2022-01-10
Tre anziani su quattro prendono medicine che non servono a nulla
La medicalizzazione di massa fa bene a Big Pharma ma non alla popolazione, soprattutto di età avanzata. In Italia il 75% degli over 65 assume 5 o più medicine senza averne alcun beneficio. E nelle fasce più giovani la mentalità dello sballo ha portato a un abuso di pillole.Il vicepresidente di Federfama Alfredo Procaccini : «Cerchiamo di aiutare i malati a seguire la giusta terapia, ma molti fanno acquisti online dove aumentano le vendite dei siti illeciti».Il geriatra Raffaele Antonelli: «Con l’avanzare dell’età subentra l’abitudine all’assunzione che invece va limitata e controllata. Questo potrebbe far diminuire del 20% il rischio di eventi avversi. Servirebbe un continuo monitoraggio e badanti con qualifiche professionali».Lo speciale contiene tre articoliPrendono farmaci come fossero caramelle, vanno in farmacia con la stessa frequenza con cui fanno colazione al bar. Sono le vittime di un’«epidemia prescrittiva», fenomeno perverso esploso negli ultimi due decenni spinto da una massiccia campagna di marketing dell’industria farmaceutica assecondata da gran parte dei medici che ha portato alla diffusa convinzione che più pillole si ingeriscono meglio si vive. Il fenomeno riguarda soprattutto gli anziani. La presenza di almeno due patologie croniche riguarda il 75% degli over 60 e la quasi totalità degli ultraottantenni. Nella terza età prendere un paio di pillole al giorno è pressoché normale. Ma è il cocktail di farmaci a fare impressione.Secondo i dati Osmed, in Italia il 30% degli over 65 prende 10 o più farmaci (nel 2018 erano il 22% e nel 2016 l’11%) e circa il 50% ne assume tra 5 e 9 oppure prende farmaci per un tempo più lungo del necessario. La Società italiana di geriatria ha messo in evidenza che almeno 2 milioni di anziani sono esposti a eventi avversi per colpa delle interazioni fra farmaci prescritti mentre un altro milione prende farmaci inappropriati o doppioni terapeutici, con un aumento del rischio di ricoveri e di mortalità, errori di assunzione e diminuzione dell’aderenza terapeutica. La politerapia, ovvero l’uso di 5 o più farmaci, che riguarda il 75% degli ultrasessantenni, o le terapie prolungate nel tempo senza indicazione, possono comportare gravi inconvenienti, oltre che spreco di risorse.Ma un farmaco non è per sempre e non sempre lo stesso medicinale è necessario in tutte le fasce d’età. I geriatri hanno rilevato che spesso il paziente agisce in modo abitudinario e continua a prendere per anni lo stesso farmaco, ben oltre quanto sia necessario per una sorta di inerzia. La Società di geriatria poi sottolinea che, in molti casi, ogni specialista aggiunge la propria terapia senza verificare eventuali interazioni con le altre che l’hanno preceduta.Sul British medical journal, come ricorda il libro di Mario Giordano Sciacalli, è apparso un articolo di James Le Fan, un medico di famiglia inglese che ha studiato questo fenomeno, sugli effetti «catastrofici della medicalizzazione di massa». L’esperto sottolinea che negli ultimi venti anni sono aumentate le prescrizioni di farmaci di ogni genere. Quattro volte in più per il diabete, sette volte in più per l’ipertensione arteriosa, e il record di 20 volte in più nella lotta al colesterolo. Il medico conclude che i benefici maggiori di questa pioggia di pillole li hanno avuti le case farmaceutiche più che la popolazione. Lo conferma uno studio americano, riportato dal cardiologo Marco Bobbio. In una struttura per lungodegenti fu adottato un protocollo che ha consentito di sospendere il 58% dei farmaci, portandoli da una media di 7,7 a testa a 4,4 a testa. Il risultato? Solo nel 2% dei casi è stato necessario ripristinare la vecchia dose di farmaci. Inoltre, 19 mesi dopo, l’88% dei ricoverati ha detto di sentirsi meglio. Qualche tentativo per mettere un freno al dilagare di questo fenomeno si sta facendo. La Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg) ha sviluppato le prime linee guida italiane per evitare il sovradosaggio dei farmaci e per la corretta gestione della politerapia. La soluzione - dicono i geriatri - è una sorta di decrescita, ovvero prescrivere meglio per prescrivere meno, sulla base di una revisione annuale delle cure che potrebbe diminuire di almeno il 20% il rischio di eventi avversi ed eliminare almeno un farmaco inappropriato, a volte un doppione terapeutico.Queste linee guida contengono regole che tutti i pazienti dovrebbero seguire per non fare errori e limitare il carico di farmaci. Si va dalla deprescrizione degli inibitori di pompa protonica a quella delle statine nei grandi anziani, dall’utilizzo della vitamina D solo per i pazienti con osteoporosi o rischio fratture all’impiego dell’indice di fragilità per la valutazione di ciascun anziano. L’obiettivo è eliminare i farmaci non appropriati o i doppioni. L’ospedale Mauriziano di Torino nel 2019 ha varato il progetto del «tagliando farmacologico» per eliminare molte medicine inutili.L’abuso di farmaci non riguarda solo gli anziani. L’utilizzo errato di medicine da prescrizione è diffuso anche tra i giovani che se ne servono talvolta per lo sballo, per migliorare le prestazioni fisiche, per restare svegli tutta una notte, per non sentire la fatica. È il cosiddetto «sballo in farmacia», cioè gli oppioidi venduti normalmente ma consumati in grandi quantità per ottenere gli stessi effetti delle sostanze di abuso. Uno sballo agevolato dalla facilità di acquistare i prodotti online. I più diffusi sono gli antidolorifici oppioidi come OxyContin, Lortab, Vicodin, Opana, antidepressivi del sistema nervoso centrale come Xanax e Valium, stimolanti prescritti per il trattamento dei disturbi del sonno e di deficit dell’attenzione. I neuro potenziatori vengono anche spesso utilizzati per affrontare lo stress, l’ansia, i problemi di gestione del tempo.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/epidemia-di-farmaci-2656323204.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="il-pericolo-e-chi-saffida-al-fai-da-te" data-post-id="2656323204" data-published-at="1641717028" data-use-pagination="False"> «Il pericolo è chi s’affida al fai da te» «Maggiore attenzione ai siti online sulla salute che suggeriscono il fai da te e inserimento dei farmaci prescritti nel fascicolo sanitario elettronico, possono essere i due deterrenti all’errato uso dei farmaci oltre che al loro abuso». Alfredo Procaccini è vicepresidente di Federfarma e respinge la tesi che l’aumento dell’assunzione delle medicine sia indotto da una serrata campagna di marketing delle farmacie. «Chi viene in farmacia è perché ha in tasca la terapia prescritta dal medico. L’abuso di medicine dipende dal medico. Ciò che può fare il farmacista è aiutare il paziente a un corretto utilizzo del prodotto e nei tempi giusti. Questo può fare in modo che gli effetti collaterali da errata assunzione del farmaco, capitino con minor frequenza. In un prossimo futuro la farmacia potrebbe consegnare ai pazienti dosi terapeutiche già preparate». In che modo il farmacista può preparare le dosi di una medicina? Non sono già confezionate? «Facciamo il caso che un paziente debba prendere più pillole nel corso della giornata destinate a patologie diverse. Il farmacista potrebbe preparare un blister mettendo insieme le pillole da prendere a un preciso orario. In questo modo aiuterebbe il malato a seguire la terapia in modo corretto senza dimenticanze. Al momento però questo non è possibile perché c’è un vuoto normativo che speriamo di colmare al più presto. Il 40% dei pazienti cronici tende a non assumere i farmaci in modo corretto». In assenza di una normativa specifica cosa può fare la farmacia? «Può svolgere un supporto all’adesione alla terapia. Nel caso di un piccolo centro dove c’è solo una farmacia o nel quartiere di una città in cui il farmacista conosce i pazienti più abitudinari, si può creare un rapporto stretto con i malati e verificare il corretto utilizzo dei farmaci». Ma se manca il rapporto stretto tra paziente e farmacista? «Dovrebbe venire in soccorso il fascicolo sanitario elettronico. In prospettiva su questo strumento sarebbero caricate anche le medicine. Si avrebbe quindi una fotografia della terapia del paziente. In un prossimo futuro il medico potrebbe inserire la ricetta sul fascicolo sanitario e i farmacisti potendo accedere alle prescrizioni pregresse, sarebbero in grado di verificare l’adesione alla terapia. Manca questo passaggio sul quale si sta lavorando». I farmaci da banco però sfuggirebbero al controllo. «Non rientrerebbero nel fascicolo elettronico. Per questa tipologia di farmaci, è il paziente che stabilisce se e quando prenderli. È dovere del farmacista verificare che non interferiscano con altri prodotti. Le confezioni attuali consentono una dose terapeutica non eccessiva. Il pericolo maggiore è la vendita online. I Nas ogni anno chiudono svariati migliaia di siti illeciti ma è un fenomeno che non si riesce ad arginare. Spesso sono siti internazionali difficili da oscurare. Sul web si possono acquistare farmaci senza la prescrizione medica. È molto diffusa anche la figura del malato autodidatta. C’è chi è abituato a prender un certo farmaco e crede di essere in grado di gestire la terapia in modo autonomo. Così accade che un iperteso prima misura la pressione sanguigna e solo se i valori si sono alzati, prende il farmaco mentre sarebbe necessaria un’assunzione continuativa». Avete riscontrato un aumento dell’uso di farmaci durante il lockdown? «Sono aumentate le prescrizioni di psicofarmaci nel periodo di maggiori restrizioni perché sono emerse difficoltà psicologiche. Ora però il fenomeno sta rientrando. Piuttosto c’è la moda degli integratori. Come tutti i prodotti in vendita libera c’è il rischio di assunzioni esagerate perché l’unico controllo rientra nella responsabilità dell’individuo». <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/epidemia-di-farmaci-2656323204.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="con-gli-anziani-prescrivere-meno-e-meglio" data-post-id="2656323204" data-published-at="1641717028" data-use-pagination="False"> «Con gli anziani prescrivere meno è meglio» «C’è problema di organizzazione del servizio sanitario, manca un monitoraggio sull’assunzione corretta dei farmaci. Sicuramente con l’aumentare dell’età cresce il numero dei prodotti terapeutici assunti, con un picco intorno agli 80 anni. Per aiutare l’anziano ad un corretto utilizzo dei farmaci servirebbe un badante di qualità. Purtroppo, in base a una ricerca svolta nel nord Europa, su 25 badanti solo 10 assolvono un ruolo attivo. Chi assiste in casa un anziano dovrebbe avere una qualifica professionale specifica». Lo scenario è delineato da Raffaele Antonelli Incalzi, geriatra di fama e past president della Società italiana di Geriatria. Il fenomeno dell’abuso dei farmaci, dice, «è da ricollegarsi al progressivo invecchiamento della popolazione. Il 75% degli over 60 e la totalità degli ultraottantenni nel nostro Paese, infatti, soffre di almeno due patologie croniche». Quale risposta dare a questo fenomeno in crescita? «La soluzione, in alcuni specifici casi, è la deprescrizione, ossia prescrivere meglio per prescrivere meno. Inoltre, una revisione annuale delle cure per gli anziani potrebbe diminuire almeno del 20% il rischio di eventi avversi collegati all’abuso di farmaci. Il monitoraggio periodico dovrebbe far emergere quelle situazioni di farmaci che si trascinano in difetto di assunzione. Il medico inoltre dovrebbe valutare l’efficacia dell’assunzione di un prodotto». In che modo va valutata l’efficacia di una medicina? Non c’è già l’indicazione? «Tanti farmaci sono in commercio in quanto hanno superato i trial su un campione di popolazione che non è rappresentativa di quella geriatrica che poi assumerà il prodotto. Per questo è necessario un monitoraggio sull’efficacia, per capire se l’impatto sulla popolazione che assumerà quella pillola. Il monitoraggio spetta ai medici prescrittori. C’è un modulo per segnalare all’Aifa eventuali reazioni avverse. Inoltre bisogna porsi obiettivi ragionevoli non pretendere di tagliare traguardi straordinari». Che vuol dire porsi obiettivi ragionevoli in una terapia? «Spesso il meglio è nemico del bene. Per un paziente diabetico con disabilità, ad esempio, l’obiettivo della glicemia dovrebbe essere ragionevole». Quanto è diffuso il «fai da te»? «Purtroppo è un fenomeno in crescita, forse indotto dalla diffusione di siti sulla salute sul web che creano l’illusione di poter fare a meno del medico. La revisione periodica della terapia è un mezzo per evitare questo rischio». Quali sono i pericoli in cui incorre un anziano? «In età avanzata subentra una sorta di pigrizia e l’attitudine abitudinaria riguarda anche il rapporto con i farmaci. Un atteggiamento tipico dell’invecchiamento è il perseverare che si esprime anche nella terapia farmacologica. Esistono criteri per limitare i rischi da prescrizione farmacologia ma non c’è un’adeguata diffusione di questi strumenti nella classe medica. È essenzialmente un problema di organizzazione del servizio sanitario». Quanto ha influito la pandemia nell’abuso dei farmaci? «Le restrizioni hanno reso più difficile per gli anziani le regolari visite ambulatoriali e tanti controlli periodici sono saltati. Si è cercato di supplire con la telemedicina ma questa può sostituire solo in parte il rapporto in presenza tra medico e paziente. Lo strumento digitale crea comunque una barriera. In presenza è più facile che emerga se è stata rispettata la regolare attenzione a una terapia. Per i malati è diventato faticoso fare i controlli».
Il Gran Premio d'Italia di Formula 1 a Monza il 3 settembre 1950 (Getty Images)
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