2024-07-21
Un embrione minaccia l’utopia trans. I progressisti non tollerano la realtà
A sinistra il frame del video mostrato a Bologna. A destra le «performance» pro Lgbt organizzate a Santarcangelo
Il feto in grembo viene percepito come una violenza perché fa crollare la loro visione del mondo. Che invece va decostruito, sostituendo il «mito» dei genitori etero e bianchi con quelli arcobaleno. Così l’intolleranza trionfa.Il grave problema, forse insolubile, dei progressisti italiani (e non solo) sta nel fatto che, semplicemente, trovano la realtà insopportabile. Non riescono ad accettarla e quando contraddice la loro visione posticcia del mondo, la considerano violenta e, di conseguenza, si ritengono vittime di abuso. Per costoro, ad esempio, mostrare una bambina che sboccia e cresce nella pancia della madre è un atto di «intolleranza». È un «attacco alle donne» e al loro corpo. Anche se nel suddetto corpo della larga maggioranza delle suddette donne avviene esattamente quel meraviglioso processo di crescita e fioritura di una vita. Questa è la realtà, e i progressisti la trovano appunto insopportabile: un abuso.Pro vita ho mostrato in una piazza di Bologna un filmato di tre minuti, Baby Olivia, che ricostruisce lo sviluppo del feto nel ventre materno e subito il Partito democratico si è sentito in dovere di intervenire e di esprimere «sdegno per chi usa gli spazi della democrazia per veicolare intolleranza e attaccare la salute e l’autodeterminazione delle donne». Certo: mostrare come nasca la vita è un attacco alle donne, che pure sono le responsabili di quella nascita e di quella vita. È intollerante perché la vista di un bambino è, per i dem, qualcosa di agghiacciante, ripugnante.«Bologna», prosegue la nota del Pd, «grazie ai suoi movimenti femministi, per i diritti civili e laicità dello Stato nei servizi pubblici è da sempre schierata a favore della libertà di scelta delle donne sul proprio corpo, esprimiamo il nostro sostegno alle cittadine e ai cittadini che stanno manifestando il loro dissenso alla campagna di Provita & famiglia». Fenomenale: in nome della democrazia appoggiano chi ha tentato di impedire una proiezione pubblica e pacifica di pochi minuti; in nome dei diritti delle donne pretendono di cancellare la maternità come se fosse una vergogna.Il ventre di una donna incinta li scandalizza, li offende. Questo perché l’ideologia che ormai li pervade completamente non concepisce l’esistenza di una famiglia composta da maschio e femmina. Il solo fatto che essa esista provoca sconvolgimento e rabbia, dunque occorre distruggerla, decostruirla.Un altro piccolo esempio, minuto ma emblematico. A Santarcangelo di Romagna va in scena ogni anno un bel festival artistico, ovviamente e lecitamente sostenuto (a suon di migliaia di euro) dal Comune e dalla Regione. Come in tutti gli eventi di questo tipo - è consuetudine ormai da anni - serve una quota gender e quest’anno è stato inserito in cartellone lo spettacolo di Sandra Calderan e Rébecca Chaillon intitolato La gouineraie. Le due autrici e attrici raccontano la loro odissea di donne lesbiche cresciute in un contesto rurale e ne hanno tutto il sacrosanto diritto. In aggiunta, si propongono (lo spiega la scheda illustrativa della loro opera) di «decostruire giocosamente il mito della famiglia tradizionale, bianca, eterosessuale e cattolica a partire dalle sue immutabili icone - il padre e la madre - costrette dai limiti dettati dai rispettivi ruoli». Ora, lungi da noi scandalizzarci o chiedere censure, non sia mai. E nemmeno ci disturba la spesa pubblica a favore dell’arte (che in questo caso è persino sostenuta dal ministero della Cultura). Ci chiediamo, tuttavia, perché la proiezione di un video su un feto che si sviluppa possa essere attaccata e disturbata, con l’approvazione della stessa Regione rossa che finanzia gli spettacoli in cui si propugna la dissoluzione di padre e madre e la decostruzione della famiglia. Perché mostrare una bambina nella pancia della mamma dovrebbe essere violenza e chiedere che la madre sia dissolta, invece, no? Questo è il dramma profondo dell’ideologia liberal. Trova giusto mutilare minorenni in nome della autoaffermazione di genere, sponsorizza la disgregazione dei sessi. Poi si fa offendere dalla vista di una vita che nasce. Ha paura della realtà, la detesta. Tutto questo ha un nome: alienazione, e purtroppo è una patologia.
Jose Mourinho (Getty Images)