2025-01-27
        Enrico Costa: «I pm ormai fanno marketing. Chi sbaglia non farà carriera»
    
 
Il forzista: «Cambieremo il metodo di valutazione dei magistrati, non si può promuovere tutti. Ormai non puntano più a vincere il processo, ma a pubblicizzare le loro inchieste».Onorevole Enrico Costa, lei dentro Forza Italia è forse il deputato più focalizzato sulla questione giustizia. Sempre «sul pezzo» per dirla in gergo. Perché le dà così fastidio il fatto che i magistrati assegnino un nome alle loro inchieste?«Si chiama marketing giudiziario. Ed è una modalità di comunicazione al grande pubblico delle inchieste e delle indagini. Accuse e contestazioni veicolate sui media come fossero oro colato, mentre invece sono tesi confutabili che un processo può capovolgere. Ma con il nome dato all’inchiesta, la conferenza stampa, i video delle indagini, le intercettazioni date in pasto ai giornali si trasferisce un messaggio di colpevolezza granitica all’opinione pubblica. Usare tecniche del commercio per pubblicizzare le inchieste è agghiacciante».Perché lo si fa? «Perché si fa la conferenza stampa? Perché si dà un nome all’inchiesta? Perché spesso si montano dei trailer quasi cinematografici, in cui si vedono le perquisizioni o le macchine della polizia che sgommano? Perché così le Procure creano un legame con l’opinione pubblica in una fase in cui la difesa non ha ancora toccato palla. E mettono i giudici con le spalle al muro. Chi avesse lo scrupolo di opporsi sarebbe accusato di ostacolare il naturale corso della giustizia».Classica frase fatta…«Tutti i filtri a garanzia dell’accusato saltano. Si trasforma l’esito dell’inchiesta nella conclusione mediatica del procedimento».L’inchiesta è sentenza; ed il processo è la pena. Sintetizzo brutalmente il Costa-pensiero!«È un completo capovolgimento del procedimento penale. La sentenza mediatica è quella del pm, ed è sempre di condanna. Basta un avviso di garanzia, una misura cautelare, un rinvio a giudizio perché si traggano conseguenze definitive: richieste di dimissioni, licenziamenti, perdita di affidabilità bancaria, reputazione incrinata. Poi arriva il processo e i riflettori si spengono. Qui il giudicante riacquista il suo ruolo e il suo spazio e nel 50% dei casi arriva l’assoluzione. Ma l’assoluzione non restituisce nulla di quanto si è perso, perché la condanna mediatica si è consolidata. Quell’imputato assolto non è la stessa persona che era prima di finire nell’ingranaggio giudiziario».Chi mena per primo mena due volte. Recita il vecchio adagio. E le Procure menano per prime«Durante le fasi iniziali delle inchieste, quando deve valutare se ricorrano i presupposti per una carcerazione preventiva, per una proroga o per un’intercettazione, il giudice fa come l’opossum. Si finge morto, per non finire schiacciato dalla forza mediatica del pm. Lo stesso accade all’udienza preliminare, che dovrebbe essere il filtro delle imputazioni azzardate. Ma se il 50% dei processi si chiude con un’assoluzione questa udienza non filtra niente e tante persone subiscono processi che non dovrebbero celebrarsi. Sto lavorando a una proposta per risarcire chi subisce un “processo temerario”».Darei ovviamente per scontato che la ministra Santanchè - secondo lei - non dovrebbe dimettersi. A meno che non voglia stupirmi e regalarmi un titolo spiazzante.«Le dimissioni per un rinvio a giudizio o un’indagine? Significherebbe mettere in mano alle Procure la composizione del governo».Stefano Zurlo nel suo Libro nero delle ingiuste detenzioni cita una sua statistica. A proposito del numero di persone ingiustamente incarcerate dal 1991 al 2020…«Siamo a più di 30.000 risarcite».Due-tre al giorno in media.«Attenzione non fermiamoci a questi numeri. Perché queste sono state le persone risarcite. A queste dovremmo aggiungere chi non ha presentato richiesta di indennizzo. E mi creda, sono tanti quelli che non vogliono rituffarsi nell’ingranaggio giudiziario anche se non più da imputati ma da richiedenti un risarcimento. E poi ci sono quelli che non ottengono il risarcimento perché c’è una giurisprudenza restrittiva in materia. Ma questo non toglie che queste persone siano state ingiustamente arrestate».Che vuol dire «giurisprudenza restrittiva» scusi?«Talvolta all’accusato viene attribuita la responsabilità di aver indotto il magistrato in errore. O per dolo - e qui saremmo all’autolesionismo - o per colpa grave. Mi spiego. Addirittura, si è negato il risarcimento per essersi avvalsi della facoltà di non rispondere, esercitando un diritto. Questo avrebbe favorito l’errore del magistrato. A chi frequenta pregiudicati niente risarcimento perché, dice la giurisprudenza, induce in errore il magistrato che lo arresta ingiustamente. Ma le sembrano ragionamenti logici? Ecco che arriviamo a 100.000 persone dal 1992. Altro che 30.000!»Nella prospettata riforma dell'ordinamento giudiziario, separare le carriere significa rendere ancor più incattivito e centrale il pubblico ministero. Dicono i detrattori. Non mi sembra un’affermazione priva di senso, confesso.«Chi sostiene questa tesi lo fa richiamandosi alla funzione giurisdizionale del pubblico ministero, che gli attribuirebbe una maggiore sensibilità garantista. Del resto, l’articolo 358 del Codice di Procedura Penale impone al pubblico ministero di ricercare anche elementi a discolpa dell’indagato durante l’inchiesta. Ma questo è vero solo sulla carta e non nei fatti. Il pubblico ministero non cerca elementi di prova a favore dell’indagato, ma vuole vincere il processo. Non tanto quello in tribunale, ma quello mediatico, quello delle indagini veicolate sui giornali. Perché quando arriverà la sentenza definitiva, quel pm sarà stato già trasferito, o promosso o pensionato. Oppure si occuperà di altro. Lui vuole essere vincente nella fase iniziale, in cui la difesa non è presente e il giudice è invisibile. Ecco perché gli serve il marketing giudiziario di cui parlavamo all’inizio. Il processo mediatico che lui vuole vincere è una cosa molto diversa da quello giudiziario dove magari soccomberà. Ma il grande pubblico vede il primo, di processo. Non il secondo». O magari quel magistrato si è messo nel frattempo a fare una brillantissima carriera politica.«Vorrei che tutti quei magistrati che ci fanno la lezioncina sulla già esistente separazione delle carriere riflettessero apertamente su quante loro inchieste si sono rivelate un flop alla prova dei fatti. Una volta arrivate a sentenza. Ma vada invece a vedere lo spazio mediatico dato alle inchieste rispetto a quello dato ai processi che scaturiscono da quelle inchieste e alle notizie delle assoluzioni. Io sto lavorando ad una proposta di legge che in proposito cerchi di trovare dei rimedi a questa asimmetria». A fronte degli errori, le azioni disciplinari nei confronti dei giudici sono praticamente zero. Lei alla Camera ha detto che dal 2018 al 2023 ci sono stati 4.368 casi accertati di ingiusta accusa e/o detenzione con annessi 190 milioni di risarcimenti a carico dello Stato. Azioni disciplinari sui magistrati che hanno sbagliato… nove!«Il sistema della responsabilità disciplinare fa acqua da tutte le parti. Ma lei lo sa che un magistrato è punibile per negligenza nel deposito degli atti solo se i giorni di ritardo superano il triplo del termine di legge? E se dimentica di scarcerare una persona, ma è la prima volta che accade, il Csm lo perdona?».La legge che di fatto autorizza a violare la legge.«La relazione del Procuratore Generale della Cassazione ha riportato che nel 2024 il numero dei casi passibili di contestazione disciplinare per i magistrati sono stati 1.734. Ma di questi solo il 3,2% si trasforma in procedimento disciplinare. Oltre il 95% delle segnalazioni disciplinari sono archiviate e gli atti di archiviazione non sono consultabili. Sono cioè segreti». Con la riforma dell’ordinamento giudiziario avremo due Csm: uno per la magistratura inquirente ed uno per quella giudicante. 2/3 fatti di magistrati estratti a sorte. 1/3 fatto di avvocati di espressione parlamentare. Anche questi estratti a sorte. Il sistema è quello del cosiddetto «sorteggio temperato». Devi cioè avere certi prerequisiti per essere sorteggiabile. Sicuro che questo sistema frenerà la degenerazione correntizia descritta nel libro Il sistema di Palamara e Sallusti? «Il sorteggio è da considerarsi come extrema ratio. Abbiamo più volte provato a modificare le modalità di scelta dei componenti senza incidere sullo strapotere delle correnti. Nulla può impedire purtroppo alle correnti di mettere il cappello sui sorteggiati, ma è più complesso. Ma quello che riteniamo essenziale è modificare il processo di valutazione dei magistrati. Chi sbaglia spesso, ad esempio provocando ingiuste detenzioni, deve avere un asterisco sul suo percorso di carriera. È impensabile che il 99,6% delle valutazioni di professionalità fatte oggi dal Csm abbiano esito positivo e soddisfacente. Non è pensabile che per essere considerato un “non positivo” devi sbagliare oltre due terzi degli atti di competenza. Così non si riconosce il merito. Sono tutti bravi e bravissimi. E chi fa carriera? Il più bravo? No, ma chi sta nella corrente giusta».Se ho ben compreso, i due Csm non avranno il potere disciplinare di sanzionare i magistrati. Questa facoltà viene trasferita ad un’Alta Corte. Giusto?«Esattamente»Ci sono da nominare i quattro giudici della Corte costituzionale. Ma siamo proprio sicuri che il centrodestra sia attrezzato per vincerla, questa partita? E non rimanga invece fregato? Non mi sembrerebbe un compito difficile da portare a casa. Dovendo nominare quattro giudici non è poi così difficile trovare un accordo anche con l’opposizione. La Corte costituzionale interviene su temi cruciali.«Confesso che non me ne occupo. Mi auguro che in quel consesso non si senta la voce solo dei giudici e dei professori. Ma anche degli avvocati. Altrimenti sarebbe uno sbilanciamento grave, perché il diritto di difesa è tutelato dalla Costituzione».
        «It – Welcome to Derry» (Sky)
    
Lo scrittore elogia il prequel dei film It, in arrivo su Sky il 27 ottobre. Ambientata nel 1962, la serie dei fratelli Muschietti esplora le origini del terrore a Derry, tra paranoia, paura collettiva e l’ombra del pagliaccio Bob Gray.
        Keir Starmer ed Emmanuel Macron (Getty Images)
    
Ecco #DimmiLaVerità del 24 ottobre 2025. Ospite Alice Buonguerrieri. L'argomento del giorno è: " I clamorosi contenuti delle ultime audizioni".