2023-07-25
Elkann inciampa nella realtà e gli fa ribrezzo
Alain Elkann (Imagoeconomica)
Il padre dell’editore di «Repubblica» si indigna sul giornale di famiglia con un racconto surreale di un viaggio in treno. Nel quale scopre il Sud e i giovani d’oggi «senza orologio», che parlano di ragazze. Troppo per il re degli snob, che insulta: «Lanzichenecchi».Per prima cosa questo fatto incredibile: per andare da Roma a Foggia bisogna passare per Caserta e Benevento. Ma vi pare? Possibile che nessuno abbia avvertito Alain Elkann, padre di Jaki, e dunque padre dell’editore di Repubblica e Stampa? Già per lui deve essere un trauma andare a Foggia, che inevitabilmente non è Saint Tropez. Ma poi: perché fare questo giro? Caserta? Benevento? Magari anche Grottaminarda? Non lo sanno che il treno che trasporta un Elkann, come minimo, per andare da Roma a Foggia deve passare per Sainkt Moritz? O in alternativa per Montecarlo? Non lo sanno che la Campania può essere pericolosa? E se il nobile Alain rimanesse contagiato dal morbo della beneventite o della casertite per cui gli animi delicati come il suo non hanno anticorpi? Non lo sanno quei buzzurri che in casa Agnelli quelle zone d’Italia s’insegna a non frequentarle? Che sulle loro cartine sono indicate con un’unica grande macchia scura e la scritta «hic sunt peones»? Per di più, come se non bastasse, questi sciagurati che organizzano i viaggi di Alain Elkann, scrittore di corte e di cortigiani, figlio di banchieri e padre di editori, sempre a suo agio nei salotti chic e nelle terrazze alla moda, oltre a fargli sfiorare Benevento e Caserta a sua insaputa, anziché prenotargli una limousine con chaffeur o, meglio ancora, un elicottero personale, l’hanno messo su un treno. Un treno capite? Certo prima classe, ci mancherebbe. Ma non un treno tutto per lui, come pure richiederebbero blasone e lignaggio. Macché: un treno con altre persone. E alcuni di queste persone, figuratevi un po’, persino ragazzi di 16-17 anni (dico io: come si permettono di avere ancora 16 e 17 anni mentre il papà dell’editore ne ha 73?), che indossano una «t-shirt bianca con una scritta colorata» (una scritta colorata, capite? Non vi sembra incredibile?), «capelli biondi tagliati corti», «uno zainetto verde» e «l’iPhone con cuffia per ascoltare musica». E a dirla tutta, non vorrei dare una delusione ad Alain, ma penso che la musica che ascoltavano non era nemmeno la suite in fa maggiore di Georg Friedrich Händel...Tutto ciò, chiaramente, appare difficilmente sopportabile: come si può tollerare di stare nei pressi di qualcuno che ha i capelli corti, lo zainetto verde e persino un iPhone per sentire musica? Questo atteggiamento si configura come una rivolta, una lotta di classe, insomma, seppur sempre in prima classe. Si aggiunga un ultimo dettaglio, che ha reso davvero drammatico il viaggio tra Roma e Foggia del principe agnellino, un particolare devastante che non poteva sfuggire alla sua sensibilità: tra quei ragazzi del treno, infatti, «nessuno portava l’orologio». Nessuno. Nemmeno un Patek Philippe da 80.000 euro, nemmeno un Rolex in oro massiccio. Niente di niente. Come poteva Elkann rimanere inerte di fronte a tanta ribalda cafonaggine? Per questo, appena arrivato (incredibilmente sano e salvo) a destinazione, scampato il pericolo insito nel passaggio per Caserta e Benevento, nonché nella compagnia di questi ragazzi (alcuni pensate avevano pure «il classico cappello di tela con visiera»), il papà dell’editore ha pensato bene di scrivere sul giornale del figlio, nelle pagine della cultura, un bell’articolo di denuncia contro questi mentecatti con i berretti da baseball e gli zainetti verdi e le «scarpe da ginnastica di marca Nike», definendoli come meritano: «lanzichenecchi». «Non pensavo si potesse ancora adoperare la parola, ma mi sbagliavo», ha scritto vibrante di indignazione. Del resto se non si chiamano «lanzichenecchi» quelli che hanno le t-shirt bianche con le scritte colorate (colorate capite?), chi è che si può chiamare così? Pensate che bevevano pure Coca cola e tè freddo, anziché champagne Cristal o whiskey invecchiato 30 anni. E poi, che diamine, buttavano tutto regolarmente nei cestini che incredibilmente si sono riempiti di rifiuti. Che orrore. Voi capite che il mondo non ha proprio più speranza? Lanzichenecchi. Dal sacco di Roma al sacco della carta straccia riempito di lattine, è un attimo. Di fronte a questa situazione si può non capire il disagio del papà dell’editore. Vestito di lino blu (noblesse oblige), con una cartella di cuoio marrone (fa chic) da dove ha estratto ovviamente solo giornali internazionali, dal Financial Times al New York Times, oltre che un libro da portare sotto l’ombrellone, cioè À la recherche du temps perdu di Marcel Proust, si è trovato in difficoltà perché non c’era nessuno che commentava il capitolo della Recerche che stava leggendo lui, quello di Sodoma e Gomorra (magari correggendo i suoi errori nelle citazioni che a detta degli esperti sono evidenti). Tutti ostinavano invece a parlare di come andare a «beccare» le ragazze sulla spiaggia. Signora mia, dove andremo a finire con questa gioventù che, oltre a vivere a Caserta e perfino a Benevento a insaputa di Elkann, oltre a indossare t-shirt bianche anziché vestiti di lino blu, pensa perfino ad andare a cuccare al mare anziché arrovellarsi su Proust, dopo aver commentato l’elzeviro del Financial Times? Il povero Elkann, ovviamente, si è sentito un marziano. Così ci ha tenuto a far sapere per iscritto che, finito il viaggio, si è alzato e non ha salutato nessuno di quei «lanzichenecchi» perché «gli avevano dato fastidio». Bisogna capirlo. Già il trauma di scoprire che esiste la Campania non è stato facile da superare, Poi pure il trauma di scoprire che i giovani non portano il Patek Philippe e bevono Coca Cola anziché champagne: insomma, che cosa si pretende da quest’uomo? Perciò riteniamo che siano stati perfidi i giornalisti della Repubblica che attraverso il loro Cdr hanno espresso «grande perplessità» per l’articolo del papà del loro editore, ricordando «la missione storica che si è data Repubblica di un giornale vicino ai diritti dei più deboli». Sono stati ingiusti nel «dissociarsi dai contenuti classisti», ricordando «le reazioni raccolte dalle colleghe e dai colleghi» e la «valanga di commenti critici sui social». Hanno sbagliato perché il papà dell’editore in fondo in questo articolo ha finalmente confessato che cosa sono lui e la sua famiglia per questo Paese. Dei marziani. Benissimo. Ora non resta che spedirli su Marte. E senza nemmeno bisogno di passare da Benevento.