2024-03-14
Elkann sconfitto ancora in tribunale: «Ha istigato l’evasione della nonna»
Margherita Agnelli (Ansa)
Con questa motivazione il giudice del Riesame convalida i sequestri per l’ipotesi di frode fiscale mentre li nega per la Dicembre, società a capo dell’impero degli Agnelli. Resta l’accusa di truffa su questo filone.I dati sulla presenza in Italia e all’estero di Marella Agnelli trovati dagli inquirenti durante le perquisizioni del febbraio scorso sono pressoché identici a quelli ricostruiti da Margherita nel suo esposto alla procura di Torino. Si tratta di un primo importante riscontro investigativo, emerso dall’analisi del materiale sequestrato dagli inquirenti nell’ambito dell’indagine sull’eredità Agnelli. Emerso nel giorno in cui sono state depositate le motivazioni del Riesame sul primo decreto di sequestro dello scorso 7 febbraio. Che, se da un lato ha giudicato non sufficientemente motivati sulla base del reato contestato i sequestri dei documenti relativi all’assetto della Dicembre, dall’altro consolida le ipotesi investigative dei pm sulla residenza fittizia di Marella in Svizzera.Con il sequestro, secondo il Riesame, «si vuole vagliare l’ipotesi che Marella Caracciolo sia sta istigata in vita dai coindagati (John Elkann, il commercialista Gianluca Ferrero e il notaio svizzero Urs von Gruenigen, ndr) a esterovestire la propria dimora abituale, simulando di trascorrere più tempo in Svizzera che in Italia (on in Marocco dove era solita svernare) confezionando atti orientati a suffragare tale falsa apparenza». Quindi, è scritto ancora nelle motivazioni, «si è di conseguenza ipotizzato che l’aspirante erede (John) Elkann fosse l’istigatore dei delitti in esame o comunque colui il cui prodest commetterli grazie al concorso tecnico del Ferrero».Nell’esposto di Margherita, ampiamente citato nelle motivazioni, si porta come prova della residenza fittizia una lunga serie di elementi. Dalla partecipazione di Marella a una serie di eventi culturali. Fino al fatto che a Lauenen, dove Marella aveva fissato la sua residenza, «non era conosciuta da negozianti e vicini di casa, essendo peraltro l’immobile non adatto strutturalmente e logisticamente per lunghe permanenze soprattutto di soggetti anziani in periodo non estivo, avendo peraltro scale e rampe in salita che avrebbero reso arduo viverci per una persona anziana e affetta da anni dal morbo di Parkinson». E ancora i ricoveri in ospedale, il personale di servizio che lavorava soprattutto in Italia e solo per brevi periodi in Svizzera, le dichiarazioni dei vicini di casa a Torino. L’effetto, secondo il primo decreto di perquisizione - che contestava solo il reato di frode fiscale - è quello di aver permesso di non dichiarare in Italia, come avrebbe dovuto, la rendita pagata da Margherita a Marella secondo gli accordi del 2004, oltre 8,5 milioni di euro all’anno da cui l’accusa iniziale di aver evaso l’Irpef per 3,5 milioni di euro tra 2018 e 2019, anno della morte di Margherita. A ulteriore dimostrazione della residenza fittizia, anche la circostanza che le dichiarazioni dei redditi di Marella sono state redatte da Ferrero e trasmesse a von Gruenigen, che ha provveduto al loro deposito in Svizzera. Non sufficientemente motivate, secondo il Riesame le ragioni che hanno portato gli inquirenti a mettere sotto sequestro una serie si atti e documenti relativi al riassetto della Dicembre, la società «cassaforte» della famiglia Agnelli che a cascata controlla la holding Exor, e sul patrimonio estero dell’avvocato Gianni Agnelli. Su questo punto però il Riesame sottolinea come diverso sarebbe se i pm avessero contestato a Elkann «il reimpiego altrove del risparmio illecito dell’Irpef» sulle dichiarazioni della nonna. In altre parole, se avessero contestato il reato di autoriciclaggio, cosa che a oggi non risulta. Né risulta, annota ancora il Riesame, indagato per l’evasione fiscale sui suoi redditi, ma solo per il concorso nell’evasione dei redditi di Marella. Le motivazioni del Riesame appena depositate appaiono però superate dal secondo decreto di sequestro della procura, che ha contestato un nuovo reato – la truffa ai danni dello Stato – per la mancata tassa di successione sull’eredità di Marella e aggiunto agli indagati anche i co-eredi Lapo e Ginevra Elkann. La sostanziale identità tra i dati sulla presenza in Italia di Marella trovati nel corso della perquisizione e quelli presentati nell’esposto in procura di Margherita è un ulteriore tassello in mano agli inquirenti, che rafforza ancora di più le ipotesi della procura. E rafforza dall’altro lato anche la solidità e l’accuratezza del corposo esposto dal quale è partita l’indagine. Il documento trovato dagli inquirenti e del quale abbiamo già parlato su queste pagine è stato redatto infatti dall’assistente personale di Marella, Paola Montaldo. Riassume i giorni di Marella in Italia e all’estero, anno per anno, dal 2004 fino alla sua morte. Sarebbe stato preparato per una delle tante cause civili che da ormai venti anni contrappongono Margherita ai figli di primo letto sull’eredità di Gianni e Marella. E proverebbe che almeno dal 2011 i giorni trascorsi da Marella in Italia sono ben più dei 182 che la legge fissa come limite per pagare le tasse all’estero.