2021-07-05
Enrichetto si schianta sulla legge Lgbt e l’alleanza con il M5s
Il nipotissimo ha pasticciato sui candidati alle amministrative. Matteo Renzi sta affossando il ddl Zan. E ora vacilla l'intesa con i grillini.Povero Enrichetto, sette anni di esilio distrutti in meno di tre mesi e mezzo. Immaginiamo che il segretario del Pd abbia covato a lungo l'idea che un giorno si sarebbe preso una rivincita su chi l'aveva sfrattato in malo modo. Sulla sponda della Senna avrà sognato mille volte il momento in cui avrebbe visto passare il cadavere di chi lo aveva bruscamente estromesso da Palazzo Chigi. E da novello Conte di Montecristo, dopo aver a lungo pregustato la vendetta, ecco che ai primi di marzo si è presentata l'occasione a lungo desiderata. Un gran ritorno, con il compito di salvare il Pd e la legislatura. Peccato che l'ansia da prestazione, il desiderio di riconquistare il potere perduto e la voglia di riscossa per farla pagare all'odiato Matteo Renzi, alla fine gli si siano ritorti contro, giocando al povero Letta un brutto scherzo.Sì, abbiamo già scritto che da quando è tornato, l'ex presidente del Consiglio non ne ha azzeccata una, collezionando sconfitte a ripetizione. Lasciando perdere le proposte poco fortunate, tipo ius soli e voto ai sedicenni, il povero segretario si era impegnato senza grande successo nella battaglia a favore delle donne, costringendo alle dimissioni i capigruppo maschi per far posto in Parlamento alle colleghe. Una mossa propagandistica che non solo non ha fatto felici gli onorevoli, ma neppure le onorevoli, perché i posti liberati sono apparsi anche a loro per quel che erano, ossia un contentino, privo di qualsiasi vera efficacia.Ma le peggiori sconfitte Letta le ha collezionate con le candidature per le amministrative, sbagliandole quasi tutte. Da Roma a Bologna, il segretario che avrebbe dovuto mettere d'accordo le anime balcanizzate del Pd è riuscito a scontentarle praticamente tutte. Nella Capitale, Enrichetto ha dovuto convincere Monica Cirinnà a un passo indietro per fare posto a Roberto Gualtieri, con il risultato che nel caso l'ex ministro dell'Economia non riuscisse ad arrivare al ballottaggio, al Pd, come estrema ratio per evitare una vittoria del candidato di centrodestra, non resterebbe che appoggiare Virginia Raggi, ovvero il nulla rivestito di 5 stelle. E la situazione nel capoluogo dell'Emilia Romagna non appare migliore, perché la scelta di un candidato di partito non solo ha scontentato quel pezzo di sinistra che fa capo a Matteo Renzi, ma ha addirittura spinto alcuni dirigenti delle coop a schierarsi a favore di un aspirante sindaco di centrodestra. Se c'era un modo per mettersi tutti contro e rischiare una batosta elettorale, diciamo che il povero Enrichetto lo ha trovato.Tuttavia, l'ex premier si è superato con le proposte per il voto alle regionali. In Calabria, dove si voterà per il governatore, Letta è riuscito a far retrocedere il candidato con più chance di vittoria per fare posto a una figura proveniente dalla società civile che potesse essere appoggiata dai 5 stelle. Per settimane si è assistito a una girandola di nomi, ma poi, quando la scelta sembrava fatta, la candidata è stata costretta a un dietrofront a causa di alcune parentele imbarazzanti. Risultato, Enrichetto è rimasto con il cerino in mano.Ma se in fatto di scelte per le prossime amministrative il segretario del Pd ha dimostrato di non sapere che fare, collezionando un errore dietro l'altro, anche con la legge Zan, ovvero con la proposta di istituire con il codice penale un terzo sesso, non è andata benissimo. Il leader del Partito democratico fin da subito ne ha fatto una questione di principio, sostenendo a spada tratta le richieste degli attivisti del movimento gay e pro gender. Secondo lui, la battaglia contro le discriminazioni delle identità sessuali avrebbe dovuto essere la battaglia di tutta la sinistra. Peccato che non tutti i compagni avessero voglia di seguirlo, ritenendo la questione non proprio fondamentale. Fino all'ultimo Enrichetto ci ha provato, ma ieri perfino Repubblica ha suonato il «de profundis» per la legge, scrivendo a chiare lettere che non ci sarebbero i numeri per farla approvare in Parlamento. A farli mancare sarebbe, neanche a dirlo, il solito Renzi, disposto a riscrivere le norme per togliere l'identità sessuale dal testo già approvato dalla Camera, con il risultato che il provvedimento che doveva imporre una giornata nazionale contro l'omofobia, con tanto di lezione nelle scuole, tornerebbe in alto mare, rischiando appunto di non essere approvato prima della fine della legislatura. Risultato, una débâcle, per di più a opera dell'arci nemico che sette anni fa gli soffiò la poltrona di Palazzo Chigi. Il ritorno in Patria, da grande rivincita che doveva essere, si è dunque trasformato in grande sconfitta. Per di più, siccome le catastrofi non vengono mai da sole, l'alleanza con Giuseppe Conte e il nuovo Movimento 5 stelle vacilla e all'interno del Pd cominciano a chiedersi se non sia preferibile allearsi con la Lega piuttosto che finire con quei matti dei grillini. Non sappiamo quale strada imboccheranno le correnti del maggiore partito della sinistra, sappiamo però che ogni volta che Enrichetto apre bocca, nel partito fanno gli scongiuri. I più superstiziosi addirittura toccano un cornetto, convinti che il segretario, oltre a condurli al disastro, porti anche un po' jella.
Thierry Sabine (primo da sinistra) e la Yamaha Ténéré alla Dakar 1985. La sua moto sarà tra quelle esposte a Eicma 2025 (Getty Images)
La Dakar sbarca a Milano. L’edizione numero 82 dell’esposizione internazionale delle due ruote, in programma dal 6 al 9 novembre a Fiera Milano Rho, ospiterà la mostra «Desert Queens», un percorso espositivo interamente dedicato alle moto e alle persone che hanno scritto la storia della leggendaria competizione rallystica.
La mostra «Desert Queens» sarà un tributo agli oltre quarant’anni di storia della Dakar, che gli organizzatori racconteranno attraverso l’esposizione di più di trenta moto, ma anche con memorabilia, foto e video. Ospitato nell’area esterna MotoLive di Eicma, il progetto non si limiterà all’esposizione dei veicoli più iconici, ma offrirà al pubblico anche esperienze interattive, come l’incontro diretto con i piloti e gli approfondimenti divulgativi su navigazione, sicurezza e l’evoluzione dell’equipaggiamento tecnico.
«Dopo il successo della mostra celebrativa organizzata l’anno scorso per il 110° anniversario del nostro evento espositivo – ha dichiarato Paolo Magri, ad di Eicma – abbiamo deciso di rendere ricorrente la realizzazione di un contenuto tematico attrattivo. E questo fa parte di una prospettiva strategica che configura il pieno passaggio di Eicma da fiera a evento espositivo ricco anche di iniziative speciali e contenuti extra. La scelta è caduta in modo naturale sulla Dakar, una gara unica al mondo che fa battere ancora forte il cuore degli appassionati. Grazie alla preziosa collaborazione con Aso (Amaury Sport Organisation organizzatore della Dakar e partner ufficiale dell’iniziativa, ndr.) la mostra «Desert Queens» assume un valore ancora più importante e sono certo che sarà una proposta molto apprezzata dal nostro pubblico, oltre a costituire un’ulteriore occasione di visibilità e comunicazione per l’industria motociclistica».
«Eicma - spiega David Castera, direttore della Dakar - non è solo una fiera ma anche un palcoscenico leggendario, un moderno campo base dove si riuniscono coloro che vivono il motociclismo come un'avventura. Qui, la storia della Dakar prende davvero vita: dalle prime tracce lasciate sulla sabbia dai pionieri agli incredibili risultati di oggi. È una vetrina di passioni, un luogo dove questa storia risuona, ma anche un punto d'incontro dove è possibile dialogare con una comunità di appassionati che vivono la Dakar come un viaggio epico. È con questo spirito che abbiamo scelto di sostenere il progetto «Desert Queens» e di contribuire pienamente alla narrazione della mostra. Partecipiamo condividendo immagini, ricordi ricchi di emozioni e persino oggetti iconici, tra cui la moto di Thierry Sabine, l'uomo che ha osato lanciare la Parigi-Dakar non solo come una gara, ma come un'avventura umana alla scala del deserto».
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