio unanime degli operatori sul campo è stato molto chiaro e forte: non esistono droghe leggere!
Messi in campo dell’esecutivo 165 milioni nella lotta agli stupefacenti. Meloni: «È una sfida prioritaria e un lavoro di squadra». Tra le misure varate, pure la possibilità di destinare l’8 per mille alle attività di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti.
Il governo raddoppia sforzi e risorse nella lotta contro le dipendenze. «Dal 2024 al 2025 l’investimento economico è raddoppiato, toccando quota 165 milioni di euro» ha spiegato il premier Giorgia Meloni in occasione dell’apertura dei lavori del VII Conferenza nazionale sulle dipendenze organizzata dal Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze. Alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a cui Meloni ha rivolto i suoi sentiti ringraziamenti, il premier ha spiegato che quella contro le dipendenze è una sfida che lo Stato italiano considera prioritaria». Lo dimostra il fatto che «in questi tre anni non ci siamo limitati a stanziare più risorse, ci siamo preoccupati di costruire un nuovo metodo di lavoro fondato sul confronto e sulla condivisione delle responsabilità. Lo abbiamo fatto perché siamo consapevoli che il lavoro riesce solo se è di squadra».





