2025-02-27
Elkann usa Ferrari per fare cassa
L’utile Stellantis crolla del 70%. Giù il dividendo. Jaki vende il 4% della Rossa: 3 miliardi di incassi per Exor. Critiche alla svolta green e investimenti negli Usa per evitare i dazi.Stellantis presenta i conti peggiori da quando è nata sei anni fa. L’utile netto è sceso a 5,5 miliardi di euro, in calo del 70%. Calano anche i ricavi, pari a 156,9 miliardi di euro, segnando -17% rispetto al 2023. Le consegne sono diminuite del 12% a 5,4 milioni. Dividendo dimezzato passando da 1,55 a 0,68 euro. «Dati drammatici», commenta il vicepremier Matteo Salvini che, durante l’incontro con la stampa estera, punta il dito contro l’Europa. «Non occorreva uno scienziato per capire che il suicidio imposto da Bruxelles nel nome dell’auto elettrica avrebbe avuto morti e feriti tra gli operai, tra gli ingegneri, non tra i politici».Per gli azionisti di Stellantis il taglio del dividendo non è una bella notizia. A cominciare da Exor, la cassaforte degli eredi Agnelli che incasserà 306 milioni. Rispetto all’anno precedente la riduzione è pari a 700 milioni. Tuttavia John Elkann non ha voluto deludere la sua numerosa famiglia e così ha annunciato la vendita di 7 milioni di azioni Ferrari pari al 4% del capitale. Société générale è joint book runner dell’operazione. La quota scenderà al 20,8% del capitale e il 30% dei diritti di voto. L’incasso previsto è di 3 miliardi, di cui 1 miliardo sarà utilizzato per un programma di riacquisto di azioni proprie. Più nebulosa la destinazione degli altri 2 miliardi. Il comunicato parla genericamente di nuove acquisizioni, soprattutto per la diversificazione del portafoglio. Tuttavia non è da escludere che una parte delle disponibilità verrà utilizzata per irrobustire il dividendo di Exor (e quindi gli incassi per gli eredi Agnelli) e un altro per fronteggiare i problemi di Philips. La multinazionale olandese, di cui la cassaforte di Elkann è primo azionista con il 17,2% e l’autorizzazione a salire fino al 20%, ha chiuso il 2024 con una perdita di 700 milioni. A pesare, oltre alle minori vendite in Cina, sono stati i risarcimenti per i respiratori difettosi che secondo le autorità di controllo Usa hanno provocato 560 decessi. Philips ha chiuso un accordo da 1,1 miliardi negli Usa ma restano aperte le cause in altri Paesi compresa l’Italia. Ma ci sono altre contraddizioni cui Elkann dovrà rimediare. Ora infatti, davanti al pericolo dei dazi, si scopre trumpiano. «Abbiamo annunciato grandi investimenti negli Stati Uniti» L’appoggio al nuovo inquilino della Casa Bianca copre qualche contraddizione. Stellantis, sotto la guida di John Elkann, ha intrapreso un percorso verso la produzione di veicoli elettrici e investimenti in piattaforme multi energia, come evidenziato dall’annuncio del lancio di dieci nuovi prodotti e dall’impegno nelle joint venture per la produzione di batterie per veicoli elettrici. Ora il repentino cambio di rotta con il sostegno a Donald Trump, che ha una visione decisamente più «tradizionale» dell’industria automobilistica. Questa posizione sembra entrare in contrasto con le dichiarazioni relative all’impegno di Stellantis verso la «mobilità verde». Una critica piuttosto aspra alle normative europee in materia di emissioni, che considera «dure e contradditorie». Una protesta nei confronti della Commissione europea, finora abbastanza contenuta. Le leggi sulle emissioni, che impongono all’industria automobilistica di ridurre drasticamente le proprie impronte ecologiche, sono viste da Elkann come ostacoli alla competitività e alla sopravvivenza dell’industria tradizionale. Tuttavia, questo tipo di critica doveva essere esplicitata prima. Invece è stata lasciata briglia lunga all’ex amministratore delegato del gruppo, Carlos Tavares, che aveva fatto dell’auto a batteria il suo vessillo (tanto pagavano i governi). La retromarcia appare più come un tentativo di rassicurare gli investitori e il pubblico piuttosto che un piano concreto per affrontare le sfide poste dalla transizione energetica.
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